IC7 - Il commento di Andrea Jarach
Dall'1 al 7 novembre 2015
Trauma ed evoluzione
Tahel con la madre
Di tutte le notizie che si accavallano incessanti in questi giorni, e sono ormai la cronaca di un Jihad in piena regola, mi ha davvero colpito quanto accaduto a un ebreo sudafricano in volo sui cieli del continente. Improvvisamente alle sue spalle il passeggero che aveva visto caratteri ebraici sul computer nella fila davanti alla sua ha afferrato alla gola l'ebreo urlando "Allah è grande morte agli ebrei". Non conosco le condizioni di salute del malcapitato passeggero ebreo. Ma non posso fare a meno di notare che questo evento ha colpito poco i media (come sempre interessati alla conta dei terroristi palestinesi feriti in azione dagli israeliani). Invece, come dicevo, ha colpito me e penso tutti coloro che per tradizioni, nome o segni esteriori siano qualificabili come ebrei. Ci ricorda che il Jihad è in atto contro i "crociati e gli ebrei". Ci fa pensare che sarebbe meglio evitare di portare in Europa la battaglia strada per strada e di impegnarsi seriamente per rimettere il Medio Oriente e il Nord Africa su una strada di convivenza accettabile. Come ebbi modo di dire alla manifestazione di solidarietà con Israele tenuta a Milano in via Guastalla poco tempo fa, "prima o poi gli ebrei saranno tutti". Il ruolo dei media è fondamentale. Continuare a criminalizzare Israele, che è l'avanguardia nella lotta contro il fanatismo islamico, rende tutti più deboli. Israele siamo noi.
Nella settimana si è anche svolta la missione di solidarietà con Israele del Keren Hayesod Italia che ho avuto l'onore di organizzare e condurre. Circa 40 partecipanti, alcuni non ebrei e per la prima volta in Israele, abbiamo potuto incontrare la gente di Israele. E le vittime del terrorismo. Ci ha colpito in particolare la mamma di Tahel. Già aggredita una decina di anni fa da terroristi con il pugnale in casa sua con due neonati in braccio, 10 giorni fa ha visto la sua auto (dove viaggiava col marito e tre figli) invasa dal fuoco di due molotov lanciate al solito grido "Allah huAkbar". Ha tirato fuori a forza la sua bambina Tahel in fiamme, ma la ha salvata. Oggi all'Hadassah ci riceve con una calma che è tipica di chi è forte dentro. È una delle immagini indelebili che ci porteremo dietro da Israele. Ma è anche fonte di una riflessione per me. Durante tutta la nostra missione il motivo conduttore è stato la parola trauma, dalla Shoah a questo atto terroristico contro dei bambini in auto. Ma la seconda parola chiave è stata evoluzione. Personale, sociale, economica. La forza di Israele sembra essere la capacità di evolvere continuamente e migliorare oltre che curare le ferite del trauma. Ecco perché abbiamo sempre speranza. Anche questa volta le cose miglioreranno e miglioreranno perché Israele saprà evolvere per rispondere ancora una volta alle sfide esistenziali che sta affrontando fin dalla sua nascita.
Andrea Jarach - Presidente Gruppo editoriale Proedi
Presidente Keren Hayesod Italia