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Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli A destra: la moschea di Al Aqsa trasformata da violenti palestinesi in deposito di spranghe, bombe molotov e pietre da lanciare contro gli ebrei Cari amici, come ha spiegato benissimo Maurizio Molinari ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=59968), la geografia e le modalità dell'ondata terroristica contro gli ebrei di Israele mostra una chiara radice religiosa. Oltre a Molinari vi consiglio di nuovo di leggere questo articolo (http://david-collier.com/?p=1151), che mostra come il culto della violenza, del sangue e specificamente del coltello che taglia la gola sia una componente importante dell'islamismo. Ma che il problema sia religioso lo dicono anche loro, presentando il ciclo di violenza come “difesa della moschea di Al Aqsa”. Difesa, naturalmente dalla “profanazione dei luridi piedi degli ebrei” sul terreno del Monte del Tempio, dove i musulmani invece possono, senza profanazione, giocare a pallone o tirare molotov. La prima motivazione degli assalti contro gli ebrei è dunque religiosa e la prima accusa la “modifica dello status quo” stabilito subito dopo la liberazione di Gerusalemme nel '67 confermando al Wafq, fondazione religiosa giordana, l'amministrazione del Monte del Tempio, ma aprendolo alla visita di ebrei e cristiani che prima non erano ammessi. Chi è stato sul Monte sa che vi è un ingresso solo per i non musulmani, aperto per poche ore al giorno, che i visitatori sono ispezionati per impedire loro di portare simboli non islamici, e che la repressione di tutto ciò che non è islamico è così intensa che basta fermarsi da soli un attimo e mormorare qualcosa che potrebbe essere preso come una preghiera per essere arrestati. Ci vuole tutta la dabbenaggine politica di A.B. Yehoshua per sostenere “Io penso che si debba ripristinare lo status quo e dunque vietare agli ebrei di pregare al Monte del Tempio. Venga dunque permesso di visitarlo ma non di pregare [...] E' necessario fermare subito questa provocazione della preghiera”, come si trova scritto in un'intervista pubblicata ieri da “Repubblica”. Infatti quel che vogliono i musulmani non è un loro diritto alla preghiera nella moschea di Al Aqsa, che nessuno contesta, ma l'esclusione di tutti gli altri dallo spazio della moschea, del monte del Tempio e magari anche da Gerusalemme vecchia, com'era ai tempi della Giordania. Questo è quel che intendono per Status quo. Ma è una pretesa asimmetrica. Occorre sottolineare che nessuno è mai stato arrestato o molestato per aver fatto una preghiera islamica sul sagrato di una chiesa (guardate qui l'immagine di Milano qualche anno fa: http://www.lintraprendente.it/2015/05/qui-allah-non-e-grande/) e perfino al Kotel, il “Muro del Pianto” (chi ha facebook può vederne la prova qui: https://www.facebook.com/StandWithUs/photos/a.350931762688.151625.19459912688/10153265415057689/?type=3)? Ma dal loro punto di vista anche il Kotel è loro e gli ebrei dovrebbero esserne esclusi. Non è un delirio complottista, è la richiesta che l'Autorità Palestinese ha appena fatto all'Unesco (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4712189,00.html). Il Muro è una parte della Moschea di Al Aqsa, sostengono, e dunque è loro, perché certamente la Moschea è loro. E così la Tomba dei Patriarchi a Hebron, quella di Rachele vicino a Betlemme, luoghi di pellegrinaggio ebraico da venti secoli e più e dedicati ai capostipiti del popolo ebraico. Ma loro sostengono fossero “palestinesi”, cioè facessero parte di un “popolo” di cui non vi è la minima traccia documentaria fino al 1960 (come popolo specifico, non come individui arabi che dopo la conquista nell'VIII secolo avevano una presenza anche in quelle terre, sempre definendosi solo “arabi” o “siriani”). Lo scopo di questa manovra è distruggere moralmente il nesso storico fra ebraismo e Terra di Israele, che pure è chiarissimo nella storia, nell'archeologia, nelle testimonianze dei viaggiatori, nei Vangeli e pure nel Corano (sura al-Ma'ida 20-21) ed è sempre stato presente nella tradizione islamica fino alle recentissime costruzioni propagandistiche palestiniste (http://www.apocalypsesoon.org/I/i-xfile-22.htm). Va aggiunto che questo tentativo di cancellazione non è stato solo “morale”, ma anche fisico. Il Wafq negli ultimi decenni ha scavato sotto la moschea di Al Aqsa una gigantesca sala di preghiera e ha accuratamente buttato via tutto il materiale di scavo; anche solo esplorando i mucchi dei rifiuti gli archeologi hanno fatto scoperte importanti (http://www.jpost.com/Israel-News/Culture/Jewish-historys-greatest-archaeological-crime-419231); ma lo status quo (e anche la statica della moschea) è stato profondamente turbato da queste iniziative, non certo dalla tolleranza di Israele che ha il controllo di Gerusalemme da 48 anni e non ha affatto interferito sulla vita del Monte se non per garantire la pubblica sicurezza, quando è necessario.
Vorrei ora solo invitarvi a pensare che cosa accadrebbe se Israele si comportasse con l'arroganza irresponsabile dell'Autorità Palestinese. Se dicesse per esempio che non vuole che i “luridi piedi” dei musulmani “profanino” la città di Davide e Salomone; che non vuole neanche un musulmano nel suo territorio, dato che da essi è stato oppresso per secoli; che gli arabi sono discendenti di scimmie e maiali, che ogni goccia di sangue spesa per difendere il carattere ebraico di Giudea e Samaria è santa eccetera eccetera, per non parlare dell'ipotesi assurda di ragazzetti che vadano ad ammazzare a caso musulmani nei quartieri arabi, impuniti, anzi ammirati dalla popolazione e ricompensati dallo stato (http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/17718#.ViOVFH7hDDc). Nessuno esiterebbe a condannare Israele, il suo governo, i suoi leader religiosi. Per molto meno oggi la Francia, che sotto la guida fallimentare in tutto di Hollande si è assunta il compito di principale nemica di Israele in Europa, ha proposto l'idea folle di un controllo militare internazionale sul Monte del Tempio (https://www.breakingisraelnews.com/51413/france-proposes-international-observers-on-temple-mount-jerusalem/). Insomma, la “religione” in gioco nell'ondata degli attentati non è affatto pacifica né universale, è un'ideologia aggressiva ed esclusivista, cui l'Europa fa malissimo a piegarsi, perché minaccia anche i suoi cittadini. Religione, per l'Islam, è sinonimo di colonialismo arabo, servitù dei non musulmani, spirito di conquista, non certo di pace. Bisogna rendersi conto di questo, prima di giustificare i “ragazzi” che “difendono Al Aqsa”.
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