Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 18/09/2015, a pag. 3, la cronaca "Abbas condanna le violenze a Gerusalemme".
A destra: Abu Mazen
L'Osservatore Romano fa anche oggi da cassa di risonanza per la propaganda palestinese, concedendo spazio alle dichiarazioni di Abu Mazen - il dittatore "moderato" dell'Anp - e guardandosi bene sia dal commentarle, sia da contrapporvi la lettura israeliana dei fatti. Scrive OR che Abu Mazen ha parlato "condannando la violenza", ma soltanto quella "usata dalle forze di sicurezza israeliane". Nessuna ricostruzione dei fatti che si sono svolti presso la Moschea di Al Aqsa sul Monte del Tempio, a Gerusalemme, ancora una volta trasformata in fortino e santabarbara stipata di pietre da lanciare, spranghe, esplosivi e altre armi. Soltanto una tribuna per la propaganda dell' "angelo della pace"- come il Papa aveva definito Abu Mazen - negazionista, sostenitore del terrorismo e della violenza contro Israele.
Ecco l'articolo:
«Siamo a Gerusalemme per rimanerci, proteggeremo i nostri luoghi cristiani e islamici: non lasceremo la nostra terra e ci attaccheremo ad ogni atomo del territorio». Questo il messaggio lanciato ieri dal presidente palestinese, Mahmoud Abbas, che si è recato a Gerusalemme dopo gli scontri dei giorni scorsi nell'area della moschea di Al Aqsa. Abbas ha ribadito la posizione palestinese, condannando la violenza usata dalle forze di sicurezza israeliane. E ha ripetuto che «non ci sarà uno Stato palestinese senza Gerusalemme est come sua capitale».
Abbas ha anche dichiarato che gli israeliani non hanno il diritto di intervenire nell'area della moschea di Al Aqsa (uno dei luoghi più sacri per l'islam), «non gli permetteremo di farlo». Il presidente ha partecipato a una riunione di alcuni membri del comitato centrale dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e del ministro per gli Affari religiosi dell'Autorità palestinese.
Abu Mazen
Una dura condanna delle violenze a Gerusalemme è giunta ieri anche dalla Lega Araba. Il segretario generale dell'organismo, Nabil El Araby, ha chiesto alla comunità internazionale di prendere posizione. Araby, in una telefonata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha sottolineato la necessità che il Consiglio di sicurezza agisca per proteggere la pace nella regione. «È importante — ha sottolineato El Araby in una nota — che la riunione del quartetto internazionale (Stati Uniti, Russia, Onu e Ue), che si terrà il 30 settembre a New York, alla presenza dei ministri degli esteri di Egitto, Giordania e Arabia Saudita e della Lega Araba, porti a risultati tangibili».
Per inviare la propria opinione all' Osservatore Romano, telefonare 06/69883461, oppure cliccare sulla e-mail sottostante