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Informazione Corretta Rassegna Stampa
12.10.2015 IC7 - Il commento di Giorgio Berruto: Titoli galeotti
Dal 4 al 10 ottobre 2015

Testata: Informazione Corretta
Data: 12 ottobre 2015
Pagina: 1
Autore: Giorgio Berruto
Titolo: «IC7 - Il commento di Giorgio Berruto: Titoli galeotti»

IC7 - Il commento di Giorgio Berruto
Dal 4 al 10 ottobre 2015

Titoli galeotti


La realtà e la rappresentazione che ne propongono i media

I lettori di Informazione Corretta sanno quanto sia vasta la disinformazione che, ogni giorno, constatiamo quando sfogliamo un quotidiano, guardiamo un telegiornale o ascoltiamo una trasmissione radiofonica. D’altra parte, anche a partire da idee radicalmente divergenti su Israele e sulla guerra di sopravvivenza che da almeno settant’anni è costretta a combattere, è sufficiente un minimo di onestà intellettuale per rendersi conto della campagna denigratoria ininterrotta che colpisce lo Stato ebraico. E non si dica che si tratta di critiche legittime al governo di Gerusalemme (peraltro spesso indicato surrettiziamente come “governo di Tel Aviv”, a voler misconoscere il fatto inoppugnabile che Gerusalemme è parte di Israele, in parte dalla nascita dello Stato, in parte dalla vittoriosa conclusione di una guerra difensiva): Israele è infatti l’unico Paese al mondo di cui viene costantemente messo in discussione il diritto stesso all’esistenza.


Un esempio ironico di come i media disinformano quando trattano di Israele

Non voglio tuttavia annoiarvi con un ennesimo articolo sui contenuti, spesso e volentieri fuorvianti, di articoli e servizi su Israele, ma sulla disinformazione presente nei titoli di questi articoli, e sul ruolo decisivo che gioca. Sabato 9 ottobre 2015 La Stampa titolava "Battaglia a Gaza, sette palestinesi uccisi negli scontri"; in modo simile La Repubblica ("La terza Intifada infiamma Israele. Morti 7 palestinesi. Hamas: 'E' guerra' "), Il Messaggero ("Israele, l'Intifada dei coltelli, l'esercito uccide 7 palestinesi") e Il Fatto Quotidiano ("Coltelli e pallottole: venerdì d'Intifada con 7 palestinesi uccisi"). Nessun accenno al terrorismo, nei titoli c’è spazio soltanto per i palestinesi morti, anzi, “uccisi”. Peggio ancora riesce a fare il Corriere della Sera ("Una giornata di sangue per i palestinesi"), che decontestualizza completamente dalla dinamica dei fatti e colpisce l’attenzione del lettore con il binomio sangue-palestinesi.

Sembra che le redazioni dei quotidiani, che quasi sempre scelgono i titoli, abbiano motivi di particolare acredine nei confronti dell’unica democrazia dell’intero Medio Oriente, forse perché ha il torto evidente di essere abitata da 6 milioni di ebrei. L’impressione è che a molti stiano più simpatici altri 6 milioni di ebrei, quelli assassinati non molti decenni or sono a Treblinka, Auschwitz, Sobibor. L’ebreo buono è quello morto, non è vero?

Ma c’è di peggio. Le redazioni online, per esempio. La Stampa online, il 1° ottobre scorso, titolava “Due israeliani uccisi da spari in Cisgiordania”. Proprio così: da spari, non da terroristi palestinesi. E’ evidente che si tratta di un modo per deresponsabilizzare gli attentatori, a meno di pensare che gli spari siano soggetti morali, cosa che nessuna persona sana di mente si azzarderebbe a fare. Mancando il soggetto morale, l’evento assume lo statuto di mero caso, sfortuna, coincidenza spiacevole, e non di un attentato pianificato con uno scopo lucido e preciso: ammazzare ebrei e seminare il terrore.

Immagine correlata

Una psicosi tutta italiana? Purtroppo no. Lo stesso discorso vale per molti Paesi, e non dittature dove è imposto il pensiero unico come Arabia Saudita, Iran o Corea del Nord, ma democrazie liberali come Germania, Paesi Bassi, Francia. Altrove è anche peggio, per esempio nel Regno Unito. La settimana scorsa l’inglese BBC, tra i media di riferimento a livello mondiale, ha pubblicato titoli come “Palestinian shot dead after Jerusalem attack kills two”, “Palestinian shot dead after stabbing soldier in Israel”, “Jerusalem Old City ban on Palestinians after killings”. Questi titoli invertono completamente la dinamica dei fatti. Prendiamo il secondo citato, “Palestinese ucciso dopo aver pugnalato un soldato in Israele”: qual è la notizia? Che un palestinese è stato ucciso, è evidente. Soltanto dopo – ma nella consecuzione reale dei fatti prima! – viene detto che questo palestinese, il soggetto di cui tratta il titolo, il protagonista, ha ucciso un “soldato” (non un israeliano, non un ebreo: un “soldato”). Il terzo è ancora peggio: “La Città vecchia di Gerusalemme chiusa ai palestinesi dopo uccisioni”: anche in questo caso le “uccisioni” (peraltro vaghe, senza che si dia nessun elemento su uccisori, i terroristi palestinesi, e uccisi, gli israeliani) vengono dopo quella che viene proposta come notizia principale (e che peraltro è falsa, dal momento che il blocco momentaneo si applicava soltanto ai non residenti).

In questi titoli il terrorismo palestinese non è mai nominato e i palestinesi compaiono nelle vesti delle vittime anche quando compiono attentati: sono, insomma, completamente deresponsabilizzati; non soggetti consapevoli e responsabili, ma oggetti. Il motivo per cui i terroristi sono stati uccisi viene omesso oppure segnalato dopo e in modo da risciacquare da ogni macchia i panni sporchi degli attentatori: tutto quello che sappiamo è che si sono verificati “un attacco a Gerusalemme” e imprecisate “uccisioni”.

I titoli sono importanti, spesso più degli articoli che presentano e quasi quanto le immagini. Innanzitutto perché, sfogliando il giornale, di molti pezzi leggiamo soltanto il titolo; ma anche perché, in ogni caso, questo comporta una griglia interpretativa che orienta a priori in modo decisivo la nostra lettura.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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