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La Stampa Rassegna Stampa
31.10.2015 Siria: a Vienna d'accordo sul cessate il fuoco, ma le parole non spengono un incendio
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 31 ottobre 2015
Pagina: 9
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Accordo Usa-Russia sulla Siria. Ma non si scioglie il nodo Assad»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/10/2015, a pag.9, con il titolo " Accordo Usa-Russia sulla Siria. Ma non si scioglie il nodo Assad", l'articolo di Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

Gerusalemme- Processo politico, tregua, nuova Costituzione ed elezioni per porre fine alla guerra in Siria: è l'accordo raggiunto a Vienna fra 17 nazioni durante una riunione-maratona di 7 ore che porta a convergere i grandi rivali strategici, Iran ed Arabia Saudita, grazie alla decisione di non esprimersi su Bashar Assad.
E il Segretario di Stato Usa, John Kerry, a guidare la discussione che si svolge a porte chiuse, con i 17 ministri seduti attorno a un tavolo a ferro di cavallo, posizionati in modo da tenere lontani il saudita, Adel al-Jubair, e l'iraniano, Javad Zarif.
E un'accortezza che si rivela utile perché fra i due ministri dei Paesi leader degli opposti fronti le frizioni non tardano. Quando si parla del futuro di Assad - che Teheran difende e Riad vuole deporre -i toni diventano accesi, Zarif e al-Jubair si alzano dalle sedie.
Sono lunghi attimi di fibrillazioni che portano nella sala le tensioni della guerra, ma Kerry, intervenendo a più riprese, riesce a tenere in piedi il dialogo attorno all'idea del
«processo di transizione» destinato a «portare all'uscita di scena di Assad» senza però che ciò avvenga ora.
II documento finale
E questo il tassello-chiave della convergenza de facto fra Teheran e Riad che, anche grazie agli interventi dei ministri di Berlino e Roma a sostegno di Kerry, consente di disinnescare il corto circuito, portando alla stesura di un documento in nove punti che è il Segretario di Stato Usa a rendere pubblico. «E arrivato il momento di porre fine agli spargimenti di sangue e di iniziare a costruire», esordisce Kerry, illustrando il comunicato finale: integrità territoriale e laicità della Siria sono «fondamentali», le istituzioni «resteranno intatte», i diritti di «tutti i cittadini» saranno protetti, vi sarà un'«accelerazione» per porre fine alla guerra, «accesso per gli aiuti umanitari» in tutto il Paese, «Isis e gli altri gruppi terroristi saranno sconfitti», «un processo politico deciderà il futuro della Siria» e «saranno esaminate le modalità del cessate il fuoco». In concreto ciò significa che Usa e Russia, lavorando assieme, hanno convinto i maggiori attori regionali - Iran, Arabia Saudita e Turchia - a impegnarsi per far cessare il fuoco e affluire gli aiuti, aprendo la strada a una transizione che porterà, come dice Kerry, «a una nuova Costituzione ed elezioni». Nel testo finale non figura il nome di Assad perché la sua sorte resta il fulcro del conflitto e il russo Sergei Lavrov lo sottolinea: «Abbiamo raggiunto intese importanti ma non su Assad». Entro due settimane il «Gruppo di contatto speciale», come lo definisce l'inviato Onu Staffan de Misura, tornerà a riunirsi per tentare il prossimo passo: far iniziare il dialogo fra le fazioni siriane. Per questo Kerry e Lavrov iniziano un confronto sulle «liste dei nomi dei leader ribelli». «C'è intesa sulla transizione - commenta Paolo Gentiloni, capo della Farnesina - andiamo verso l'uscita di Assad ma con modalità e tempi da decidere». Federica Mogherini, ministro degli Esteri Ue, è ottimista: «Ci sono le basi per un'intesa».

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