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La Stampa Rassegna Stampa
10.11.2015 Chi vuole il Califfato in Egitto
Analisi di Maurizio Molinari; titolo terrorista del Manifesto

Testata: La Stampa
Data: 10 novembre 2015
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Così i 'migliori allievi' dell'Isis puntano a distruggere l'Egitto»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/11/2015, a pag. 1-15, con il titolo "Così i 'migliori allievi' dell'Isis puntano a distruggere l'Egitto", l'analisi di Maurizio Molinari.

IL MANIFESTO, a pag. 8, pubblica un articolo con il titolo "Attentati e cospirazioni, smacco al golpista Sisi", schierandosi così con i terroristi dello Stato islamico che minano con attentati - l'ultimo è quello all'aereo russo abbattuto sul Sinai - la stabilità dell'Egitto. A tanto giungono gli sparuti reduci di Stalin del quotidiano comunista, evidentemente non basta loro più sostenere i terroristi palestinesi che uccidono civili israeliani.
Il presidente egiziano può non piacere per molti motivi, ma attaccarlo adesso è da vigliacchi, come sono i nostalgici dei Fratelli Musulmani.

Altro, come sempre, l'articolo di Maurizio Molinari, il più completo tra quelli oggi pubblicati sulla stampa italiana.

Ecco l'articolo:

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Maurizio Molinari

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Abdel Fattah al Sisi

Con l’attentato contro l’Airbus russo «Wilayat Sinai» rilancia la strategia di puntare sulla guerra al turismo per rovesciare il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi: è la valutazione che sta maturando nei servizi di intelligence occidentali sulla base degli elementi finora raccolti nelle indagini sul disastro aereo. «Wilayat Sinai» (la Provincia del Sinai) è il nome che le cellule jihadiste di Ansar Bayt al Maqqdis si sono date quando il leader Abu Osama al-Masri decise, nel settembre 2014, l’adesione formale allo Stato Islamico (Isis). Se in precedenza avevano aggredito un bus di turisti nel Sinai e ucciso l’americano William Henderson, dipendente petrolifero, a Karama da quel momento le attività si intensificano, con l’assalto al Tempio di Karnak a Luxor, la sparatoria davanti all’entrata per le Piramidi di Giza, l’autobomba al Consolato d’Italia, l’attacco all’ambasciata del Niger, il rapimento e la decapitazione del tecnico croato Tomislav Salopek.

È un crescendo di attività terroristiche che ha un parallelo con quanto le cellule di Isis provenienti dalla Libia tentano di realizzare con gli attacchi al Museo Bardo di Tunisi ed ai villeggianti sulla spiaggia di Sousse in Tunisia: colpire il turismo e più in generale gli stranieri per destabilizzare governi considerati nemici.

Il premio da Raqqa
È in tale cornice che matura il piano per abbattere l’aereo russo, come dimostrano le intercettazioni satellitari delle comunicazione fra Abu Osama al-Masri e Raqqa, la capitale del Califfato che emerge come una sorta di «war room» jihadista. Ascoltando tali scambi di messaggi, continuati dopo l’esplosione dell’Airbus, si evince che «Wilayat Sinai» si aspetta nei prossimi mesi si ricevere da Raqqa una sorta di premio per l’Airbus abbattuto, ovvero più armamenti, Foreign fighters per rafforzare i propri ranghi e soprattutto denaro liquido in abbondanza. Quest’ultima è infatti la risorsa di cui al-Masri ha più bisogno per alimentare la corruzione con cui consolida i legami con elementi delle tribù beduine - a cui probabilmente appartiene l’infiltrato che ha messo la bomba sull’Airbus - in maniera analoga a quanto Isis fa nell’Anbar con i clan sunniti iracheni. E ancora: le cellule salafite che operano nella Striscia di Gaza e affermano di appartenere a Isis, tentano di spingere Hamas a impegnarsi di più nel Sinai a sostegno della guerriglia contro Al-Sisi che, nell’attacco a Sheikh Zuwaid di luglio, ha dimostrato un alto grado di efficienza operativa.

Il blitz al Cairo
Il blitz con cui ieri le forze di sicurezza egiziane hanno eliminato in un quartiere a Nord del Cairo uno dei «Most Wanted» di «Wilayat Sinai», Ashraf Gharabli, dimostra la volontà di Al-Sisi di stroncare il network jihadista che bersaglia turismo e stranieri. Gharabli è considerato il regista e l’autore degli attacchi a Karnak come alle sedi diplomatiche italiane e nigerina. Dopo Al-Masri era il leader più importante.

La sfida a Putin
Ma non è tutto perché la scelta di far esplodere un aereo di linea russo contiene anche la sfida a Vladimir Putin protagonista dell’intervento in Siria. Chi ha avuto modo di leggere i testi delle comunicazioni fra Raqqa e il Sinai ritiene che Isis punti sulla sfida alla Russia per consolidarsi nel ruolo di leader indiscusso dei gruppi jihadisti a danno anzitutto di Al Qaeda che esprime in Siria Jabat al-Nusra. Lo dimostra quanto sta avvenendo sul terreno proprio in Siria: a dispetto dei raid russi, Isis è riuscito a impossessarsi di linee di comunicazione Aleppo-Hama e Homs-Hama in aree dove prima non era neanche presente. Al-Baghdadi spinge i miliziani a esaltare il duello con Mosca sfruttando i consistenti rifornimenti di armi e miliziani che continua a ricevere dalle regioni nel Sud della Turchia, dove dispone di un network di trafficanti così esteso e proficuo da evocare quello gestito dai Narcos messicani ai confini con gli Stati Uniti.

È questo scenario di crescente aggressività militare di Isis in Medio Oriente che porta gli 007 occidentali a temere nuovi attentati aerei, un rafforzamento operativo di «Wilayat Sinai» fino al punto da tentare un blitz contro Israele, e infiltrazioni significative in Giordania e Libano per estendere la mappa dei campi di battaglia. Puntando a moltiplicare le «Province» del Califfato perché testimoniano la vitalità dell’ideologia jihadista, aiutando a reclutare e raccogliere risorse in più Continenti.

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