Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 16/10/2015, a pag. 14, con il titolo "Quelle ragazze arabe che sfidano la morte", l'intervista di Elisabetta Reguitti a Padre Francesco Ielpo, Commissario di Terra Santa.
Padre Francesco Ielpo è un nuovo esempio di sostegno al terrorismo palestinese contro Israele da parte di uomini di Chiesa. L'intervista che gli fa Elisabetta Reguitti non lascia spazio a dubbi. Il sacerdote afferma infatti: “Mi colpisce che quei ragazzi, che in strada usano lame di coltello per ferire, sanno che certamente moriranno perché dall'altra parte rispondono con i proiettili". Non una parola di condanna del terrorismo, ma al contrario, difesa a tutti i costi degli assassini di ebrei che, se vengono colpiti, è perché hanno appena accoltellato un passante.
Questa incredibile lettura dei fatti, d'altra parte, è coerente con quelle che secondo Ielpo sono le motivazioni vere della tensione di queste settimane, "Tensione accentuata ultimamente dalla questione della Spianata delle Moschee e da episodi di violenza da parte di coloni". I terroristi palestinesi uccidono, ma l'ineffabile Commissario di Terra Santa condanna imprecisate "violenze da parte dei coloni" e diffonde la propaganda palestinese su un fantasioso cambiamento dello status quo del Monte del Tempio, dove sorgono le moschee.
Affermazioni miserabili.
Una riflessione sul'intervista: bene far conoscere le opinioni indecenti del Commissario vaticano, un aiuto ad aprire le menti dei cattolici più ostinati nell'apprezzare l'azione politica della SS (Santa Sede) in Israele. Un commento sarebbe stato opportuno.
Ecco l'articolo:
Padre Francesco Ielpo
Padre Francesco Ielpo , 45 anni, francescano, è dal 2013 Commissario di Terra Santa (sono 88 in 44 paesi del mondo) per la Lombardia. “Mi colpisce che quei ragazzi, che in strada usano lame di coltello per ferire, sanno che certamente moriranno perché dall'altra parte rispondono con i proiettili. Sono tutti così giovani e poi le donne, che vengono usate più che mai per questa nuova esplosione di violenza”, commenta. Oltre al saio, il crocifisso e il rosario, il padre completa la sua personale dotazione con un iPad carico di testi e immagini con cui spiega ai pellegrini anche la preziosa bellezza: dal monte Tabor, luogo della trasfigurazione di Gesù a Nazareth città natale di Maria e per la cristianità dove “il cielo ha baciato la terra” ripercorrendo quei viaggi che ora subiscono un inevitabile arresto a causa della Terza Intifada.
L'ordine dei francescani da secoli è Custode della Terra Santa, cosa vi preoccupa di ciò che sta accadendo? Ci sta a cuore l'uomo, ogni uomo. La violenza, l'odio e l'ingiustizia non favoriscono la promozione umana, anzi la depauperano. Ci preoccupano certo le vittime innocenti di questo infinito conflitto, ma ci preoccupa anche l'odio nel cuore degli uomini che li rende già morti dentro.
I 'bravi ragazzi' con cui Ielpo solidarizza
Da poche settimane è rientrato da Gerusalemme, aveva avuto la percezione di essere alla vigilia di una recrudescenza di violenza? In Terra Santa gli equilibri sono sempre molto precari. È dalla scorsa estate, con il conflitto nella striscia di Gaza, che si respira tensione. Tensione accentuata ultimamente dalla questione della Spianata delle Moschee e da episodi di violenza da parte di coloni. Tutte micce che rivelano un malessere profondo.
Ora nella Città Santa israeliani e palestinesi sono sempre più lontani. O forse non sono mai stati vicini. In realtà la storia ci insegna che tutte le volte che si sono fatti passi concreti di avvicinamento è sempre subentrato qualche elemento per arretrare. Molti da entrambe le parti anelano a una pace vera, duratura e cercano punti d'incontro. Ma è altrettanto evidente che l'escalation di violenze e ingiustizie allontana sempre più i due popoli.
Sembra sia stato inutile perfino lo storico incontro nei giardini vaticani tra Papa Francesco, il presidente palestinese Abu Mazen e quello israeliano Shimon Peres. Inutile se lo si guarda dal punto di vista dell'esito pratico e politico. Profetico se si considera la novità introdotta da Papa Francesco: non si è posto come mediatore con qualche “intelligente” soluzione (che non avrebbe mai totalmente soddisfatto le attese e le aspettative). Ma ha invitato alla preghiera, senza giudicare o condannare e senza dare lezioni. Non si è sostituito alle responsabilità di nessuno, ma a tutti ha proposto di allargare lo sguardo: chi può rifiutarsi di pregare per la pace?
I timori possono indurre i visitatori a non partire per la Terra Santa, creando un isolamento di quei luoghi? Purtroppo è quello che sta accadendo da un anno a questa parte. Nei primi 5 mesi del 2015 il calo è stato del 40% soprattutto per quanto riguarda pellegrini provenienti dall'Italia. La paura induce a non partire e ciò produce gravi ripercussioni sull'economia della gente comune. Per i cristiani poi la diminuzione di pellegrini incide anche sulla speranza: ogni gruppo che arriva ridesta speranza attraverso la solidarietà e la vicinanza. Ma Israele rimane un paese sicuro per visitatori, turisti e pellegrini.
In Siria avete 9 comunità di confratelli. Che notizie vi giungono? Terribili e piene di consolazione al contempo. Regna uno stato di caos dove non si sa neppure bene chi fa che cosa. Manca tutto: elettricità, riscaldamento, medicinali, acqua. Il parroco di Aleppo ha definito la situazione un'apocalisse. Eppure non mancano gesti di carità e gratuità, di solidarietà tra cristiani e musulmani. Quotidiani miracoli, dentro e fuori i chiostri dei conventi, di un popolo che non si sente abbandonato da Dio.
Cosa rappresenta la Custodia di Terra Santa? Rispondo con una frase del Custode: testimoniamo con la nostra presenza un'altra Presenza. Presenti nei santuari e accanto alle necessità dei fratelli con progetti sociali come scuole, emergenza alloggi per giovani famiglie. Con la ong Associazione Pro Terra Santa stiamo realizzando un museo a Gerusalemme. A Betlemme le nostre suore si occupano di persone con disagi fisici e mentali e degli anziani: nel luogo della natività c'è un cronico bisogno di assistenza a persone sole e povere.
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