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Nella testa degli accoltellatori Cari amici, mi conoscete abbastanza per essere sicuri che io non sono uno di quelli che “ci sono ragioni da tutt'e due le parti”, anzi. Il più grande porta dei coltelli belli acuminati e taglienti presi in casa (ammesso che non glieli abbia dati la famiglia apposta o qualcun altro). Camminano per un quarto d'ora, fanno un chilometro o poco più, ed eccoli qui, li vedete nel filmato (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Police-release-footage-of-Pisgat-Zeev-attack-proving-that-Palestinian-teens-were-terrorists-424938 ) nel mezzo del quartiere vicino ma nemico, che scelgono un obiettivo qualunque e si mettono a corrergli dietro coi coltelli in mano per ammazzarlo. Riescono a ferirlo. Poi, dato che la vittima scelta corre troppo svelto per finirlo, tornano indietro, adocchiano un negozio di dolciumi, vedono un loro coetaneo che ne esce, immaginiamo con delle mentine o con una tavoletta di cioccolata comprata lì, non gli danno il tempo di andar via con la bicicletta che aveva appoggiato sul muro e feriscono anche lui gravemente. Interviene un poliziotto che li ferma con due colpi di pistola. Che senso ha una scena del genere? O che senso ha la storia in parte analoga di una donna sulla trentina a quanto pare con un bambino piccolo, che da Nazareth (una cittadina araba brutta ma non povera, anche grazie ai pellegrini cristiani che la visitano) è andata alla stazione degli autobus della vicina città ebraica di Afula, ha tirato fuori anche lei un coltello e ha cercato di ammazzare una guardia di sicurezza e anche lei è stata ferita nella reazione delle forze dell'ordine accorse immediatamente, dopo il suo rifiuto di lasciare il coltello ( http://www.timesofisrael.com/attempted-afula-stabber-identified-as-nazareth-woman/ ). Del padre del ragazzino non si fa cenno, e suona strana la spiegazione della famiglia riportata dal “Times of Israel”, secondo cui la donna era malata di nervi. Più preoccupante ancora la versione di un importante sito americano, “Tablet” (http://www.tabletmag.com/jewish-news-and-politics/194219/big-knives-and-bad-ideas ) , secondo cui la donna si era di recente laureata al Technion, il Politecnico Israeliano che risulta spesso nelle classifiche internazionali fra le cinquanta o cento migliori università del mondo, ben avanti rispetto agli atenei italiani meglio piazzati. Ancora un caso, quello di Fahdi Alloun, diciottenne, che ha accoltellato un tredicenne ebreo qualche giorno fa nella città vecchia di Gerusalemme e poi abbattuto dalla polizia (http://it.gatestoneinstitute.org/6708/terroristi-palestinesi ). Dicono che facesse il panettiere, ma nelle fotografie lo vediamo vestito con un'eleganza un po' esibizionista, appoggiato a una moto di grossa cilindrata che sembra di sua proprietà. Per favore, non parlatemi di delusione per il blocco del processo di pace o di difficoltà economiche o di esasperazione per l'occupazione. I due ragazzi venivano da un quartiere residenziale e avevano la carta d'identità di residenti permanenti, che dava loro l'accesso a tutti i diritti civili israeliani; lo stesso vale per il gagà panettiere. E' molto difficile riconoscere in queste storie una passione politica strutturata. Ma pensate ora a quel ragazzino in bicicletta che usciva da un negozio di dolcetti, colpevole solo di un po' di golosità (ma soprattutto di essere ebreo) e punito per questo con una coltellata che l'ha quasi ucciso. Quale che sia la follia che obnubila la testa degli accoltellatori, non deve esserci indulgenza per gesti così nazisti, per una malvagità così naturale da essere quasi incosciente di sé Ugo Volli |
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