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Riprendiamo da SHALOM di settembre 2015, a pag. 11, con il titolo "Revocare la cittadinanza a chi destabilizza lo Stato di Israele?", l'analisi di Angelo Pezzana.
Ci sono degli argomenti che con quel tanto di ipocrisia accettabile vengono definiti 'delicati'. In genere si evita di trattarli e non sempre con delle motivazioni superficiali. La loro 'delicatezza', più che nell'argomento stesso, sta nelle parole con cui vengono espressi. Se c'è di mezzo la politica e un governo, la scelta di evitare di discuterli pubblicamente - meno che mai in pubbliche assemblee - è quasi d'obbligo. Questa premessa viene in aiuto in quanto citerò alcune affermazioni di un membro autorevole del governo israeliano, fatte alla Knesset a fine luglio scorso, che hanno scatenato le opposizioni e creato forte imbarazzo nello stesso governo, tanto che il Comitato Etico ne ha condannato lo "stile e il contenuto da rasentare il razzismo".
Per evitare che la polemica riprenda in altra sede, eviterò quindi di fare il nome di chi le ha pronunciate, non essendo indispensabile per la discussione che voglio invece aprire. Oltre a tutto l'autore mi è del tutto sconosciuto - non solo a me - anche se veste una carica importante nel governo di coalizione. Non importa che le ha dette, mi interessa il contenuto, anche perché non concordo affatto con il giudizio del citato Comitato Etico. Lo chiamerò d'ora in poi X. Che cosa ha detto di tanto scandaloso nel suo intervento alla Knesset? Il fatto era avvenuto il 24 giugno scorso, ma è venuto alla luce solo nel mese successivo, dopo il giudizio del Comitato Etico. X aveva detto che andrebbe revocata la cittadinanza israeliana a coloro che destabilizzano lo Stato, in particolare se sono membri della Knesset, e che partecipano a campagne terroristiche contro Israele.
“Chi aiuta il terrorismo e incita altri a farne parte non dovrebbe sedere su questi banchi“, aveva detto X. Parole di fuoco che hanno sollevato urla fra gli eletti nella Lista Araba Unita, che evidentemente si è sentita messa sotto accusa, anche se non era stato fatto alcun riferimento esplicito. A una deputata della Lista Araba che urlava più forte di tutti, X disse allora che "era la prima a dover restituire quel documento”. Dopo la censura del Comitato Etico X ha spiegato che si riferiva però alla deputata Zoabi della Lista Araba che era stata tra i partecipanti della Flotilla del 2010, il cui scopo era cancellare con metodi violenti il blocco navale a Gaza e quindi rafforzare il regime terrorista di Hamas. Aggiunse di non essersi mai rivolto alla popolazione araba israeliana, ma solo a coloro che agiscono, protetti dall'immunità parlamentare, favorendo così il terrorismo. Aggiunse che durante la strage di studenti nella scuola di Ma'alot del 1974, il terrorismo uccise anche alcuni suoi famigliari. Ma il Comitato Etico non ha condiviso 'stile e contenuto' molto vicino al razzismo, insomma, un linguaggio non degno di un parlamentare. X non ne ha fatto un dramma, ha detto che secondo lui non avrebbe alcun senso nemmeno l'esistenza stessa di un Comitato Etico all'interno della Knesset. Con questa battuta la polemica è terminata, ognuno ha svolto il proprio ruolo, il Comitato Etico, la Lista Araba, persino alcuni deputati dei partiti dell'opposizione che hanno duramente criticato X.
Io penso però che l'argomento della disputa sia reale, al di là di come può venir presentato. Israele è una forte democrazia, non saranno certo i legami con il terrorismo di alcuni deputati arabi a minarne le basi. Ma se aggiungiamo quella schiera infinita di organizzazioni, meno note della Knesset, ma che svolgono, loro sì, una funzione sempre più destabilizzante nella società israeliana, attaccandone le istituzioni più fondamentali - penso all'esercito di difesa - e al recente BDS, che stanno scalfendo l'immagine democratica reale di Israele in tutto il mondo, allora mi chiedo se le opinioni di X, allargate a chi opera in questo senso nel paese, non siano campate in aria. Ci sono dei rischi, certo, una caccia alle streghe non se la augura nessuno, ma un chiarimento sulle responsabilità di tante Ong, israeliane e straniere, è ormai una necessità inderogabile. Per inviare la propria opinione a Shalom, cliccare sulla e-mail sottostante redazione@shalom.it |
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