Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/10/2015, a pag. 22, con il titolo "E Netanyahu chiede a Descalzi di puntare sull'energia israeliana", l'analisi di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Benjamin Netanyahu con Claudio Descalzi, ad di Eni
Israele accoglie con favore l’iniziativa di Eni di creare un hub del gas nel Mediterraneo orientale e rilancia: proponendogli di entrare da protagonista nello sfruttamento delle risorse energetiche nazionali. L’incontro del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, con il ceo di Eni, Claudio Descalzi, ha avuto ieri al centro il piano dell’”hub del gas” nella prospettiva di far esportare a Eni il gas israeliano fino all’Egitto e da lì, passando per la liquefazione negli impianti di Damietta, portarlo in Europa. Il ceo di Eni ha «illustrato le importanti sinergie di un potenziale sviluppo congiunto del gas naturale del Mediterraneo orientale» perché facendo leva su «risorse future ed infrastrutture, di trasporto ed export, di Israele, Cipro ed Egitto» l’area «potrebbe diventare un hub regionale del gas e fornire anche un importante contributo alla sicurezza energetica europea».
E’ il piano che Descalzi ha già discusso con i presidenti di Egitto e Cipro registrando un interesse crescente - evidenziato dall’attenzione del New York Times - che Netanyahu ha dimostrato di condividere. Il premier israeliano assegna, in particolare, «grande importanza alla cooperazione energetica con l’Italia» inquadrandola in una «crescente collaborazione strategica bilaterale» già oggetto dei recenti incontri con il premier Matteo Renzi. A confermare tale «cornice strategica» c’è il fatto che Netanyahu, nell’incontro con Descalzi, era affiancato dal consigliere per la sicurezza Yossi Cohen oltre che dal ministro dell’Energia Yuval Steinitz. E’ stato proprio Steinitz, nel colloquio avuto separatamente con Descalzi, ad offrire ad Eni di andare oltre l’hub ed entrare da protagonista nello sfruttamento degli ingenti giacimenti di gas naturale scoperti di recente nelle acque nazionali. «Steinitz ha proposto a Eni di considerare investimenti nei giacimenti di Karish e Tanin ed anche di valutare la possibilità di esplorazioni nelle acque israeliane per cercare gas e greggio» spiegano fonti di Gerusalemme.
E’ stato il direttore generale del ministero dell’Energia, Shaul Meridor, ad esporre nei dettagli a Descalzi il «potenziale legato alla scoperta di nuove riserve di gas ai fini della cooperazione regionale». Anche Netanyahu ha prospettato l’ipotesi dello «sfruttamento di giacimenti di gas» da parte di Eni sebbene i due maggiori già scoperti - Leviathan e Tamar - siano controllati dal consorzio guidato dai texani di Noble Energy e dalla compagnia nazionale Delek. Senza contare che restano da definire aspetti regolatori del mercato interno.
L’offerta israeliana a Descalzi ha due spiegazioni convergenti: da un lato se Eni entrasse nello sfruttamento del gas consentirebbe al governo di rompere il monopolio de facto di Noble Energy-Delek e dall’altro porterebbe alla creazione di un rapporto di lungo termine con Eni, un gigante dell’energia che finora in Medio Oriente ha investito soprattutto nei Paesi arabi.
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