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Ecco come Ban Ki-moon frantuma i valori universali dell’Onu Analisi di Manfred Gerstenfeld e Jamie Berk (Traduzione di Angelo Pezzana)
Nella attuazione delle normative riguardanti i vari paesi, il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon frantuma i valori basilari universali delle Nazioni Unite, ignorando senza giustificazioni i pregiudizi messi in atto da molte agenzie che a lui fanno capo. Alla base della politica delle Nazioni Unite vi è la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sottoscritta per definirli e metterli in evidenza. Questa dichiarazione fu una risposta alla Shoah, con l’obiettivo di combattere il relativismo morale, che sosteneva invece come i criteri di valutazione potevano cambiare a seconda della cultura o della storia. Per cui la classificazione dei crimini nazisti poteva essere giustificata dall’estremismo della cultura tedesca e del diffuso anti-semitismo di quegli anni. Ban Ki-moon, nella sua qualità di Segretario Generale, dovrebbe essere il principale difensore dei valori universali. Avrebbe dovuto criticare severamente agenzie come lo” UN Human Rights Council” e l’UNESCO, che applicano regolarmente il relativismo morale contro Israele. I due rapporti su Gaza, quello di Goldstone e l’altro su “ Scudo Protettivo “, sono quelli che maggiormente qualificano in relativismo morale dell’Onu. Ban non rivolge critiche a queste agenzie Onu, preferisce piuttosto agire lui stesso in modo discriminatorio, usando standard differenti per Israele rispetto agli altri paesi. Lo si verifica di frequente in molte occasioni, basta mettere a confronto le varie dichiarazioni per avere un quadro che illustra gli errori del suo comportamento.
Nel 2013 Ban ha maliziosamente affermato di non credere che l’Onu abbia dei pregiudizi contro Israele. “ Il governo israeliano può dire che vi sono alcune posizioni pregiudiziali contro Israele, dato che Israele è uno dei 193 stati membri”, ha dichiarato, “ ma Israele ha uguali diritti e opportunità, senza alcun pregiudizio o discriminazioni, questo è un principio fondamentale dello statuto dell’Onu. Per cui Israele gode pienamente di questi diritti”. Molti stati membri non permettono a Israele di esercitare questi diritti, essendo continuamente demonizzata alle Nazioni Unite. Lo stesso Ban si comporta così. Nell’agosto 2014, in piena operazione ‘Scudo Protettivo’, Ban organizzò un incontro d’emergenza alla Assemblea Generale sulle possibili violazioni delle leggi umanitarie internazionali da parte degli ufficiali israeliani, accusando Israele di agire in modo sproporzionato. L’attuale ambasciatore israeliano all’Onu Ron Prosor non ha esitato ad accusare Ban di relativismo morale, e di usare questo criterio molto di frequente. “ Se l’Assemblea dell’Onu avesse investito un decimo dell’energia che adopera contro Israele, si sarebbe accorta dei crimini orrendi commessi da Hamas”, ha dichiarato Prosor nella stessa sessione. Altre comunicazioni nella medesima Assemblea Generale vennero dall’ex Ambasciatore del Canada Alan Baker e da Nachi Eyal, direttore della “Internation Action Division” e CEO del” Legal Forum for Israel”, che scrissero di essere costernati nel vedere come Ban e i paesi membri dell’Onu accusassero Israele di crimini di guerra mentre rimanevano in silenzio sull’uso delle strutture dell’UNRWA per il lancio dei missili da parte di Hamas. Aggiunsero “L’aver permesso l’accumulazione degli armamenti e il loro trasferimento ad Hamas, l’Onu è di fatto diventato un loro complice nella commissione sui crimini di guerra”. Ban, durante la campagna elettorale del marzo 2015 in Israele, ha dichiarato che lo stato “poteva rimanere democratico solo se fermava le costruzioni nei territori”. Prosor rispose “L’Onu può non essere d’accordo con le politiche del governo israeliano, ma vi è un fatto che non può essere messo in discussione: Israele è l’unica democrazia in Medio Oriente. Se l’Onu è così preoccupato per il futuro del popolo palestinese, allora deve chiedersi come mai Mahmoud Abbas è da 10 anni presidente dell’Anp, quando il termine massimo è di cinque.” Ban ha criticato Israele per le sofferenze causate ai bambini durante l’operazione “Scudo Protettivo” in un rapporto del giugno 2015 sul conflitto armato rilasciato a suo nome, preparato dall’algerina Leila Zerrougui. La vice-Ministra degli Affari Esteri Tzipi Hotovely, ha risposto: “In un tempo in cui la guerra infuria senza sosta in Medio Oriente e bambini vengono massacrati quotidianamente, l’Onu cita Israele allo stesso livello di stati che non hanno mai avuto alcuna forma di diritti umani”. Ha poi sottolineato gli sforzi fatti da Israele per avvisare la popolazione civile di Gaza quando c’erano gli attacchi, entre “Hamas cinicamente usava bambini e le strutture civili mettendo intenzionalmente in pericolo la vita dei cittadini. Lo stato di Israele continuerà la sua campagna in favore della verità, e non metterà a rischio il proprio diritto all’auto-difesa”.
Ban ha aggiunto “ l’entità dell’impatto del 2014, senza precedenti e inaccettabile, sui bambini solleva gravi preoccupazioni in merito alle leggi umanitarie internazionali.. e sull’uso eccessivo della forza”. Prosor ribattè che l’Onu aveva rifiutato un rapporto informativo proposto da Israele, utilizzando unicamente quello fornito dai gruppi estremisti anti-israeliani. Prosor ricordò che il 10% del rapporto era centrato sulle accuse a Israele per i bambini, mentre soltanto il 2% era dedicato all’Iraq e il 6% alla Siria. Anche il Primo Ministro Netanyhau ha risposto alle affermazioni di Ban, dicendo che “non vi sono limiti all’ipocrisia dell’Onu. Invece di dire che Hamas ha usato i bambini di Gaza come ostaggi negli asili da dove partivano i missili contro Israele e aveva scavato tunnel per raggiungere quelli in territorio israeliano, l’Onu sceglieva di accusare Israele”. Alan Dershowitz l’ha riassunto così: “ Ban Ki-moon è parte del problema, non della soluzione in Medio Oriente”. Ne deriva che il Segretario Generale non si è impegnato a spegnere gli incendi che distruggono il valori universali dell’Onu, ma, come si è visto nei confronti di Israele, Ban è oggi un incendiario che soffia sul fuoco del relativismo morale.
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