La Svezia si sta velocemente avvicinando al collasso totale. Sempre più amministrazioni comunali lanciano l'allarme che se i migranti continuano ad arrivare a questo ritmo, il governo non potrà più garantire il normale servizio ai propri cittadini. Inoltre, le dichiarazioni minacciose dei funzionari di governo hanno indotto gli svedesi ad avere paura di ciò che potrà accadere domani. Se l'ondata di migranti continua a crescere, in 10-15 anni, gli svedesi saranno una minoranza nel loro stesso paese.
Nel corso di una conferenza stampa del 9 ottobre, il primo ministro Stefan Löfven ha detto che la Svezia versa in uno stato di crisi. Ma quando gli è stato chiesto cosa intendesse dire, Löfven non è stato in grado di pronunciare una sola frase coerente.
Durante la conferenza stampa convocata in tutta fretta, al termine di una riunione straordinaria del governo, il premier è stato affiancato da tre ministri. L'obiettivo della conferenza sembra essere stato quello di trasmettere due messaggi:
1. Spiegare al mondo e al popolo svedese che la Svezia sta compiendo "uno dei più grandi sforzi umanitari della storia svedese".
2. Dire che non ci sono più alloggi disponibili e pertanto i migranti dovrebbe essere pronti a vivere in tenda.
Durante il question time, dopo i discorsi pronunciati dai ministri, il giornalista Tomas Ramberg della radio pubblica Ekot ha chiesto: "State dicendo che la Svezia si sta preparando a una situazione di crisi, cosa intendete dire con queste parole drastiche?"
La risposta di Stefan Löfven è stata incomprensibile:
"Sì, beh, prima di tutto ci troviamo in mezzo a ciò che io intendo seriamente quando dico, quando esprimo un grosso ringraziamento a tutta la gente che sta facendo un grosso lavoro, perché si tratta di uno sforzo umanitario, proprio come ha detto il ministro della Giustizia e della Migrazione. Quello che stiamo realmente facendo è che stiamo salvando la vita a persone in fuga da bombe, uccisioni, oppressione, la cui esistenza è in frantumi. Noi, noi le aiuteremo e questo è un grande sforzo umanitario, e naturalmente ora che possiamo vedere il numero di persone che ne hanno bisogno, che cercano protezione, allora lo consideriamo uno dei più grandi sforzi umanitari. E poiché stiamo affrontando una situazione di crisi, questo è in parte il motivo per cui io, noi stiamo oggi prendendo in considerazione la possibilità di dover ospitare la gente in tenda, perché siamo a favore di una politica umanitaria per i profughi, del diritto di asilo, ma ci rendiamo anche conto di non poter chiudere gli occhi di fronte al fatto che in così breve tempo ci sono stati arrivi record e abbiamo bisogno di fornire un tetto sulla loro testa. Ci sono altre domande...".
Tuttavia, il fatto che il governo parli di ospitare i migranti nelle tende, può essere un segnale che la Svezia, nonostante tutto, non intende più essere in prima linea nella battaglia "umanitaria". La prospettiva di trascorrere un rigido inverno svedese in una tenda può indurre i migranti a scegliere di andare in paesi diversi dalla Svezia. Altrimenti, il collasso totale del sistema svedese è imminente.
Nel 2014, lo storico e giornalista danese Lars Hedegaard ha profeticamente detto nel suo libro Farliga ord (Parole pericolose), che il collasso economico di una nazione avviene sempre in modo rapido e inatteso.
"Se c'è una lezione da trarre dalla storia, è che ciò che non si pensa possa succedere accadrà. Più e più volte. La conseguenza finale dell'Occidente e, soprattutto, della politica sull'immigrazione della Svezia è che l'economia crollerà: perché chi pensate che pagherà per tutto questo? E i dissesti economici, una volta accaduti, si ripeteranno e in modo molto veloce".
In questo momento, il governo svedese sta prendendo soldi in prestito dall'estero per finanziare l'immigrazione. Ma questa somma non è sufficiente. L'8 ottobre, l'Associazione svedese delle autorità locali e delle regioni (SKL) ha avvertito i comuni che dovranno aumentare l'aliquota fiscale del 2 per cento. L'imposta municipale sul reddito è già del 32 per cento e per di più molti svedesi pagano anche una tassa federale. Un aumento del 2 per cento dell'aliquota fiscale significherebbe 15.000 corone (1825 dollari) in più di tasse all'anno per una famiglia media.
Politici e funzionari affermano anche che la situazione è molto grave. L'1 ottobre, il ministro degli Interni Anders Ygeman ha detto che l'attuale ondata di migranti porterà a "enormi difficoltà economiche" e pochi giorni dopo il direttore generale dell'Ufficio immigrazione Anders Danielsson ha spiegato che "nell'ambito del sistema che noi tutti conosciamo, stiamo per arrivare al capolinea". Dichiarazioni come questa non si erano mai sentite prima in Svezia, in particolare, in relazione alla "sacrosanta" questione dell'immigrazione. Finora, agli svedesi è sempre stato detto che viviamo in un paese ricco che non ha alcun problema a occuparsi dei richiedenti asilo che vogliono venire qui.
Il premier svedese Stefan Löfven (a sinistra nella foto) la settimana scorsa ha detto che la Svezia versa in uno stato di crisi. Nella foto a destra, il risultato di disordini in un quartiere di Stoccolma, nel dicembre 2014. |
All'ombra degli 1,5 milioni di migranti che entro l'anno dovrebbero arrivare in Germania, il più grande paese dell'Unione Europea (con una popolazione di 81 milioni di abitanti), i migranti si stanno anche riversando nella più piccola Svezia. Geograficamente questo paese scandinavo è grande, ma consta principalmente di foreste e natura selvaggia, e in esso vivono meno di 10 milioni di persone. Fino al 2010, la Svezia ha accolto circa 25.000 migranti all'anno. Ma nel 2010, l'allora premier Fredrik Reinfeldt fece un accordo con il Partito dei Verdi (Miljöpartiet), favorevole all'immigrazione – per punire, a suo dire, gli elettori che avevano permesso ai Democratici svedesi (Sverigedemokraterna), il partito contrario all'immigrazione in massa, di entrare in parlamento.
L'accordo di Reinfeldt ha spalancato le porte ai migranti. Nel 2014, 81.000 persone chiesero asilo in Svezia, e a 33.500 fu concesso. Ma man mano che gli immigrati successivamente si facevano raggiungere dai familiari, questa cifra è notevolmente aumentata. L'anno scorso, 110.000 persone hanno ottenuto il permesso di soggiorno nel paese. A questa cifra, va aggiunto un numero imprecisato di immigrati clandestini.
Si parla ora di 180.000 richiedenti asilo in Svezia, nel 2015. Questa cifra è più che raddoppiata rispetto all'anno precedente. Se alla metà di essi è stato concesso asilo, e ognuno di loro si facesse raggiungere da più di tre familiari, nel giro di un anno, nel paese avremo circa 270.000 nuovi immigrati. Solo la settimana scorsa sono arrivate oltre 8.000 persone, 1716 delle quali sono i cosiddetti "profughi bambini non accompagnati".
Gli svedesi che seguono unicamente le notizie diffuse dai grandi media hanno l'impressione che tutti i migranti che arrivano nel paese siano profughi siriani, ma il numero di questi ultimi è attualmente inferiore alla metà del totale: le 2864 persone che sono arrivate la settimana scorsa hanno dichiarato di provenire dalla Siria. In 1861 affermano di arrivare dall'Iraq e 1820 dall'Afghanistan. Chiaramente, molte persone originarie di paesi che non sono in guerra stanno vagliano la possibilità di chiedere asilo in Svezia; ma questo è qualcosa che i principali media non ritengono opportuno far sapere ai loro radio/telespettatori e lettori.
Che ci sia in corso un esodo di massa, dovrebbe essere chiaro in qualsiasi analisi obiettiva. L'economista svedese Tino Sanandaji (di origine curdo-iraniana, e quindi più inflessibile rispetto alla maggior parte degli svedesi, che, se osano criticare la politica sull'immigrazione, vengono immediatamente accusati di razzismo) scrive sul suo blog che gli svedesi potrebbero essere in minoranza nel loro stesso paese:
"1000-1500 richiedenti asilo al giorno per 15 anni corrisponde tra i 5,5 e gli 8,2 milioni di richiedenti asilo. Alla fine del 2014, l'Ufficio centrale di statistica, SCB, ha calcolato che il 21,5 per cento della popolazione svedese era di origine straniera: 2,1 milioni su un totale di 9,7 milioni. Il numero delle persone di origine svedese – nate in Svezia e con entrambi i genitori nati in Svezia – si è stabilizzato intorno ai 7,7 milioni e si prevede che rimarrà stabile o che aumenterà leggermente a causa dell'eccedenza delle nascite. Se coloro che sono di origine straniera toccheranno i 5,6 milioni, diventeranno la maggioranza".
Uno dei comuni che è stato inondato di migranti è Trelleborg (con una popolazione di 43.000 abitanti), situato sulla cosa meridionale della Svezia. In un giorno, oltre un centinaio di "profughi bambini non accompagnati" arrivano dalla Germania a bordo di traghetti. Nelle ultime due settimane ne sono stati registrati più di un migliaio; più della metà di loro sono ora scomparsi e sono stati dati per dispersi. Nessuno sa perché o dove siano andati. Ad essi si aggiungono 13.000 richiedenti asilo adulti.
Nei centri sportivi, nelle piste di pattinaggio e nell'albergo dell'aeroporto di Sturup sono stati improvvisati degli alloggi temporanei, tanto per citarne alcuni.
Trelleborg ha scritto una disperata lettera di richiesta di aiuto al governo, così come aveva fatto invano qualche settimana fa il comune di Örkelljunga. Il sindaco e il direttore municipale di Trelleborg, che ha firmato la missiva, l'1 ottobre, ha scritto:
"In passato, molti richiedenti asilo sono giunti a Malmö attraverso la Danimarca, ma la situazione è cambiata da circa due settimane. Dal 10 settembre fino alla mattina dell'1 ottobre, 14.100 richiedenti asilo sono arrivati a Trelleborg a bordo di traghetti. Non vi è alcuna indicazione che il ritmo stia rallentando; semmai è in continuo aumento. Martedì 22 settembre, il comune di Trelleborg ha ricevuto comunicazione dall'Ufficio immigrazione che era tenuto per legge a fornire alloggio, assistenza sanitaria e a pagare le spese di soggiorno ai minori arrivati in città, fino a quando il suddetto Ufficio non avesse deciso quale fosse la municipalità designata o occuparsi di questi minori. (...) Scrivendo questa lettera, vorremmo portare alla vostra attenzione l'immane sforzo che stiamo sostenendo".
A quanto pare, il ministro della Giustizia e per l'Immigrazione, Morgan Johansson, si è poi messo in contatto telefonicamente con il sindaco di Trelleborg per discutere le possibili soluzioni. Il 9 ottobre, l'Ufficio immigrazione ha deciso che il comune fosse esentato dalla possibilità di essere designato come municipalità di destinazione per i minori non accompagnati. Non è chiaro però come questa decisione allevierà la terribile situazione in cui versa Trelleborg dovendosi occupare temporaneamente di questi minori. L'unico aiuto concreto finora è giunto dai comuni vicini, che hanno aperto le loro strutture per ospitare alcuni dei migranti di Trelleborg.
Anche a Malmö, che si trova a circa 18 miglia da Trelleborg, la situazione è drammatica. Nelle ultime settimane, la stazione ferroviaria centrale di Malmö, la terza città più grande della Svezia, è stata invasa dai migranti; i volontari che nei primi giorni si sono presentati con cibo, acqua e indumenti, ora sembrano aver perso interesse. Il quotidiano Sydsvenska Dagbladet ha sintetizzato la disperata situazione in cui versa Malmö, dove è stato presa in considerazione (poi scartata) anche la possibilità di utilizzare il carcere vuoto per ospitare i minori profughi. Ora però questa sembra più di una possibilità per i profughi adulti.
Il sindaco socialdemocratico di Filipstad, Per Gruvberger, ha di recente lanciato l'allarme che il suo comune di 6000 anime non sarà in grado di fornire istruzione e assistenza all'infanzia per i 1100 richiedenti asilo ora assegnati alla sua municipalità.
La risposta del ministro Johansson a questo grido di aiuto è stata: "Se necessario, Filipstad dovrà ampliare le sue operazioni".
Questa affermazione insensibile ha indotto il sindaco del vicino paese di Årjäng, Daniel Schützer, a infuriarsi tanto da scrivere su Facebook riguardo al suo compagno di partito:
"Scusate il mio linguaggio, ma Morgan Johansson è dannatamente stupido. "Ampliare", egli dice. Non mancano i mattoni e le tavole, ma gli insegnanti!!!".
L'Ufficio immigrazione che ha il compito di vagliare i motivi che inducono i richiedenti asilo a immigrare, è comprensibilmente inondato di lavoro. Anche prima della recente "crisi dei rifugiati" – e nonostante le 1200 nuove assunzioni dello scorso anno – il suo staff era in affanno. Il sindacato lancia ormai l'allarme sui sempre più numerosi episodi di violenza, vandalismo e tentativi di suicidio – quest'anno (fino ad agosto) sono stati segnalati 1021 episodi del genere.
"La situazione lavorativa è molto tesa. La pressione è enorme. L'ambiente lavorativo è gravemente deteriorato", ha detto Sanna Norblad, presidente locale del sindacato ST, al quotidiano Norrköpings Tidningar.
Mentre accade tutto questo, buona parte del popolo svedese sta a guardare inorridita e si chiede quando si verificherà l'inevitabile crollo. Allo stesso tempo, un numero sorprendentemente più esteso di cittadini crede che "papà Stato" aggiusterà tutto. Questa è una prospettiva molto svedese, come un desiderio espresso dai bambini, di cui Peter Santesson, che dirige l'istituto demoscopico Demoskop, parla sul sito web Dagens Opinion. Santesson asserisce che gli svedesi hanno un livello insolitamente alto di fiducia nell'ordine sociale e sono convinti che "da qualche parte più in alto c'è sempre qualcuno più intelligente e più informato, che si assume le responsabilità e fa in modo che tutto funzioni". Se i funzionari di governo si rivelano incapaci di gestire il caos dei rifugiati, che loro stessi hanno creato, potrebbe essere disastroso. E Santesson continua,
"Coloro che prendono le decisioni devono tenere conto della fiducia che la gente ha riposto in loro e devono gestire con cura questa fiducia in questa difficile crisi. Se si tradisce la fiducia della gente rivelando di non sapere gestire la situazione – se la 'Svezia' non avrà la cura miracolosa e la crisi sfuggirà di mano – il risultato potrebbe avere conseguenze politiche e sociali che vanno ben oltre la questione dell'immigrazione".
Il blogger Johan Westerholm, un socialdemocratico che critica il governo, sottolinea in un articolo del 7 ottobre, titolato "L'infarto del sistema nel sistema dell'immigrazione", che oltre a coloro che si trovano già in Svezia, si devono aggiungere quelli ai quali non è stato concesso il diritto di asilo in Norvegia e in Finlandia, e quindi saranno rimandati nell'ultimo paese in cui si trovavano, ossia la Svezia. Considerando che la Finlandia rigetta il 60 per cento delle domande di richiesta di asilo, è lecito ipotizzare che nelle prossime settimane, il caos non potrà che intensificarsi.
Westerholm scrive che la situazione a Malmö è "fuori controllo" e dice che non abbiamo alcuna idea di chi arriva in Svezia:
"Un numero elevato di dirigenti (dell'Ufficio immigrazione) non conosce nemmeno le organizzazioni terroristiche designate e poi ci sono i simpatizzanti – persone che, per principio, mai depositerebbero un rapporto al dipartimento di sicurezza dell'Ufficio immigrazione, per motivi ideologici. Di questo gruppo fa parte chi è ammutolito dalla paura. In un'organizzazione, caratterizzata dalla paura e dallo stress, non fare nulla è un modo sicuro per mantenere il proprio lavoro. Se viene presentato un rapporto che solleva sospetti, di solito non accade nulla. Se la vita e la salute di un terrorista è a rischio, come spesso è il caso, la persona non viene espulsa. Inizialmente, le viene concesso un permesso di soggiorno temporaneo, che poi in pratica sarà permanente".
I 152 richiedenti asilo che finora quest'anno sono stati segnalati all'Ufficio immigrazione come possibili minacce alla sicurezza nazionale molto probabilmente sono solo la punta di un iceberg.
Gli svedesi che hanno già perso fiducia nelle autorità e nei politici si stanno ora preparando all'impensabile, ossia che la loro società un tempo così sicura sia sull'orlo del collasso. Sul sito web 72timmar.se, l'Agenzia della contingenze civili informa l'opinione pubblica sui "nostri cinque bisogni fondamentali: acqua, cibo, calore, sonno e sicurezza". Ai lettori viene detto di tenere in casa acqua e cibo in scatola e assicurarsi di poter stare al caldo.
In Svezia, "prepararsi" alle catastrofi sta diventando sempre più comune. L'estate scorsa, il quotidiano Svenska Dagbladet ha pubblicato un articolo sul primo negozio online svedese per le preparazioni e l'interesse mostrato dai lettori è stato enorme. Secondo l'istituto demoscopico Sifo, fino a poco tempo fa, sette svedesi su dieci erano del tutto impreparati ad affrontare una crisi che paralizza le fonti di energia e le infrastrutture. Il proprietario del negozio online, Fredrik Qvarnström, ha detto al giornale che, a suo avviso, gli svedesi sono il popolo meno preparato al mondo ad affrontare una crisi:
"Si parla molto di effetto serra e crisi economica. La gente sembra essere consapevole del fatto che esistono problemi, ma non penso che sappia quanto sia realmente vulnerabile. Ci affidiamo allo Stato perché si prenda cura di noi, come ha fatto in passato".
Non passerà molto tempo prima che gli svedesi si renderanno conto che lo Stato non si prenderà cura di loro. Il paese che solo venti anni fa era considerato come uno dei più sicuri e più ricchi del pianeta, ora rischia di diventare uno Stato fallito.