sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
01.11.2015 Far votare i profughi siriani, l'ultima mossa di Erdogan
da Istanbul, Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 01 novembre 2015
Pagina: 19
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Far votare i profughi siriani, l'ultima mossa di Erdogan»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/11/2015, a pag.19, con il titolo " Far votare i profughi siriani, l'ultima mossa di Erdogan " l'analisi del voto turco di Maurizio Moloinari, inviato a Istanbul.

Immagine correlata
Maurizio Molinari    Il sultano Erdogan

La Turchia torna oggi al voto nel diffuso timore di «brogli» e «trucchi» da parte del partito di Recep Tayyp Erdogan determinato a ottenere la maggioranza assoluta che gli sfuggì cinque mesi fa.
Seggi presidiati
Il Partito democratico del popolo (Hdp), sorpresa delle ultime consultazioni, afferma che molti dei suoi osservatori incaricati di presidiare i seggi nelle province in bilico «sono stati arrestati» mentre gli altri due partiti d’opposizione, i repubblicani (Chp) ed i nazionalisti (Mhp), hanno assegnato a un totale di un milione di iscritti il compito di «presidiare i seggi» per impedire ai funzionari dell’Akp - il partito del presidente - di «manomettere il risultato». Sul fronte opposto anche l’Akp parla di «frodi» e «coercizioni» possibili, dentro e fuori i seggi, imputandole - come afferma il vice-premier Yalcin Akdogan - a imprecisati «nemici della Nazione » con un vocabolario che evoca i «terroristi del Pkk e di Isis» bersaglio di molteplici operazioni militari e arresti in tutto il Paese. Dietro il duello di denunce preventive su possibili brogli c’è la lotta all’ultimo voto da cui può dipendere il risultato e la fine dell’era Erdogan: se il 7 giugno l’Akp mancò, per la prima volta dal 2002, la maggioranza assoluta in Parlamento fermandosi al 40,9% dei voti, questa volta la differenza può dipendere da un margine minimo di preferenze - fra lo 0,1 e lo 0,3 - conquistate da uno dei quattro maggiori partiti in lizza. Gli ultimi sondaggi disponibili danno l’Akp del premier Ahmet Davutoglu ancora lontano dal quorum di 276 deputati e questo spiega perché nella piazza Taksim di Istanbul i giovani dell’Hdp abbiano dei chioschi mobili, dove cantano e ballano in attesa di un risultato destinato «ad aprire una nuova stagione per il nostro Paese» come afferma Sali, 29 anni. Kemal Kilicdaroglu, leader dei repubblicani eredi del padre della nazione Ataturk, ritiene che «a urne chiuse l’Akp sarà obbligato a dividere il potere come in questi cinque mesi Davutoglu si è rifiutato di fare» e offre da subito la disponibilità ad un «governo di coalizione nazionale». Ma Erdogan, capo dello Stato e leader assoluto del partito islamico Akp, spera di farcela nelle urne ad incassare la «super maggioranza» grazie all’«alta affluenza » prevista da tutti gli osservatori.
Fra i rifugiati a Istanbul
Per capire di cosa si tratti bisogna entrare nella Chiesa armena di Meryem Ana a Samatya, un angolo di Istanbul popolato da rifugiati siriani in fuga dalla guerra civile che in molti casi hanno carte d’identità turche nuove di zecca. «Grazie a questi documenti potranno votare - afferma uno dei sacerdoti armeni di Meryem Ana, chiedendo l’anonimato - e indovinate a chi daranno la preferenza?». L’ipotesi di un massa di voti di profughi siriani a favore del partito Akp, soprattutto nei distretti del Sud dove sono concentrati, fa dire a Enes, trentenne militante dell’Hdp seduto ad un tavolino di «Gedliki» a Nisantasi, che «Erdogan è disposto anche a far votare chi non è turco pur di continuare ad occupare il nostro Paese». Il resto è nei numeri del dispiegamento di forze militari: 255 mila soldati e 130 mila poliziotti per «proteggere le elezioni da chiunque tenterà di influenzare le opinioni dei votanti» promette Akdogan.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT