Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/09/2015, a pag. 16, con il titolo "Mio figlio allontanato dalla classe perché gay", la cronaca di Fabio Poletti.
Di fronte a episodi del genere, ci chiediamo perché ancora molte famiglie mandano i propri figli alle scuole cattoliche, a maggior ragione se i ragazzi sono omosessuali. Cosa altro ci si poteva aspettare?
Ecco l'articolo:
Il corridoio della vergogna sarebbe al primo piano. Teatro di questa storia di discriminazione quasi senza precedenti - un alunno di 16 anni tenuto fuori dalla classe e relegato in corridoio perché gay - anche se le versioni sono contrastanti. Ionela C., origini rumene ma da vent’anni in Italia, è filata dai carabinieri: «E’ vero che mio figlio è un po’ esuberante ma a scuola è bravo. Lo hanno discriminato solo perchè è gay...».
Adriano Corrioni, il preside della scuola professionale E.C.Fo.P di Monza, una scuola ad orientamento cattolico, prima minaccia sfracelli - «Adesso denuncio tutti» - poi passa il pomeriggio al telefono a spiegare: «Il ragazzo è stato tenuto fuori dalla classe ma in un locale con altri educatori solo per un giorno e solo per tutelarlo. I suoi compagni avevano scoperto una sua foto seminudo con un altro ragazzo su Facebook. Ma da lunedì scorso il ragazzo è tornato regolarmente in aula».
«Non è vero: mio figlio mi ha detto che è stato allontanato dalla classe fin da giovedì di settimana scorsa», racconta un’altra verità la madre. Incalzata dal marito, il patrigno del ragazzino, che a suo dire denuncia pure un’altra discriminazione. Danut C. dopo aver chiesto spiegazioni ai vertici dell’istituto scolastico si è sentito rispondere che «per la privacy non gli avrebbero fornito alcuna informazione non essendo lui il padre biologico del ragazzo». Un altro schiaffo in faccia, l’ennesimo che ha fatto perdere la pazienza al genitore del ragazzino: «Noi non ci arrendiamo. I carabinieri mi hanno spiegato che un ragazzo non può stare in corridoio, in caso di punizione ci sono altri sistemi. Per questo denunciamo i vertici della scuola. Ci siamo già rivolti ad un avvocato».
E pure al «Giornale di Monza», un quotidiano locale che ieri mattina con una doppia pagina ha fatto scoppiare il caso. La foto «incriminata» del ragazzino insieme all’amico - si vedono a torso nudo dalla cintola in su, il resto se c’è uno se lo deve immaginare - è sparita dai social network. In compenso i suoi compagni di classe si dividono via twitter e facebook tra «vaffa» e «cretigay». Un motivo in più per giustificare la decisione di allontanare per un giorno dalle lezioni il ragazzo secondo il preside dell’istituto: «Sono stati i suoi compagni amareggiati ad informarci. Per evitare che in classe si ingigantisse e si dividessero tra chi è contro e chi è a favore la cosa migliore è stato allontanarlo dalla classe per un giorno».
Un giorno o più giorni a seconda delle versioni. Ma anche se fosse un giorno solo, Danut C. si aspetta giustizia: «E’ stata offesa la dignità di mio figlio. È questa l’accoglienza di quella scuola? Vogliono che mandi mio figlio altrove così da non avere più noie?». I carabinieri indagano ma da Forza Italia al Pd al Movimento 5 Stelle chiedono che intervenga il ministero con un’ispezione per accertare quello che è successo davvero. Dall’Arcigay arrivano parole di fuoco: «Il Miur inviti gli ispettori. Nessun credo religioso può giustificare questa discriminazione». E un intervento contro la scuola lo chiede anche il Garante dell’Infanzia.
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