Scoprire l’acqua calda Commento di Federico Steinhaus
Shlomo Avinery
Il politico e politologo israeliano Shlomo Avinery ha pubblicato sul quotidiano Haaretz un’interessante analisi del conflitto israelo-palestinese, e dimostra che anche un pacifista come lui è in grado di scoprire l’acqua calda. Avinery scrive che, se avessero accettato la decisione dell’ONU del 1947, i palestinesi avrebbero avuto uno stato sovrano fin da allora, senza dover versare sangue per 6 decenni. Vero, come è vera la sua analisi della percezione di questo conflitto da parte dei due popoli: gli israeliani sono fermamente convinti che si tratti del conflitto fra due popoli e due aspirazioni nazionali, motivo per il quale sono pronti ad un compromesso che consenta anche ai palestinesi di vivere in un loro stato autonomo; i palestinesi invece hanno sempre giudicato la presenza ebraica e lo stato d’Israele come una imposizione di stampo colonialista e ritengono che solamente la cancellazione di questa presenza possa soddisfare le loro aspirazioni: ed anche questo è assolutamente vero, purtroppo. Non si tratta di una visione innovativa, come ben sanno quanti si occupano del Medio Oriente ad occhi aperti e mente sgombra da pregiudizi. E’ una novità, invece, che un personaggio storicamente legato a Rabin ed al pacifismo lo ammetta. Oggi si discute se l’ondata di volenza che quotidianamente scuote Israele da almeno un anno sia o non sia una terza intifada. Lo è, al di là di ogni dubbio, per la continuità e capillarità degli atti di violenza e per la caratteristica che questi hanno di essere demandati all’individuo, non organizzati da un vertice politico e/o militare, il che li rende imprevedibili e difficilmente prevenibili. Altra cosa sono i missili che da Gaza piovono su Israele, che dopo l’azione di pulizia dello scorso anno sono sporadici e relativamente pochi (ma non meno micidiali quando vanno a segno). Se Avnery ha ragione, e tutto fa pensare che sia così, anche questa intifada sarà un episodio della guerra che i palestinesi conducono contro l’esistenza stessa di Israele: una guerra di cui il mondo non sembra vedere la reale natura nè comprendere lo scopo ultimo. Iran, Hezbollah e Hamas non ne fanno certamente mistero, e l’Autorità Palestinese ha inserito stabilmente la fine di Israele nel sistema educativo, nella letteratura, nelle celebrazioni commemorative dei “martiri” che si sono “immolati” contro il nemico sionista.