Ebrei, musulmani e l’Europa alle prese con i rifugiati
Commento di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
La crisi dei rifugiati si diffonde rapidamente in Europa, per questo gli ebrei (e Israele) devono seguirne gli sviluppi con attenzione e coglierne gli aspetti più rilevanti. Uno di questi, tra altri, è il frequente paragone tra i rifugiati musulmani di oggi con gli ebrei in fuga dalla Germania degli anni ’30, che stravolgono completamente la realtà. Gli sviluppi più significativi avvengono in Germania, dove la Cancelliera Angela Merkel ha rischiato la propria reputazione – e forse anche il posto – aprendo le porte a un grande numero di rifugiati. Alcuni centri di accoglienza sono stati incendiati, probabilmente da estremisti di estrema destra, gli stessi che in futuro, per la loro ideologia, è probabile che attaccheranno gli ebrei. Gli scontri in questi centri fra i vari gruppi di rifugiati, i tentativi di proselitismo cristiano verso i musulmani e gli sforzi dei salafiti di arruolare tutti i rifugiati fra gli estremisti musulmani, sono altri problemi che vengono alla luce, come le violenze sessuali contro le donne da parte dei rifugiati, sia nei centri che altrove. Qualcuno ha proposto di separare nei centri i musulmani dai cristiani nei centri, a causa delle aggressioni dei primi verso questi ultimi. In Francia, alcune municipalità accettano solo rifugiati cristiani.
Da un punto di vista ebraico, accanto ai temi che li riguardano in quanto cittadini, ciò che conta è l’influenza diffusa che pone l’islam al centro del dibattito nell’Europa occidentale. L’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Sicurezza della UE Federica Mogherini ha dichiarato agli inizi dell’anno che “ l’islam detiene un posto centrale nelle società occidentali. L’islam appartiene all’Europa. Ha un posto nella storia europea, nella nostra cultura, in quella del cibo e, cosa ancora più importante, nel nostro stesso futuro”. Angela Merkel ha detto: “ La maggior parte dei musulmani sono onesti cittadini, credono nella costituzione. E’ chiaro quindi che l’islam appartiene ora alla Germania”. C’erano state dichiarazioni simili in precedenza da parte di politici tedeschi. Nel 2006, alla apertura della prima Conferenza sull’islam (Deutsche Islam Konferenz DIK), l’allora Ministro degli Interni Wolfgang Schaüble dichiarò “ L’islam è parte della Germania e dell’Europa”. Nel 2010, il Presidente tedesco Christian Wulff aggiunse “ l’islam appartiene alla Germania”. Un recente sondaggio dell’“Allensbach Institute”, ha rivelato che il 22% della popolazione tedesca pensa che l’islam fa parte della Germania, mentre il 63% non è d’accordo. Alcuni miei conoscenti tedeschi mi hanno detto in via privata che molti non sono affatto d’accordo sull’accettazione di un così gran numero di rifugiati, ma non osano dirlo pubblicamente per il timore di essere giudicati razzisti o perfino nazisti.
Una imbarcazione di migranti nel Mediterraneo
Bisognerebbe interrogare i politici per conoscere la loro opinione su quale islam appartiene all’Europa. Questo è particolarmente importante per gli ebrei, non solo per i tanti attacchi anti-semiti provocati da musulmani negli ultimi decenni, ma anche in considerazione delle atrocità commesse in Europa il secolo scorso. Ma la condizione marginale nella quale si trovano gli ebrei europei non gli consente di far sentire la loro voce, delegando l’intera faccenda ai non ebrei, agli ebrei israeliani o agli Usa.
Ecco alcune domande che dovrebbero essere sollevate: 1. I musulmani che prendono il corano alla lettera e che definiscono gli ebrei maiali e scimmie, appartengono all’Europa ? 2. I musulmani che attaccano le sinagoghe in Francia appartengono all’Europa ? 3. Chi si identifica con Hamas, Hezbollah e Isis appartiene all’Europa ? 4. Quelli che hanno cantato “Hamas, Hamas, gli ebrei al gas” ad Amsterdam durante una dimostrazione, mentre la polizia non interveniva, anche loro appartengono all’Europa ? 5. Chi promuove l’introduzione nelle leggi della Sharia, appartiene all’Europa ? 6. I fanatici leader musulmani che predicano odio, appartengono all’Europa ? 7. Quei leader musulmani che non condannano la violenza che cresce nelle loro società o quelli che la condannano solo dopo esserne stati obbligati dalle autorità, anche loro appartengono all’Europa ? 8. E quei musulmani che ritengono le leggi religiose più importanti di quelle civili, anche loro appartengono all’Europa ?
Nel 2013, il “Berlin Social Science Center” ha pubblicato una ricerca di Ruud Koopmans in sei paesi europei, rivelando che il 65% dei musulmani in quei paesi erano d’accordo sul fatto che “ le leggi anti-democratiche sono più importanti di quelle laiche”. Anche questi musulmani anti-democratici appartengono all’Europa ? Il Segretario di Stato britannico Theresa May sollevò durante il recente congresso del Partito Conservatore il problema immigrazione, in modo più indiretto. Disse: “Quando c’è troppa immigrazione, il cambiamento avviene in modo troppo veloce, per cui è impossibile costruire una società unita” L’ovvia domanda da porre alla signora May è: Sono tutti gli immigranti a rendere impossibile la costruzione di una società unita, o sono solo alcuni gruppi che presentano problemi di integrazione ? Sono domande da porre, anche se era impossibile farlo all’inizio dell’attuale ondata di immigrati. Va però evitato il linguaggio estremista.
Geert Wilders, leader del partito populista olandese PVV, lo scorso anno chiese ai suoi simpatizzanti se volevano più immigrati marocchini o meno. La risposta fu: “meno !”. Ne seguì una denuncia per Wilders, il quale avrebbe potuto evitarla se avesse chiesto: “ Visto il numero sproporzionato di marocchini denunciati alla polizia, non è stato un grande errore farne arrivare così tanti in Olanda?” Il partito di Wilders non è una eccezione. In Francia, il Partito Repubblicano di Nicolas Sarkozy viene considerato moderato, anche se alcuni suoi rappresentanti si esprimono qualche volta con dichiarazioni tipiche del Fronte Nazionale di estrema destra. Un membro importante del partito, Nadine Morano, già Ministro della Famiglia, è andata persino oltre. È stata infatti rimossa dalla candidatura nelle elezioni regionali dopo che aveva affermato alla Tv che “la Francia è un paese di razza bianca giudeo-cristiana”, rifiutando poi di scusarsi. In tutta questa confusione, l’Europa può essere giudicata con più precisione per come si comporta con i suoi ebrei.
Non è politicamente corretto (vero?) affermare che l’immigrazione non selettiva di milioni di musulmani è l’aspetto più negativo per gli ebrei europei dopo la Shoah. Provarlo non è difficile, anche se affermare questa verità è un tabù. Il politicamente corretto richiede una terminologia del tipo “musulmani estremisti” o “islamisti”, qualcosa che non è nemmeno vero, perché molti delinquenti anti-ebrei probabilmente non seguono affatto le leggi islamiche. Forse gli anni di fine 20° secolo possono essere considerati i migliori per gli ebrei europei dalla fine della guerra. Dopo, molti ebrei sono stati uccisi in Francia, Belgio e Danimarca, tutti da immigrati musulmani o dai loro discendenti.
Gli ebrei europei devono aumentare le misure della propria sicurezza in modo significativo, la circoncisione e le regole per quanto riguarda la macellazione rituale sono state oggetto di attacco in molte società europee, insieme alle regole islamiche. Gli ebrei hanno reagito aumentando le misure di sicurezza, nascondendo la propria identità in pubblico e con un significativo aumento dell’emigrazione. I cambiamenti più negativi per gli ebrei in Europa sono essenzialmente dovuti agli attacchi subiti da elementi delle comunità musulmane. A essere corretti, occorre aggiungere le reazioni di governi e società di fronte all’influenza esercitata dai musulmani, che ha giocato un ruolo essenziale. Sarebbe opportuno che la crisi dovuta all’arrivo dei rifugiati portasse a un dibattito serio sulla posizione dell’islam in Europa, inclusa una attenta analisi su quanto una immigrazione musulmana massiccia, non selettiva, ha significato per le comunità ebraiche.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). Una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.