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La Stampa Rassegna Stampa
03.10.2015 Ottime notizie dal grande schermo, Woman in Gold & Pecore in erba
Analisi del primo di Fulvia Caprara, e il nostro 'Geniale' al secondo

Testata: La Stampa
Data: 03 ottobre 2015
Pagina: 30
Autore: Fulvia Caprara
Titolo: «Una donna,un quadro di Klimt e la storia tragica del XX secolo»

Buone notizie dal grande schermo: è in arrivo " Woman in Gold" - non sappiamo se avrà lo stesso titolo - che si annuncia di grande interesse considerando la storia che racconta. Riprendiamo l'articolo di Fulvia Caprara sulla STAMPA di oggi, 03/10/2015, a pag.30, con il titolo "Una donna,un quadro di Klimt e la storia tragica del XX secolo".

La seconda ottima notizia  è il film " Pecore in erba ", di Alberto Caviglia, , del quale possiamo solo dire: " Geniale", regia e sceneggiatura strepitosi, da non perdere.


Fulvia Caprara

 
ROMA - Nell’odissea di Maria Altmann, nata a Vienna nel 1916 e scomparsa a 94 anni in America, dove aveva trovato scampo al nazismo, Helen Mirren ha ritrovato echi della sua vita, tracce delle origini russe e similitudini con sofferenze familiari: «Dopo la rivoluzione d’ottobre la mia bisnonna e le sue sorelle furono costrette a lasciare la Russia, ad abbandonare tutto, a vivere in spazi minuscoli... Sono vicende che segnano la storia del ventesimo secolo, popoli perseguitati, nuclei familiari distrutti. Per prepararmi al film ho letto molto sull’Olocausto, mi è stato utile soprattutto Storia del Terzo Reich di William Shirer, un libro che consiglio a tutti». Arte, giustizia, famiglia Il resto è venuto con la semplicità che contraddistingue le prove dei grandi interpreti: «Ho girato Woman in Gold perchè sono rimasta colpita da questa vicenda che parla di res titu zion e, di arte rubata, di giustizia, di famiglia. Poi, man mano, mi sono app a ssi o n ata alla figura di Maria, una donna piena di umorismo, intelligente, decisa, e con una gran forza di volontà». La memoria dolorosa della g iovin ezza s p e z z at a dalla guerra, l’affetto verso i genitori abbandonati per fuggire in A me ri ca, l ’i mmag i n e i n c an ce l l abile di Adele Boch-Bauer, la zia bellissima e conturbante che tradiva nello sguardo malinconico il timore per un futuro minaccioso. Nella determinazione con cui la signora Maria Altmann chiese, nel 1998, al giovane avvocato Randy Schoenberg (nipote del compositore Arnold) di sostenerla nella battaglia per il recupero dei dipinti di Klimt appartenuti alla sua famiglia, c’è tutto questo. E altro ancora: «Non ho incontrato discendenti degli Altmann prima delle riprese, ma so che hanno dato grande sostegno alla pellicola. Maria ha combattuto per un quadro dall’immenso valore economico, ma per lei si trattava soprattutto di un ricordo, cui teneva profondamente». Il rapporto con l’avvocato Shoenberg (Ryan Reynolds), altro punto di forza di Woman in Gold, divenne, nell’arco del- la lunga avventura, sempre più intenso: «Quando uno dei due si deprimeva e sentiva la voglia di mollare, c’era sempre l’altro a sostenerlo. Il processo è durato dieci anni e so che è andata proprio così, ci sono stati giorni di ottimismo e altri di disperazione, come capita nella vita, matrimoni compresi». Il regista Simon Curtis dice che il racconto di Woman in Gold (dal 15 in 220 sale con Eagle) contiene anche «una lettera d’amore all’America, che accolse Maria e le permise di costruirsi una nuova esistenza». Più di tutto, è l’ennesima prova del talento di una splendida settantenne, attrice premio Oscar (per The Queen) sempre a caccia di nuove sfide, innamorata del Salento dove trascorre la maggior parte del tempo libero, pronta a rintuzzare con vigore le rimostranze delle colleghe coetanee che si lamentano per la scarsità di ruoli: «Sono convinta che in questo settore, come in politica, scienza, affari, giustizia, medicina, sia necessario battersi per far avere alle donne incarichi di rilievo. Più vedremo donne in posizioni importanti, più il cinema rifletterà questa realtà. Quello che conta, però, è farsi parte attiva, non limitarsi a recriminare». Quando è in Puglia, nella masseria dove, insieme al marito Taylor Hackford, si occupa dei suoi quattrocento melograni, Mirren cerca di vedere spesso film italiani: «Mi piace tanto Benvenuti al Sud, ma il mio preferito rimane L’armata Brancaleone». La sorpresa riguarda le ultime generazioni: «Ho visto un film tanto divertente, su quel tipo che vuole fare il cantante...». Cado dalle nubi di Checco Zalone? «Sì, proprio lui». Dame Helen Mirren non finisce di stupire.

 

La vicenda vera
Era troppo piccola per ricordare Gustav Klimt, ma nella casa dello zio Ferdinand e della zia Adele, a Vienna, Maria Bloch-Bauer (foto sopra) praticamente era cresciuta. Quadri, tappezzerie, mobili e porcellane: i nazisti si presero tutto, insieme allo zuccherificio di famiglia, e lei, con il marito Fritz Altmann, cantante d’opera, si mise in salvo arrivando nel 1940 a Los Angeles, dove produrrà e venderà per tutta la vita maglioni di cashmere. Solo nel 1998, vedova, 82enne, seppe da un giornalista austriaco che quei cinque Klimt appartenevano a lei. La battaglia con il governo austriaco finì nel 2006, con la decisiva mediazione della corte suprema americana, e Maria vendette quasi subito i quadri per 330,7 milioni di dollari. «Non saremmo dovuti arrivare a questo punto», disse. Morì il 7 febbraio 2011, a 94 anni.

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