Egitto: Un (moderato) segnale di speranza
Analisi di Zvi Mazel
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(Traduzione di Angelo Pezzana)
La nuova sede provvisoria dell'ambasciata al Cairo
E’ toccato a Dore Gold, direttore generale del Ministero degli Esteri, l’onore per la terza volta dell’alza bandiera sull’ambasciata d’Israele al Cairo. Il primo fu Yossi Hadas, era il 17 febbraio 1980 e l’edificio una modesta villa nel quartiere Dokki. Dopo trenta anni di guerre e ostilità, fu un vero momento storico. Venne la pace fra i due vicini, insieme alla speranza di una fruttuosa collaborazione a vantaggio di entrambi i popoli, un segnale, forse, per la pace tra Israele e altri paesi arabi. Fu poi Eliahu Ben Elissar ad alzare la bandiera sull’edificio che sarebbe diventato sede stabile, un palazzo moderno a Giza, sulla riva occidentale del Nilo. Oggi, è la residenza dell’ambasciatore a Maadi, nella zona sud del Cairo, a svolgere temporaneamente il ruolo di ambasciata, nell’attesa della nuova sede ‘definitiva’.
L'assalto alla ambasciata 4 anni fa
Un segnale di speranza modesto, ma molto atteso dopo che l’edificio di Giza fu devastato quattro anni fa durante una sommossa. Ci sarà una cerimonia pubblica, con gli inni nazionali dei due paesi, seguita dall’annuncio della nomina del nuovo ambasciatore egiziano in Israele. Due iniziative che possono essere interpretate come il segnale positivo del cambiamento nelle relazioni tra Egitto e Israele, forse il risultato dell’accresciuta cooperazione e il comune interesse nella lotta al terrorismo islamico nella Penisola del Sinai. Da quando al timone c’è Abdel Fattah al Sissi, la tensione fra il Cairo e Gerusalemme è diminuito in modo significativo. Il nuovo presidente ha chiuso con gli attacchi in pubblico contro Israele - il tono moderato del suo linguaggio è stato rilevato – malgrado continui a sostenere la proposta di uno stato palestinese con Gerusalemme est capitale. cI media egiziani sono in gran parte ancora ostili, ma con toni meno virulenti, nonostante vi siano ancora manifestazioni di odio, soprattutto dagli ambienti islamici. Che cosa succederà ora ? Sissi prenderà la decisione di grande importanza di promuovere la tanto attesa cooperazione a beneficio di entrambi i paesi, portando finalmente a compimento le grandi attese del trattato di pace ? Lo dirà il futuro. Finora il presidente egiziano si è mosso lentamente e con cautela nel contrastare l’opposizione interna e di paesi arabi. Adesso la sua attenzione è puntata sulle prossime elezioni parlamentari, per cui non desidera essere coinvolto in quello che è tuttora un argomento ‘caldo’ in Egitto. In ogni caso, quando (se?) la sua posizione sarà pienamente sicura e il terrorismo islamico sotto controllo, è persona troppo pragmatica per respingere una utile mutua cooperazione. Resa possibile dall’evento di ieri, modesto ma denso di significato.
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center for Public Affairs. I suoi editoriali escono sul Jerusalem Post. Collabora con Informazione Corretta