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La Stampa Rassegna Stampa
06.11.2015 I piani dell'Isis intercettati dagli Usa, confermata la pista della bomba
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 06 novembre 2015
Pagina: 6
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «I piani dell'Isis intercettati dagli Usa, confermata la pista della bomba»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/11/2015, a pag.6, con il titolo " I piani dell'Isis intercettati dagli Usa, confermata la pista della bomba ", l'analisi di Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari
Sinai, i resti dell'aereo

L’intelligence americana rafforza la pista del terrorismo per l’aereo caduto sul Sinai mentre Il Cairo e Mosca invitano alla cautela. La National Security Agency (Nsa) ha ascoltato «scambi di comunicazioni» fra «elementi jihadisti» che avvalorano la tesi dell’attentato per l’esplosione dell’Airbus russo sui cieli del Sinai. A farlo trapelare sono fonti Usa, aggiungendo tre dettagli.
Primo: ad esplodere è stata una bomba posizionata dentro un contenitore, forse una valigia.
Secondo: l’esplosivo era di tipo convenzionale.
Terzo: è stato probabilmente un addetto ai servizi aeroportuali a posizionare il contenitore a bordo.
L’Nsa, responsabile della sorveglianza elettronica a livello globale, ritiene inoltre che il piano per far esplodere l’Airbus con 224 persone a bordo non sia stato ordinato da Raqqa, capitale del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi, ma sia frutto dell’iniziativa delle cellule di Isis nel Sinai o di altri gruppi jihadisti affiliati. Sebbene si tratti ancora di informazioni frammentarie, descrivono un piano terroristico di tipo rudimentale, realizzato grazie alla capacità dei jihadisti di infiltrare lo scalo aereo di Sharm el-Sheikh.
«Credo ci sia la possibilità di una bomba a bordo dell’aereo - dice il presidente Usa Barack Obama - e la stiamo valutando seriamente». Sulla stessa linea il premier britannico David Cameron che, durante un delicato incontro a Londra con il presidente egiziano Abdel Fattah Al- Sisi, secondo cui si tratta «solo di speculazioni», afferma che «l’attentato è l’ipotesi più probabile ».
All’uscita dal colloquio a Downing Street, Cameron è esplicito: «Provo grande simpatia per l’Egitto» che rischia il collasso della propria industria turistica «ma il mio dovere è salvaguardare anzitutto la sicurezza dei cittadini britannici».
Nei resort di Sharm ve ne sono almeno 20 mila, Londra teme che il possibile infiltrato di Isis all’aeroporto possa ancora colpire e dunque ha ordinato di rimanere a terra a tutti gli aerei con destinazione Gran Bretagna. Ai 18 super-esperti di antiterrorismo giunti ieri da Londra a Sharm tocca il compito di rendere sicura la partenza dei britannici: saranno loro a sorvegliare ogni aspetto di un ponte aereo di ritorno che potrebbe durare almeno dieci giorni.
«Gestiremo direttamente, e con metodi diversi, imbarchi di passeggeri e valigie dall’aeroporto di Sharm» spiega Patrick McLoughlin, ministro dei Trasporti britannici.
L’alto livello d’allarme britannico si spiega con il precedente dell’attentato di Sousse, in Tunisia: su 38 vittime 30 erano turisti inglesi e Cameron non vuole rischi sulla sicurezza dei cittadini all’estero.
Ad Al-Sisi non resta che assicurare «piena collaborazione con Londra» invitando ad «aspettare i risultati dell’inchiesta » per sapere con esattezza quanto avvenuto. Il suo ministro delle Antichità dell’Egitto, Mamdouh Eldamaty, si dice ancora sicuro che «non è stato terrorismo ma un incidente ». Cameron ha telefonato anche al presidente russo, Vladimir Putin, il cui portavoce Dmitry Peskov definisce «speculazioni » le affermazioni dell’intelligence Usa e britannica.
Il Cremlino tradisce nervosismo per la fuga di notizie. «È scioccante che le informazioni inglesi sulla bomba non siano state condivise con noi» afferma Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. «Londra ci ha voluto punire per l’intervento in Siria» aggiunge il deputato Konstantin Kosachev. Se Il Cairo frena sull’attentato per evitare la fuga dei turisti, Mosca lo fa perché ha bisogno di tempo per la risposta.

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