Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/10/2015, a pag. 12, con il titolo "Nuova Intifada, Netanyahu: 'L'estremismo islamista è arrivato anche in Israele' ", la cronaca di Maurizio Molinari; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Il sangue di Israele non fa notizia".
Ecco gli articoli:
I soccorsi dopo un attentato ieri nel centro di Tel Aviv
LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Nuova Intifada, Netanyahu: 'L'estremismo islamista è arrivato anche in Israele' "
Maurizio Molinari
«Siamo alle prese con un’ondata di terrore contro Israele, frutto dell’estremismo islamico che dilaga in Medio Oriente». È il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che parla alla nazione al termine di una giornata di attacchi con i coltelli da Hebron a Tel Aviv fino ad Afula per spiegare che lo Stato ebraico è alle prese con un nuovo nemico: «L’estremismo islamico che affligge questa regione è arrivato anche qui».
Per Netanyahu si tratta di un «momento difficile» e per questo parla affiancato dai responsabili militari e della sicurezza. «Braccheremo ovunque i terroristi e li sconfiggeremo» dice il premier, affermando di «comprendere le madri che hanno timore di far uscire i figli da casa». L’indice è puntato anzitutto verso il «Movimento Islamico» guidato da Raed Salah, che opera dalla Galilea, è formato da arabo-israeliani, si richiama ai Fratelli Musulmani e le sue unità «Morabitun» e «Murabitat» - le sentinelle, uomini e donne - sono state messe fuori legge perché coinvolte nei disordini sulla Spianata delle moschee.
Polizia e controspionaggio ritengono che sia proprio la «difesa di Al Aqsa» la motivazione che spinge un crescente numero di arabi, dei Territori o cittadini, a compiere attacchi «con coltelli, bottiglie incendiarie, sassi e armi da fuoco», come dice Netanyahu. Al fine di ridurre la tensione su Al Aqsa il premier ordina a ministri e leader politici di non salire sulla Spianata delle moschee, rinnovando però ad Abu Mazen e Hamas le accuse di «incitare all’odio». Il bilancio di ieri è di almeno 7 israeliani feriti, inclusa una soldatessa a Tel Aviv. Gli aggressori sono stati uccisi o catturati e c’è anche una vittima palestinese nel campo di Shouafat, a Gerusalemme Est, uccisa dai soldati durante una battaglia in strada.
IL FOGLIO: "Il sangue di Israele non fa notizia"
Chi ricorda le 81 sparatorie, i 5 attacchi con granate, i 651 attacchi con Molotov e le 173 aggressioni con coltelli, mazze e asce contro i civili israeliani e i soldati durante i primi due anni dell’Intifada nel 1987? Nessuno, ma tutti ricordano il ragazzino palestinese che lancia sassi contro un carro armato israeliano. Adesso siamo in mezzo alla Terza Intifada e il sangue degli israeliani non brilla. I media derubricano il terrorismo contro Israele a disordini, tafferugli, riots, indicando nella causa “l’occupazione”. La Bbc ha titolato così dopo l’assassinio dei due israeliani nella città vecchia: “Un palestinese ucciso dopo che un attacco a Gerusalemme uccide due persone”.
E’ la disinformazione che si mangia la verità delle cose, la causa e l’effetto, l’aggressore e la vittima, l’arabo e l’ebreo, in una sorta di orrenda equivalenza morale e storica. Nel 2000 fu Yasser Arafat che tornò vittorioso da Camp David per aver rifiutato la più grande offerta territoriale di Israele; oggi è Abu Mazen che torna da New York annunciando la morte degli accordi di Oslo e la violazione della moschea di al Aqsa. I palestinesi sono vittime di una sorta di ipnosi: distruggere Israele, costi quel che costi, anche a costo del deterioramento delle loro vite.
Soltanto così si spiega la storia di una ragazza palestinese di buona famiglia che ieri mattina è uscita di casa e anziché andare a scuola ha deciso di andare ad accoltellare due passanti israeliani. E’ la storia del “Pifferaio di Hamelin”: inizia a suonare e i ratti, incantati dalla sua musica, si mettono a seguirlo, lasciandosi condurre fino al fiume, dove annegano. Israele ne uscirà vittorioso, come fa da settant’anni. I palestinesi no.
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