Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/10/2015, a pag. 3, con il titolo "Cosa c'è dietro il dettaglismo snervante su Hitler e Gran Muftì", l'analisi di Antonio Donno.
A destra: la copertina di "La mezzaluna e la svastica", di D. Dalin, G. Rothmann, con la fotografia del Gran Muftì di Gerusalemme con Adolf Hitler nel 1941
Per approfondire, rimandiamo a una recente Cartolina di Ugo Volli.
Al direttore - Perché le parole del premier israeliano Netanyahu hanno fatto tanto scandalo? Perché hanno toccato un nervo scoperto dei “progressisti” di tutto il mondo impegnati a “difendere il popolo ebraico da se stesso”. Quanta ipocrisia. Tutti sanno che l’odio islamico verso gli ebrei data fin dalle pagine del Corano e non ha mai cessato di alimentare sentimenti di ostilità, disprezzo, distruzione nei confronti del popolo ebraico. Eppure, si discetta se il Gran Mufti suggerì o meno a Hitler la soluzione finale e da questo si costruisce artificiosamente una critica feroce verso Netanyahu. La realtà è che Netanyahu ha ragione e il suo discorso ha messo a nudo la falsità di coloro che continuano a ripetere il solito, nauseante mantra che i palestinesi si battono per la loro terra, che il loro movimento è di tipo nazionale.
Certo, si battono per riprendere “tutta” la terra, buttando a mare gli ebrei dalla loro terra. Si legge che gli intellettuali “progressisti” sono impegnati a denunciare “il potere, l’oppressione e la violenza strutturale di Israele”. La violenza strutturale di Israele! Dimenticano quante volte, dalla nascita di Israele, gli arabi hanno tentato di distruggere lo stato ebraico, ricevendo dure lezioni dagli ebrei, “figli di porci e scimmie”. La violenza strutturale è contro Israele da parte del mondo islamico, niente di più, niente di meno. Contestare la falsità, la malafede di quanti accusano Israele di ogni nefandezza è un’operazione che snerva, perché l’antisemitismo supera ogni ragionevole confronto. Sostiene lo storico Christiane Ingrao, in una intervista al Monde ripresa dal Foglio, che le truppe arabe che combatterono al fianco dei nazisti si aggiravano “al massimo attorno a qualche decina di migliaia di persone”.
Benjamin Netanyahu
Ma come si fa ad affermare queste cose senza neppure avere un po’ di vergogna? Pochi o molti che fossero gli arabi al servizio di Hitler, il fatto è che il mondo arabo concordava in pieno con la politica della Germania nazista contro gli ebrei. In un discorso radiotrasmesso da Berlino diretto al mondo arabo, l’11 novembre 1942, il Gran Mufti sostenne: “Oggi il popolo arabo ha al suo fianco i potenti nemici del suo nemico. In questa guerra gli arabi non sono neutrali”. Che importanza ha discutere se nel suo incontro con Hitler, il 28 novembre 1941, il Gran Mufti abbia o meno suggerito a Hitler di dare inizio al sistematico annientamento del popolo ebraico? Il fatto è che il Gran Mufti non avrebbe minimamente esitato ad accogliere una soluzione di questo genere. Sempre nello stesso discorso, l’arabo così disse: “Ma se, al contrario, l’Inghilterra perdesse e i suoi alleati fossero sconfitti, la questione ebraica, che per noi costituisce il massimo pericolo, avrebbe una soluzione finale (…)”.
Il 21 settembre 1944, il Gran Mufti – scrive Bernard Lewis, il grande studioso del medio oriente e dell’islam – parlò “di undici milioni di ebrei nel mondo; ossessionato com’era dal problema ebraico il mufti doveva ben sapere che nel 1939 esistevano al mondo circa diciassette milioni di ebrei: evidentemente tale differenza numerica nasconde una precisione che raggela il sangue”. Il problema, dopo il discorso di Netanyahu, appare oggi ancora più drammatico. Le reazioni scomposte degli intellettuali “progressisti” occidentali sono la cartina di tornasole di quanto l’“antisemitismo degli intellettuali” (la forma più oscena di antisemitismo) abbia radici profonde. Ha fatto bene Giulio Meotti a riportare il giudizio di Elliot Abrams: “Stanno cercando di distruggere Israele per salvarlo”. Non ce la faranno.
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