Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/10/2015, a pag. 24, con il titolo "Lo stallo fra Israele e Palestina e l'ipotesi di una Confederazione", la lettera di Giorgio Berruto e la risposta di Maurizio Molinari.
Interessante l'ipotesi riferita da Maurizio Molinari. Difficile però che si possa realizzare, dal momento che i partiti arabi palestinesi più forti, Hamas e Fatah, hanno posizioni massimaliste, dall'incitamento al terrorismo (e la sua pratica) alla volontà di distruggere Israele. Può una Confederazione comprendere una democrazia come Israele e due stati controllati da simili gruppi? Sì, se il M.O. fosse una Svizzera...
Ecco lettera e risposta di Molinari:
Caro Molinari, esiste una strada percorribile per evitare una nuova larga offensiva di terrorismo in Israele? Leggiamo da alcune settimane dell’intensificarsi di attentati contro israeliani e alcuni commentatori scrivono già di una «Terza Intifada». Negli ultimi due giorni, inoltre, si sono aggiunti nuovi elementi di preoccupazione: gli attentatori palestinesi hanno colpito anche a Tel Aviv e alle violenze a Jaffa hanno partecipato gruppi di arabo-israeliani. È possibile trovare un modo per bloccare questa spirale? C’è qualcuno in Israele che abbia idea di come affrontare la crisi? Come intende muoversi il governo di Gerusalemme?
Giorgio Berruto - Torino
Maurizio Molinari
Caro Berruto, l’attuale fase di violenze evidenzia l’assenza di nuove idee per tentare di risolvere il conflitto in Medio Oriente. Lo stallo fra israeliani e palestinesi è totale dalla primavera dello scorso anno, quando l’ultima mediazione di John Kerry si arenò davanti a due posizioni irremovibili: dell’Autorità palestinese a rinunciare al diritto al ritorno dei profughi del 1948 e di Israele a smantellare gli insediamenti in Cisgiordania. Sono tali veti a costituire l’ostacolo che impedisce di procedere verso la soluzione dei due Stati. Sebbene tanto Benjamin Netanyahu che Abu Mazen sostengano tale formula, su entrambi i fronti il consenso per i rispetti veti è tale da impedire una composizione del conflitto.
Reven Rivlin
Per rispondere al suo «cosa fare?» bisogna cercare chi in Medio Oriente tenta di ipotizzare strade alternative. Mi ha colpito aver sentito di recente parlare di «Confederazione» da persone distanti. Lo ha fatto il presidente di Israele, Reuven Rivlin, spiegando che «può essere un modo per far vivere i due Stati assieme tenendoli separati». E lo ha fatto Hanna Siniora, ex consigliere di Arafat e veterano dell’Olp, osservando che «la Confederazione risolverebbe il problema dei confini e di Gerusalemme pur lasciando intatto quello dei profughi». Esplorare soluzioni innovative, partendo dalla volontà di convivenza della maggioranza di palestinesi e israeliani, può aiutare a superare lo stallo.
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