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La Stampa Rassegna Stampa
09.11.2015 Un egiziano dietro la strage nel Sinai
Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 09 novembre 2015
Pagina: 8
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Un egiziano dietro la strage nel Sinai»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/11/2015, a pag. 8, con il titolo "Un egiziano dietro la strage nel Sinai", il commento di Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

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I rottami dell'Airbus esploso sul Sinai

Le indagini sull’esplosione dell’Airbus russo decollato da Sharm puntano su Abu Osama al-Masri, leader delle cellule di Isis nel Sinai, mentre Mosca rimpatria 11 mila connazionali in 24 ore e il Cairo tenta in ogni modo di evitare il collasso del turismo.

La voce del leader
È il «Sunday Times» a far sapere che i servizi britannici sospettano Abu Osama al-Masri come regista dell’attentato in cui sono morti 224 cittadini russi. Fonti Usa dicono a «I24News» che è stata Israele ad intercettare le comunicazioni «fra il Sinai e Raqqa» dopo l’attentato, facendole avere a Washington. Avrebbero portato ad identificare la voce del leader di «Welayat Sinai», le cellule dello Stato Islamico nel Sinai, e anche l’analisi della rivendicazione audio dell’attacco ha dato lo stesso esito.

Pista tribale
Al-Masri è un imam egiziano, laureato in studi islamici all’ateneo di Al-Azhar, senza particolari credenziali nel clero sunnita ma riuscito a imporsi nel 2013 come spietato leader di «Bayt al-Maqqdis» - i gruppi islamici nel Sinai - attraverso l’eliminazione dei concorrenti, terminata con un viaggio in Siria dove incontrò Abu Bakr al-Baghdadi, Califfo di Isis, maturando la decisione di aderire allo Stato Islamico nel settembre 2014. Da quel momento «Welayat Sinai» ha messo a segno più colpi militari - dalla guerriglia nel Nord all’attacco contro una nave militare fino all’attentato all’Airbus - con una crescente efficienza che cela, secondo fonti europee al Cairo, «legami con elementi tribali beduini». È questa la pista che porta a sospettare che sia stato un dipendente dello scalo di Sharm, forse un agente corrotto, a posizionare la bomba nella stiva poco prima del decollo.

Minacce alla Russia
Proprio il «Welayat Sinai» posta una nuova rivendicazione online con il video «Soddisfazione delle anime per l’uccisione dei russi» nel quale celebra l’attentato parlando di «vendetta contro la Russia che uccide donne e bambini in Siria», minacciando di «far cadere altri aerei». In questa maniera Isis presenta la bomba sull’Airbus come l’inizio di un’offensiva dei cieli anti-russa.

Ponte aereo
Mosca accelera la partenza dei connazionali dall’Egitto. Nelle ultime 24 ore sono partiti in 11 mila ed altri 69 mila sono in attesa dei voli. Anche gli inglesi tornano, spesso senza valigie perché il sistema di spedizione bagagli è considerato «a rischio».

Ammissione egiziana
A otto giorni dall’esplosione dell’Airbus arriva, da fonti investigative alla «Reuters», la prima ammissione egiziana: «Al 90 per cento è stato un attentato». Ma il governo di Al Sisi continua a fare di tutto per evitare il collasso del turismo a Sharm: il capo della commissione d’inchiesta Ayman al-Muqaddam assicura che «non c’è certezza sulle cause», il ministro degli Esteri Shoukry accusa i «Paesi stranieri» di «scarsa cooperazione anti-terrorismo» e il ministero del Turismo assicura che «Sharm non è morta» e «il 75% dei turisti è ancora negli hotel». Al Sisi ha reclutato i più popolari cantanti nazionali per spettacoli per turisti. Ma ciò che gli serve per salvare Sharm è la cattura dei responsabili.

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