Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/09/2015, a pag. 1-13, con il titolo "Scampi e cozze per bloccare Hamas", la cronaca e commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
La Striscia di Gaza
Cozze e scampi per bloccare i tunnel di Hamas sotto il Sinai: è il piano dell’esercito egiziano che i genieri hanno iniziato a realizzare dopo l’esplicito via libera ricevuto da parte del presidente Abdel Fattah Al Sisi. Sin dall’arrivo al potere, nel luglio 2013, Al Sisi ha impiegato l’esercito per ostacolare i traffici illeciti fra Gaza e il Nord Sinai attraverso i tunnel che passano sotto la città di Rafah, divisa in due fra l’Egitto e la Striscia.
Ma poiché il transito di merci ed armi continua, alimentando anche le attività militari dei gruppi jihadisti dello Stato Islamico (Isis) nel Sinai, Al Sisi ha ordinato una soluzione radicale: scavare un canale d’acqua lungo il confine. Sono stati i genieri militari - gli stessi che hanno realizzato in tempo record il prolungamento del Canale di Suez - a far presente che per avere successo il «canale» deve articolarsi in una serie di fattorie ittiche, che saranno gestite da soldati. Il progetto finale ne prevede 18 lungo 14 km di confine.
L'imboccatura di un tunnel di Hamas
Acqua marina
Ad alimentarle sarà l’acqua salata del Mediterraneo e vi saranno coltivate cozze e scampi al duplice fine di trasformare gli spazi d’acqua in realtà permanenti e di alimentare l’industria della pesca, che costituisce uno dei maggiori introiti per le comunità costiere nel Nord del Sinai. L’arrivo di ruspe e bulldozer lungo il confine di Gaza ha dato il via formale agli scavi, che avvengono nell’area di Rafah sul lato egiziano dove almeno duemila famiglie sono state evacuate a partire da novembre - quando Isis uccise 31 soldati egiziani a Rafah - prima di radere al suolo gli edifici. Per Hamas le fattorie ittiche sono quanto di peggio Al Sisi poteva fare contro Gaza. Il portavoce Mushir al-Masri parla di «cooperazione dell’Egitto con il blocco economico di Israele». Subhi Radwan, sindaco di Rafah nella Striscia, aggiunge timori di tipo ambientale perché l’«acqua salata aspirata dal Mediterraneo danneggerà le falde acquifere di Gaza» e le coltivazioni di cozze e scampi «faranno franare i terreni causando il collasso degli edifici sul nostro lato del confine». «A Gaza abbiamo già abbastanza problemi con la guerra, l’assedio israeliano e una situazione economica molto difficile - aggiunge il sindaco - ci appelliamo ai nostri fratelli egiziani affinché fermino questo progetto che mette a rischio la nostra popolazione».
Fine dei traffici
Ma ciò che conta per Al Sisi è colpire il network di traffici illegali fra la Striscia ed il Nord Sinai, ovvero fra Hamas e le tribù beduine legate ad Isis, e i risultati già si vedono. È bastato l’inizio degli scavi a far impennare il prezzo delle merci che transitano nei tunnel ancora attivi: una spedizione di pezzi di ricambio per motociclette - il mezzo di trasporto preferito dei comandanti di Hamas - è balzata da 6000 a 10 mila dollari nell’arco delle ultime due settimane mentre il costo di una stecca di 10 pacchetti di sigarette è aumentato da 28 e 32 dollari.
I miliziani di Hamas si rendono conto che Al Sisi non tornerà indietro e il confine con Gaza è destinato a diventare un canale d’acqua. Da qui la scelta di studiare da subito possibili contromisure: a cominciare dall’installazione di pompe d’acqua lunghe 200 metri nei tunnel esistenti, al fine di prepararsi ad evacuare l’acqua marina se dovesse invadere improvvisamente i percorsi sotterranei.
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