Riprendiamo da SETTE di oggi, 02/10/2015, con il titolo "Boicottaggio (ipocrita) di Israele", l'analisi di Aldo Grasso. Con i nostri complimenti.
Aldo Grasso
Nessun legame accademico e professionale con colleghi israeliani. Ma anche nessuno studente israeliano, nessun libro di testo redatto da israeliani. È quanto ha deciso la London University nel marzo scorso, mettendo ai voti il boicottaggio accademico nei confronti dello Stato ebraico. La London University — la più prestigiosa università inglese per gli studi mediorientali — è diventata così il primo ateneo inglese a votare ufficialmente la fine di ogni relazione con i colleghi israeliani.
Manifestazione contro Bds, movimento razzista e antisemita
Magari uno si aspettava che la "prestigiosa" London University boicottasse anche stati come la Siria, il Sudan, il Qatar, l'Iran, la Corea del Nord, tanto per fare alcuni esempi di canagliume, ma si vede che il boicottaggio accademico mira di più a punire le idee che i fatti concreti. Anche il celebre fisico e cosmologo britannico Stephen Hawking aveva annullato anni fa la propria partecipazione a una conferenza promossa dal presidente israeliano Simon Peres a Gerusalemme, aderendo alla campagna di boicottaggio degli accademici britannici nei confronti di Israele. Un cosmologo lungimirante!
Adesso è scesa in campo l'Islanda con i suoi 323.000 abitanti. Vuole boicottare i prodotti israeliani. Il comune dl Reykjavik ha infatti votato un provvedimento con cui la città non accoglierà nessun altro oggetto prodotto in Israele, fino a quando questa continuerà l'occupazione del suolo palestinese. Ad avanzare la mozione, Björk Vilhelmsdóttir, consignera della Social Democratic Alliance, che prima di ritirarsi dalla politica, voleva lasciare un suo contributo all'impegno per i diritti umani, a cui da sempre la città islandese guarda. Niente boicottaggio nei confronti del Califfato, della Jihad islamica, di Al Qaeda. Solo Israele, solo uno stato democratico.
Odiatori di Israele in azione
DOMANDE PROVOCATORIE. La miglior risposta a queste ipocrite forme di protesta è venuta da di Yair Lapid, leader del partito israeliano Yesh Atid. Ha scritto: «Il boicottaggio include anche i prodotti fatti dalla minoranza araba in Israele che rappresenta il 20% della popolazione? Il boicottaggio include i i parlamentari arabo-israeliani che siedono accanto a me nel Parlamento israeliano? II boicottaggio include anche le fabbriche che danno lavoro a decine di migliaia di palestinesi per i quali questa è l'unica opportunità per provvedere ai propri figli? Il boicottaggio include anche gli ospedali israeliani nei quali decine di migliaia di palestinesi vengono curati ogni giorno? Il boicottaggio include anche le produzioni fatte dal 71% degli israeliani che secondo l'ultimo sondaggio sostiene la soluzione di "due popoli, due Stati" e la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele?». Il boicottaggio dovrebbe anche includere Microsoft Office, le videocamere dei cellulari, Google, ognuno dei quali contiene elementi inventati o prodotti in Israele?
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