Riprendiamo da SETTE di oggi, 18/09/2015, a pag. 60-61, con il titolo "L'antisemitismo entra nella lotta agli infedeli", l'analisi di Umberto Broccoli.
Questa crociata era semi-ufficiale, ma la Chiesa ha benedetto tutte le altre, dove stragi e pogrom di ebrei erano consuetudine.
"Massacro degli ebrei" a Metz durante la Crociata dei Pezzenti (A. Migette)
1 agosto 1096. I Pezzenti sono arrivati a Costantinopoli, la città dell'imperatore, tappa essenziale sulla strada di Gerusalemme. Immaginiamo lo stupore dei pellegrini armati: sono nella città fondata da Costantino, dopo essere passati per Nis la città dove Costantino è nato. In quel tempo, in Oriente, l'imperatore del IV secolo è considerato santo e isapòstolos, simile agli apostoli. Per cui entrare in contatto con i luoghi vissuti da un santo è di per sé un privilegio ulteriore per chi partecipa al pellegrinaggio crociato.
Ma questo è un mondo altro per quegli occidentali occasionali. Tutto è differente, anche le chiese. Qui tendenzialmente sono a pianta centrale, più severe e illuminate da tante flammelle di lucerne e candele. In alcune di esse non ci sono immagini e i mattoni sono in vista dei fedeli: secoli prima — si racconta — c'era chi distruggeva statue, pitture e libri sacri, perché equiparati a idoli pagani. Confusi, i crociati prendono le misure con questo mondo lontano dal loro mondo. Pietro e Gualtiero Sansavoir dovranno parlare con Alessio, l'imperatore in persona. I Pezzenti si informano, vogliono sapere. Vorrebbero vedere in faccia questo uomo, considerato un semidio, una delle figure più prestigiose del mondo. Ha una cinquantina di anni, dicono. Modi eleganti, barba curata, non molto alto, sguardo obliquo, e lo si racconta come sempre agghindato con gioielli e vestito spesso con paramenti preziosi di color blu, il colore del potere.
Anche OZilij Arslan, il sultano giovane, uno dei capi degli infedeli, pare subisca il fascino di Alessio Comneno. E questo è meno comprensibile per i crociati, invasati ed esaltati contro tutto quanto non è cristiano. Molti fremono fra i pellegrini crociati, specialmente fra i tedeschi. Costoro al seguito di Pietro hanno già creato problemi a Nis ed è stata strage. Ma si ha notizia di altri discepoli di Pietro, partiti anche loro alla fine di aprile in direzione Balcani. Sono Volkmar, Gottschalk ed Emich di Leiningen in marcia alla testa di migliaia di uomini. Per capirne lo spirito basta pensare a quanto dice di sé Emich. Raduna la gente e predica sulla scorta di Pietro, cercando di far più proseliti possibile. In piazza urla: «Io sono il re dei Tempi Ultimi, capo dei greci e dei latini! Seguitemi a Gerusalemme, perché là io restituirò a Cristo la Corona, in attesa della sua seconda venuta sulla terra».
E fin qui siamo nell'esaltazione superstiziosa, trasversale ad ogni tempo e non solo ai Tempi Ultimi. Ma c' è dell'altro. Si estende il concetto di infedele per far rientrare nella categoria tutti coloro i quali non sono allineati con il Deus lo volt. Allora ecco inseriti anche gli ebrei, come sempre quando si tratta di perseguitare qualcuno. «Nei Tempi Ultimi», si dice, «gli ebrei si convertiranno in massa». Sottinteso: se non si convertiranno, li convertiremo. Spinti da queste idee, partono anche i gruppi di Volkmar, Gottschalk ed Emich. E, semplificando, molti di loro si chiedono: «Perché mai dobbiamo arrivare fino in Oriente per combattere i nemici di Cristo, quando costoro sono tra noi?» E così Volkmar lascia la Renania con una decina di migliaia di uomini. Passa per la Sassonia e la Boemia scatenandosi contro gli ebrei ungheresi a Praga e a Nitra. Non sarà una bella pensata: Colomanno, re di Ungheria interviene con l'esercito regolare ed è un massacro per l'esercito irregolare di Volkmar. Stessa sorte per Gottschalk, anch'egli devoto di Pietro e noncurante di quanto l'imperatore Enrico IV ha detto con chiarezza: sono messi al bando atti contro gli ebrei. Volkmar e i suoi scendono lungo il Reno e il Neckar, massacrando gli ebrei incontrati nonché chi si oppone al Deus lo vult, interpretato come tale a oltre quattromilaseicento chilometri da Gerusalemme. Anche Volkmar si schianta contro l'esercito ungherese assieme a buona parte dei suoi.
Ultimo e non ultimo Enrich di Leiningen «il nemico di tutti gli ebrei», così come lo definiscono cronache contemporanee. Conte, ma brigante e violento, anche per Enrich non è rilevante quanto Enrico IV ha stabilito a favore degli ebrei. Convince i suoi a iniziare il tutto da Spira, lungo il Reno. Ovviamente si comincia con gli ebrei. Interviene il vescovo e riesce a limitare a dodici il numero dei morti della comunità giudaica. Emich non si placa e punta verso Worms. Anche in questo caso Gerusalemme è a oltre quattromilaseicento chilometri di distanza. Proprio a Worms qualche anno prima, nel 1090, Enrico IV stabilisce i diritti degli ebrei con una regola in vigore per molti secoli a venire.
Ebbene la accozzaglia antisemita di Emich si presenta là il 20 maggio ed è carneficina nonostante l'intervento del vescovo della città questa volta del tutto inutile, perché molti ebrei sono massacrati proprio nel palazzo vescovile. La crociata personale di Enrich prosegue a Magonza. Il vescovo chiude le porte della città inutilmente: i crociati entrano il giorno dopo e la comunità ebraica offre al conte sette libre d'oro come prezzo della tranquillità. E questo ricorda molto da vicino tratti della nostra storia recente. Niente da fare. Altra strage per un migliaio di ebrei.
A questo punto è il crescendo consueto, quando sul campo di battaglia la violenza è alleata dell'esaltazione. Deus lo volt echeggia a Colonia, mentre brucia la sinagoga. Poi risuona lungo la strada dell'Ungheria entrando a forza nelle orecchie degli ebrei di Neuss, Wevelinghofen, Éller e Xanten. Non credo ad un Deus appagato dal sangue di migliaia di morti ammazzati male. Non credo proprio. Comunque anche questa orda stritolatrice sarà stritolata dall'esercito di Colomano. A Wiesselburg i bastardi senza gloria di Emich si spaventano non si sa di cosa. Si disperdono e scappano inseguiti prima di tutto dalle loro paure. Poi dagli ungheresi: i macellai di Emich diventeranno carne da macello, nella (non) logica delle guerre. La notizia si diffonde in Occidente. E i crociati cominciano a dubitare su quanto veramente Deus lo volt.
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