sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
10.09.2015 Siria: la Russia di Putin entra in guerra a fianco di Assad
Cronaca e commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 10 settembre 2015
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'escalation di Putin in Siria: ponte aereo e truppe russe al fronte»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/09/2015, a pag. 1-2, con il titolo "L'escalation di Putin in Siria: ponte aereo e truppe russe al fronte", cronaca e commento di Maurizio Molinari.

Risultati immagini per maurizio molinari
Maurizio Molinari

Risultati immagini per russia stands with assad cartoon
La Russia di Putin sostiene il dittatore siriano Bashar al Assad

Le forze russe sbarcano a Latakia e iniziano le prime operazioni militari in Siria, lasciando intendere che Vladimir Putin persegue due obiettivi: sorreggere il regime di Bashar Assad nel breve termine ed assicurarsi il controllo della costa alawita a prescindere dall’esito della guerra civile. Sono fonti libanesi a far sapere che «le operazioni militari russe in Siria sono iniziate», spiegando che si tratta di «interventi limitati».

Sono azioni di combattimento con «elementi di fanteria navale russa a sostegno dell’esercito siriano» e «tale impegno potrebbe aumentare» a dimostrazione che «i russi non sono più osservatori ma partecipano alla guerra di Assad». Tutto ciò a meno di 24 ore dall’arrivo di almeno cento marines russi all’aeroporto internazionale «Assad» di Latakia dove è in pieno svolgimento il ponte aereo del Cremlino per sostenere il traballante regime di Assad.

Risultati immagini per siria russia
Bashar al Assad con Vladimir Putin

Gli aiuti
Due Antonov-124 Condor, i giganteschi vettori da trasporto russi, e un terzo aereo-cargo sono atterrati sbarcando mezzi militari, sofisticate apparecchiature per le comunicazioni, materiale per costruire impianti e personale in divisa. Altri aerei sono in arrivo. Fonti americane spiegano alla tv Cbs che «nell’aeroporto vi sono unità abitative per ospitare mille uomini» e la tv I24News, con la sede a Tel Aviv, aggiunge che i russi si preparano ad attivare «unità mobili» per gestire lo scalo come una «hub militare», proteggendo le comunicazioni e ospitando uomini e mezzi. I primi aerei-cargo sono partiti dalla Russia del Sud, sorvolando Bulgaria e Grecia, ma dopo la chiusura dei cieli da parte di Sofia - su pressante richiesta di Washington - i nuovi voli seguono la rotta del Mar Caspio, attraverso Iran e Iraq. A Latakia sono arrivati anche due velivoli di Air Mahan decollando da Teheran, con scalo ad Abadan, e Damasco: è la compagnia aerea commerciale iraniana accusata dagli Stati Uniti di trasportare uomini e mezzi della «Forza Al Qods», i reparti dei Guardiani della rivoluzione che operano all’estero. La coincidenza con il ponte aereo russo fa supporre che Teheran sia coinvolta nell’accelerazione militare.

Gli obiettivi
Ciò che accomuna Russia e Iran nell’immediato è la necessità di sostenere Assad, che perde terreno davanti alla simultanea avanzata dei ribelli islamici dell’«Esercito della Conquista» verso Latakia - con la cattura della base aerea di Abu al Duhur nella provincia di Idlib - e dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis) verso Damasco. Ma per Robert Kaplan, esperto di strategia mediorientale, c’è dell’altro: «Putin vuole assicurarsi il controllo della costa alawita nel lungo termine». Ovvero, l’interesse del Cremlino è conservare il porto di Tartus, base della sua flotta mediterranea, l’aeroporto di Latakia e la costa alawita - dai confini libanesi a quelli turchi - a prescindere dall’esito della guerra civile. Trasformandola in una sorta di enclave russa nel Mediterraneo Orientale. A conferma del piano di edificare sulla roccaforte alawita un fortino russo vi sono le operazioni in corso nel porto di Tartus, dove due navi anfibie del flotta del Cremlino hanno sbarcato carri armati, blindati e pezzi di artiglieria. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zaharova, tenta di minimizzare quanto sta avvenendo, limitandosi a parlare «di specialisti in arrivo per aiutare i siriani a gestire i sistemi d’arma forniti» perché «non abbiamo mai celato la cooperazione tecnico-militare con Damasco». E accusa l’Occidente di «isteria» per i timori espressi dall’amministrazione Obama. Anche i portavoce del regime di Assad convergono sulla versione riduttiva: «Non sono reparti combattenti russi, solo forniture militari».

I nuovi scenari
Ma in realtà il cambiamento strategico dello scacchiere militare è nei fatti. La conferma arriva dal podio della conferenza sulla sicurezza in corso ad Herzliya dove Ram Ben-Barak, direttore generale del ministero dell’Intelligence israeliano, afferma: «Quanto sta avvenendo può avere conseguenze per noi» in termini di possibilità di operare contro Hezbollah in Siria come avvenuto finora.

Amos Gilad, consigliere del ministro della Difesa Moshe Yaalon, aggiunge dettagli sui contatti fra Mosca e Gerusalemme: «Siamo stati informati che i russi avrebbero iniziato un intervento attivo in Siria» ed ora «stanno costruendo le capacità operative sul territorio», dunque «è presto per conoscerne le dimensioni». «I russi non sono nostri nemici - tiene a sottolineare Gilad - e abbiamo modo di comunicare con loro».

Ciò significa che Israele esclude attriti con le forze russe grazie alla «linea rossa» esistente fra Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu. In tale cornice il giornale «Vedomosti» rivela che il Cremlino ha acquistato 12 droni israeliani, per circa 400 milioni di dollari, sottolineando che la cooperazione militare è in crescita. A dimostrazione che Putin non vuole attriti con i Paesi a ridosso della zona di intervento. Una lettura analoga arriva da un alto diplomatico arabo ad Amman: «Dopo aver preso la Crimea, Putin fa lo stesso con la costa siriana, si rafforza nel Mediterraneo Orientale perché vuole essere un protagonista dei futuri assetti».

Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT