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La Stampa Rassegna Stampa
22.10.2015 Assad a Mosca, mentre in Siria continuano i combattimenti
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 22 ottobre 2015
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Assad vola a Mosca, Putin lo appoggia ma pensa al dopo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/10/2015, a pag. 12, con il titolo "Assad vola a Mosca, Putin lo appoggia ma pensa al dopo", la cronaca di Maurizio Molinari.

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Maurizio  Molinari

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Bashar al Assad con Vladimir Putin

«Grazie per essere venuto». Vladimir Putin riceve al Cremlino l’«amico» Bashar al Assad per un incontro a sorpresa con doppio fine: accelerare le operazioni militari in Siria e favorire l’accordo sulla transizione con Riad e Ankara, protettrici dei ribelli. Sono testi e immagini diffusi dal Cremlino a descrivere quanto avvenuto fra Putin e Assad martedì sera, nel primo viaggio all’estero del raiss di Damasco dall’inizio della guerra civile nel 2011, a dispetto delle sanzioni Usa.

Offensiva di terra a rilento
Anzitutto Assad ringrazia la Russia per l’intervento militare «che ha impedito al terrorismo di diventare più pericoloso» e Putin risponde: «È una guerra genuina, speriamo in una dinamica positiva dei combattimenti». La prudenza del linguaggio di Putin si spiega con le difficoltà che l’offensiva di terra siriana incontra. Per questo, come riporta la tv di Damasco «Ikhbariyah», «Assad ha illustrato le operazioni in corso». Nonostante i raid russi continuino intensi - colpiscono 60-80 obiettivi al giorno - le truppe siriane, sostenute da iraniani ed Hezbollah, avanzano lentamente nelle aree dei ribelli nelle province di Hama, Homs e Idlib perché - si apprende da fonti militari - l’«Esercito della Conquista», sostenuto da Riad e Ankara, «usa in maniera massiccia i missili anti-tank bersagliando non solo tank e blindati ma ogni auto, motocicletta e gruppo di soldati avversari».
Gli aspri combattimenti che ne conseguono, a Sud di Aleppo, minacciano di creare una situazione di stallo che Putin non gradisce. Per i comandi russi significa che l’offensiva di terra delle forze pro-Assad guidata dall’iraniano Qassem Soleimani - che ha perso quattro alti ufficiali in sette giorni - sta dando risultati inferiori alle attese.

Da qui lo scenario di un’accelerazione russa a cui Putin accenna sottolineando il «pericolo per la sicurezza nazionale» di almeno 4000 ex cittadini sovietici «presenti nei gruppi terroristi» a cui «non possiamo consentire di usare contro di noi addestramento militare e indottrinamento ideologico». Si tratta in gran parte di jihadisti ceceni divisi in tre gruppi: nei ranghi dello Stato Islamico (Isis) a Raqqa ed Aleppo; dentro Al-Nusra a Iblid e Aleppo; con Al Qaeda nel «Jund al-Sham» a Latakia. La Russia potrebbe lanciare operazioni più aggressive contro questi gruppi caucasici al fine di consentire ad Assad di superare l’attuale stallo con i ribelli islamici.

Putin vede nello sforzo bellico uno strumento per accelerare la soluzione politica del conflitto. «Un accordo di lungo termine si può ottenere solo con la partecipazione di tutte le forze politiche, etniche e religiose», dice il leader del Cremlino all’ospite, che dimostra di comprendere il messaggio: «Ogni azione militare deve essere seguita da passi politici». Assomiglia alla genesi di un patto: Putin assicura più impegno militare ad Assad, ottenendo in cambio la disponibilità a una transizione capace di «durare nel tempo».

La telefonata a Erdogan
È forse questo il motivo che vede Putin, subito dopo il ritorno di Assad a Damasco, telefonare al re saudita Salman e al presidente turco Erdogan - sostenitori dei maggiori gruppi ribelli non-Isis - per imbastire un negoziato diretto, a livello di leader, sulla transizione. Poiché il nodo da sciogliere è il ruolo di Assad è lecito supporre che di questo abbiano parlato. Anche perché da Ankara arriva un’apertura: «Assad non può restare più di sei mesi del Consiglio di transizione». Insomma, Putin lavora al compromesso preparando la guerra.

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