Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/10/2015, a pag. 10, con il titolo "Assad: se serve, me ne vado; ancora raid russi sui ribelli", l'analisi di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Bashar al Assad
«Sono pronto a lasciare il potere se ciò potesse essere d’aiuto per la Siria»: il presidente Bashar al Assad consegna alla tv iraniana «Khabar» una carta politica mirata ad aiutare gli sforzi diplomatici di Mosca per tentare una composizione della guerra civile. Nell’intervista Assad esprime una visione apocalittica del conflitto in corso in più Paesi del Medio Oriente: «La coalizione fra Siria, Russia, Iran e Iraq deve prevalere, altrimenti l’intera regione sarà distrutta».
Il motivo è che mentre la Russia guida «la guerra contro i terroristi dello Stato Islamico», l’Occidente guidato dagli Stati Uniti «li fomenta e sostiene» attraverso aiuti, finanziari e militari, «forniti da Turchia, Arabia Saudita e Qatar».
«Il terrorismo è lo strumento che l’Occidente adopera per sottomettere la regione», continua Assad, citando «Al Qaeda creata per combattere l’Urss in Afghanistan» e Isis «nata dentro le prigioni americani in Iraq» dopo l’intervento che rovesciò Saddam Hussein. «Ora vogliono adoperare Isis per trasformare la Siria in tanti staterelli».
Il fronte diplomatico
Ciò significa assicurare un sostegno incondizionato all’intervento militare russo in Siria, ma Assad aiuta il Cremlino anche sul fronte diplomatico. Mosca infatti sta tentando di far nascere un Gruppo di Contatto sulla Siria per far ripartire le trattative di Ginevra sulla transizione e Assad pronuncia la frase che più serve alla Russia: «Il futuro della Siria deve essere deciso dai siriani, se serve sono disposto a farmi da parte». Ciò significa consegnare a Putin una disponibilità teorica a lasciare il potere al termine della transizione, grazie alla quale Mosca può tentare di coinvolgere nella trattativa le potenze più agguerrite sul fronte opposto: Arabia Saudita e Turchia. Assad però aggiunge: «Meglio negoziare al tavolo di Mosca che nella cornice di Ginevra». Ovvero: mi fido solo della Russia, non certo delle Nazioni Unite.
Saranno i prossimi giorni a dire come Sergei Lavrov, ministro degli Esteri del Cremlino, sfrutterà le dichiarazioni di Assad. Intanto Mosca è impegnata a duellare con il Pentagono sul tipo di munizioni che adopera nei raid in Siria. A incalzarla è stato Robert Otto, vice capo dell’intelligence dell’aviazione militare Usa, affermando che «gli aerei russi dispongono solo di bombe "stupide" che raggiungono l’obiettivo in base a velocità e gravità» con il risultato di «causare molte vittime civili» aiutando Isis a «reclutare». La risposta arriva da Igor Klimov, portavoce dell’aviazione russa: «Forse la Nato ignora che abbiamo i missili J-29, che raggiungono gli obiettivi guidati dai laser, e le bombe AS-14 Kedge con una testata massima di 500 kg e un margine di errore di 2 metri». Come dire: sono ordigni «intelligenti» quanto quelli dell’Occidente.
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