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La Stampa Rassegna Stampa
08.11.2015 Charlie Hebdo & HyperCasher: ecco come è andata davvero
Analisi di Paolo Levi

Testata: La Stampa
Data: 08 novembre 2015
Pagina: 11
Autore: Paolo Levi
Titolo: «Gli attentatori di Charlie Hebdo guidati da un 'burattinaio'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/11/2015, a pag.11, con il titolo " Gli attentatori di Charlie Hebdo guidati da un 'burattinaio' ", l'articolo di Paolo Levi, che racconta nei particolari come è stata programmata la strage di Charlie Hebdo e dell'HyperCasher.

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più che 'pardonné', 'oubliè'

Non erano ' lupi solitari', una definizione romantica che ne sbianchettava la criminalità, ma agli ordini del Califfato. Chissà se la nostra informazione, sempre così attenta a non cadere nel 'delitto di islamofobia' ne terrà conto. Ne dubitiamo.

Ecco l'articolo:

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Paolo Levi

Telecomandati dall’estero come automi: a dieci mesi dagli attentati jihadisti di Parigi emergono nuovi inquietanti dettagli su quelle giornate di sangue che costarono la vita a 17 persone. Altro che lupi solitari, una serie di mail inviate da un mandante basato all’estero lasciano ipotizzare che l’attacco dei fratelli Kouachi contro Charlie Hebdo, il 7 gennaio, e quello di Amédy Coulibaly all’Hypercacher, il 9, fossero coordinati da un misterioso burattinaio, del terrore. Redatte nel linguaggio telegrafico degli sms - il francese sintetico di chi deve agire in fretta - le istruzioni del mandante suonano come ordini di guerra.
Visione generale
Soprattutto illustrano una chiara visione d’insieme degli attentati come se ad orchestrarli fosse stato una sola mente. «Ok, fai quello k devi fare oggi ma tranquillo, torna a dormire, poi ti nascondi, verifichi indirizzo 1 tutti i giorni: presto indicazioni per recuperare amici per aiutare te. Sbarazzati della carta sim, poi passa a indirizzo 1, con indirizzo 2 finito»: il messaggio in codice è stato inviato a Coulibaly alle 14 del 7 gennaio. Due ore prima al cosiddetto «indirizzo 2» - la sede di Charlie Hebdo - i Kouachi portavano a termine la loro impresa di morte, con undici persone crivellate dalla pioggia di fuoco dei kalashnikov, tra cui otto giornalisti del settimanale e Ahmed Mehrabet, l’agente in bici freddato in un viale poco distante. Altro messaggio alle 12:48, questa volta l’ignoto coordinatore - che al momento è impossibile localizzare esattamente - consulta un messaggio inviatogli da Coulibaly due giorni prima della spedizione al supermarket ebraico.
L’inventario dell’arsenale
In allegato una serie di file nominati «Inventaires» con l’elenco del suo arsenale: «Ho un Ak74 con 275 cartucce. Sei tokarev con 69 cartucce. Tre gilet antiproiettile militari e tre gilet tattici, due spray lacrimogeni e a gas, due grossi kacoltelli e una pistola Taser». Gli scambi non solo dimostrano che il jihadista francese di origini maliane fosse manovrato come un burattino ma lasciano anche supporre lo scenario più temuto dagli 007 transalpini. Quello di attacchi jihadisti simultanei, ancora più devastanti, con un esercito di «pedine» scagliate al tempo stesso contro molteplici obiettivi.
Azione coordinata
L’ipotesi di un’azione coordinata in diversi luoghi sensibili, probabilmente fallita all’ultimo minuto, emerge tra le righe di un’altra mail inviata l’8 gennaio, alle 17:21: «1) Non è possibile amici lavorare da soli 2) Se possibile trovare e lavorare bene con zigotos 3) Se possibile spiegare in video k tu dato armi a zigoto in nome di D, precisare quali». Per «Zigotos» vanno intesi i fratelli Kouachi che quel pomeriggio dell’8 gennaio erano ancora in fuga. La «D» starebbe invece per «Daesh», un altro degli appellativi per indicare l’Isis. Che il killer dell’HyperCacher avesse armato i Kouachi è già convinzione degli inquirenti. Ufficialmente i due fratelli hanno rivendicato l’attacco contro il giornale satirico in nome di Al-Qaeda nella Pensiola araba (Aqap). Nel video postumo con Kalashnikov, tunica bianca, e bandierina nera dell’Isis - Coulibaly dichiara invece di aver agito per lo Stato islamico. «Quale individuo francofono - si chiede Le Monde - può avere dunque l’esperienza, il percorso, la rete per essere informato allo stesso tempo del progetto dei Kouachi in nome dell’Aqap e quello di Coulibaly in nome dell’Isis?». Due organizzazioni tanto criminali quanto «concorrenti». Insomma, chi tramava dietro all’oscuro indirizzo «lawrence122007@gmx .com»? Una cosa è certa. Coulibaly era profondamente legato al suo burattinaio. In un mail gli espresse anche gli ultimi auspici testamentari, affidandogli la moglie: «Voglio che viva secondo le regole dell’Islam. Voglio che impari l’arabo, il Corano, la Scienza religiosa...che Allah vi assista».

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