Cari amici,
c'è “l'intifada dei coltelli” e quella dei voti e delle aule delle organizzazioni internazionali. La prima, che certamente sarebbe meglio non chiamare così, perché non è una sollevazione popolare ma una serie di atti di terrorismo individuale (anche se in buona parte coordinati e tutti organizzati dalle organizzazioni palestiniste) sembra aver perso slancio, quanto meno perché gli israeliani sono più all'erta e riescono nella maggior parte dei casi a difendersi. A questa maggiore capacità di autodifesa si aggiunge un effetto mediatico; la stampa sembra aver capito che c'è poca materia di agitazione antisraeliana, che cioè i fatti sono semplici e chiari: tre o quattro volte al giorno qualche arabo esce di casa con un coltello, dei sassi, una bomba molotov e cerca di ammazzare il primo ebreo che gli capita a tiro; di solito non ce la fa se non a ferirlo e viene abbattuto o catturato. Pur se orribile, c'è qualcosa di ripetitivo in questa liturgia del coltello, è difficile costruirci notizie intorno e parlarne, anche barando con i titoli come tendono a fare i media “autorevoli” non può che mostrare le ragioni di Israele e la violenza della società “palestinese”. E così ineluttabilmente, gli attacchi perdono posizioni nei media, finiscono nelle pagine interne, con poco rilievo e poche immagini. Il che dà la sensazione che la violenza sia in calo, anche se non è davvero ancora così. Ma forse l'incapacità del “terrorismo popolare” di ottenere attenzione dai media internazionali finirà anche per scoraggiare chi lo alimenta, lo protegge e lo istiga; e quindi il risultato finale potrebbe essere un calo dell'ondata terroristica - salvo che sciaguratamente i criminali non ne traggano la conclusione di dover tentare qualcosa di più grosso.
La seconda “intifada”, quella delle carte, dei voti e delle firme, è invece in piena attività. Essa ha in comune con la prima il fatto di colpire a caso chiunque sia ebreo e israeliano, ignorandone identità, posizioni, responsabilità. Questo è per esempio il punto che è importante sottolineare nell'appello dei 343 docenti universitari inglesi (sembrano tanti, ma in realtà sono uno sputo del mare, meno dello 0,3 % degli accademici inglesi, e nessuno davvero importante) che hanno pubblicato un appello per il boicottaggio delle università israeliane (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/343-UK-scholars-pledge-boycott-of-Israeli-universities-430152, http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4716857,00.html). Di fatto essi ignorano che l'accademia israeliana è massicciamente di sinistra, come loro, e quindi che stanno sparando addosso ai loro alleati. Ma di fronte all'antisemitismo delle due intifade, le convinzioni politiche non importano. Per esempio Richard Lakin, l'ultima vittima degli accoltellamenti, Richard Lakin, colpito qualche giorno fa su un autobus, era un pacifista, un fautore della coesistenza e uomo di sinistra (http://www.usnews.com/news/world/articles/2015/10/27/israeli-dies-of-wounds-from-oct-13-jerusalem-attack). Ma questo non l'ha certo protetto: come i nazisti anche i palestinisti badano solo alla ‘razza’.
Il punto più importante dell'intifada delle carte sono però non le università, ma le istituzion i internazionali. Per esempio l'Unesco, che dopo aver a fatica respinto l'idea che fosse “palestinese” il Kotel, dove da secoli pregano gli ebrei se non viene loro impedito con la forza di farlo, come fece la Giordania fra il '48 e il '67 e certamente farebbe l'Autorità Palestinese se potesse. Ma invece ha approvato una mozione per cui il monumento con le tombe di Abramo, Isacco, Giacobbe, Sara e Lea come pure la tomba di Rachele sarebbero siti islamici. (http://www.mosaico-cem.it/articoli/primopiano/lunesco-decide-la-tomba-di-rachele-e-dei-patriarchi-patrimonio-dei-musulmani). E' una castroneria storica incredibile, come se qualcuno dicesse che Stonehenge, il Colosseo, l'Ara Pacis fossero siti cristiani. Il sepolcro è ripetutamente citato nel libro della Genesi (Ge 23:19 25:9 49:31 50:13) cioè fa parte delle scritture sacre non solo ebraiche ma anche cristiane; il grande edificio che lo sovrasta fu costruito da Erode circa nell'anno 20 prima della nostra era, cioè buoni sette secoli prima dell'invasione araba della Giudea; è stato ininterrottamente oggetto di pellegrinaggio e culto da parte del popolo ebraico da tremila anni... come si fa a dire che è islamico? Capisco che per un fanatico islamista tutto ciò che è di buono, anche se precede di un paio di millenni la nascita di Maometto dev'essere musulmano. Ma come fa un organismo che ha la pretesa di amministrare la cultura mondiale, di finanziare cattedre universitarie, di stabilire che cosa nei vari paesi faccia parte del “patrimonio dell'umanità” a dire una sciocchezza che in un qualunque esame universitario di storia antica costerebbe una bocciatura allo studente che la tirasse fuori? Forse il solo modo di consolarsi è l'ironia. E allora vi lascio con la proposta di far dichiarare all'Unesco le Twin Towers di New York sito sacro musulmano, perché dopotutto vi si sono “sacrificati” 19 “martiri”, i dirottatori dell 11 settembre 2001 http://www.jewishpress.com/indepth/opinions/unesco-to-declare-twin-towers-site-muslim-19-were-martyred-there/2015/10/27/. In fondo anche quella era un'intifada, nel senso dell'attacco cieco e bestiale a chiunque si trovasse sulla strada dei terroristi, senza rispetto per le persone, per le idee, per la verità.
Ugo Volli