Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 25/10/2015, a pag. 1, l'editoriale dal titolo "Basta violenza terrorismo e persecuzioni"
Il nostro stupore di fronte all'esclusione delle violenze che colpiscono Israele non è una novità, è la prassi che il Vaticano persegue da sempre. Ma quest'appello desta comunque impressione per la superficialità con la quale non affronta le radici della violenza che sconvolge i paesi arabo-musulmani. Neanche una parola nemmeno sull'Isis, che ha annunciato di voler sterminare gli ebrei, gli infedeli per eccellenza. Nell'attesa, tocca ai cristiani e a quei musulmani che non parteggiano con il califfato.
Un documento del sinodo, nel quale brillano per assenza tutte quelle sigle islamiche responsabili dei massacri.
C'è da rimanere, un'ennesima volta, allibiti.
Ecco il pezzo:
Mentre il sinodo si prepara a votare la relazione finale, i padri hanno lanciato sabato mattina, 24 ottobre, un appello per il Medio oriente, l'Africa e l'Ucraina. Con il pensiero e la preghiera rivolti a tutte le famiglie che si trovano coinvolte in situazioni di conflitto, i partecipanti all'assemblea hanno approvato una dichiarazione nella quale uniscono le loro voci «al grido di tanti innocenti: non più violenza, non più terrorismo, non più distruzioni, non più persecuzioni». Nel documento chiedono che «cessino immediatamente le ostilità e il traffico delle armi» e al contempo esprimono «vicinanza ai patriarchi, ai vescovi, ai sacerdoti, ai consacrati e ai fedeli, come anche a tutti gli abitanti del Medio oriente», auspicando la liberazione di «tutte le persone sequestrate». La dichiarazione prende spunto dalla constatazione che «da anni ormai» le famiglie mediorientali «sono vittime di inaudite efferatezze». Anzi, «le loro condizioni di vita si sono ulteriormente aggravate». Lo testimoniano «l'uso di armi di distruzione di massa, le uccisioni indiscriminate, le decapitazioni, il rapimento di esseri umani, la tratta delle donne, l'arruolamento di bambini, la persecuzione a motivo del credo e dell'etnia, la devastazione dei luoghi di culto, la distruzione del patrimonio culturale e innumerevoli altre atrocità», che «hanno costretto migliaia di famiglie a fuggire dalle proprie case e a cercare rifugio altrove, spesso in condizioni di estrema precarietà». Di conseguenza, allo stato attuale esse «sono impedite dal farvi ritorno e dall'esercitare il loro diritto a vivere in dignità e sicurezza sul proprio suolo, contribuendo alla ricostruzione e al benessere materiale e spirituale dei rispettivi Paesi». Infine i padri sinodali esprimono gratitudine «alla Giordania, al Libano, alla Turchia e a numerosi Paesi europei per l'accoglienza riservata ai rifugiati», rivolgendo «un nuovo appello alla comunità internazionale affinché, messi da parte gli interessi particolari, ci si affidi, nella ricerca di soluzioni, agli strumenti della diplomazia, del dialogo, del diritto internazionale. Nella convinzione «che la pace è possibile ed è possibile fermare le violenze in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in tutta la Terra Santa», così come in Africa e in Ucraina. La lettura del documento è stata sottolineata dall'applauso dell'aula, così come era stato applaudita la proposta del testo della relazione finale del sinodo, letto e consegnato all'assemblea che nel pomeriggio procede alla votazione dei 94 punti del documento. Domenica mattina la messa conclusiva presieduta dal Pontefice in San Pietro.
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