Federica Mogherini & Massimo D’Alema: una coppia per niente strana
Commento di Angelo Pezzana
Federica Mogherini
L’aveva voluta Matteo Renzi alla Farnesina, un ministro degli esteri donna. Finalmente una donna, pensarono in molti, noi tra questi. Ma la prova che non basta la differenza di genere per garantire un cambiamento della nostra politica estera, in meglio, ovviamente, arrivò subito. Federica Mogherini non era cambiata da quando, nei suoi anni giovanili, si faceva fotografare accanto ad Arafat. Errori di gioventù, pensarono in molti, noi tra questi. Crescendo avrà capito, e poi se l’ha scelta Renzi un motivo ci sarà.
Federica Mogherini con il terrorista Yasser Arafat
Se c’era, non ci è stato dato sapere, perché la nuova ministra degli esteri ha subito dato segnali che indicavano senza ombra di dubbio che le precedenti passioni verso il terrorismo palestinese non erano finite, anzi. Se al posto di Matteo Renzi ci fosse stato Massimo D’Alema la scelta sarebbe stata la stessa. Mentre in Israele ogni giorno vengono accoltellati civili, specialmente se giovani, sterminate intere famiglie, omicidi mirati, che significano “qui non vi vogliamo, questa terra è nostra, vi impediremo di crescere, di diventare adulti, sentirvi cittadini di Israele, sgozzeremo le famiglie, genitori e figli, non fatevi illusioni, non ammazziamo solo soldati”, e Israele si difende, come può, perché è difficile riconoscere in un tredicenne un assassino che sta per accoltellare un suo coetaneo, e quando succede l’unica cosa che si può fare è impedire che pianti quel maledetto coltello nel corpo di altri, per cui l’unica soluzione per fermarlo è sparargli. Allora che cosa pensa, che cosa fa Federica Mogherini, che nel frattempo non fa più danni alla Farnesina, essendo stata inviata in altra sede, ben più prestigiosa – forse per buona condotta? - quale è l’Unione Europea, anche lì con lo stesso incarico, ministro degli esteri di tutti gli stati UE?
Massimo D'Alema
Replica azioni e linguaggio nel più puro stile dalemiano. Telefona a Gerusalemme e a Ramallah per dire a Bibi Netanyahu e a Abu Mazen “di andarci piano, restare calmi, di non commettere azioni che potrebbero incrementare la violenza e, soprattutto, che ogni reazione sia proporzionata”. Ha usato proprio questo verbo, manco avesse alle spalle D’Alema a suggerirglielo. Non è Israele a difendersi dai coltelli e dalle molotov, l’aggressione è uguale alla difesa, gli assassini sono sullo stesso piano delle vittime. Che cosa dovrebbe fare Israele per garantire sicurezza ai propri cittadini, quando è stato lo stesso Abu Mazen a rifiutarsi ancora una volta e definitivamente di sedersi al tavolo delle trattative? L’ha dichiarato all’Assemblea Generale dell’Onu, davanti al mondo intero, che - guarda un po’ - non ha fiatato, non l’ha criticato, nessuna risoluzione di condanna, niente. E che cosa dovevano pensare quei giovani fanatizzati dalla propaganda dello stesso Abu Mazen? Allora andiamo noi, hanno giustamente pensato, a liberare Al Quds – cosi chiamano Gerusalemme – perché il ‘moderato’ presidente dell’Anp aveva detto che Israele vuole impadronirsi delle moschee sul Monte del Tempio, costruite sulla Spianata - per poterle poi distruggere. Una menzogna enorme, che in quanto tale ha raggiunto l’obiettivo.
Che fanno i media internazionali? Con poche eccezioni si bevono anche questa versione, basta loro che la firma sia palestinese. Mogherini invita entrambi a riprendere i colloqui di pace, ma fa una telefonata di troppo, quella a Netanyahu, che si è sempre dichiarato pronto. Ne faccia due, invece, allo stesso prezzo, ad Abu Mazen, è lui il primo responsabile della violenza che si è scatenata su Israele. Naturalmente dopo essersi consultata con Massimo D’Alema, ci mancherebbe.
Angelo Pezzana