Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 04/09/2015, a pag.91, con il titolo "Storia di una colonia di ebrei, ma dove sono i palestinesi ?" la recensione al libro "La Collina" di Assaf Gavron di Corrado Augias.
Corrado Augias
Da fedeli lettori di Corrado Augias, leggiamo sempre la sua pagina di recensioni sul Venerdì. Ci stupisce però oggi il tono usato nel recensire il libro di Gavron. A partire dal titolo -non fatto da Augias, ma che riflette in pieno il pezzo- che pone una domanda senza alcun senso: perchè dovrebbero esserci per forza i palestinesi se il tema è un altro ? E' un romanzo, perchè Augias la butta in politica fin dalle prime righe ? Perche poi gli ebrei stanno "in posti dove non potrebbero stare".Dove sta scritto, visto che quei territori sono contesi e non 'occupati', altrimenti si dovrebbe dire lo stesso degli arabi che lì ci vivono. Augias, perchè si è allineato alla retorica palestinista, indegna di una mente come la sua ?
Assaf Gavron la copertina
Uno degli elementi più drammatici nella confusa situazione mediorientale proliferare di colonie ebraiche nella Cisgiordania (West Bank), il territorio al di qua del fiume Giordano - insignificante, ma carico di storia fin dai tempi di Gesù - che Israele occupò con le guerra del 1967, detta «dei sei giorni». Insediamenti pionieristici largamente tollerati dal governo di destra presieduto da Benjamin Netanyahu anche se dichiarati spesso illegali - però inutilmente. Coloro che li abitano sono ebrei di stretta osservanza che reclamano il diritto al possesso di quelle terre in nome della Bibbia. I coloni vivono una vita che ricorda il West americano, le loro case sono roulotte o caravan, coltivano la terra, allevano animali, pregano, hanno figli, litigano: la vita, insomma. Però in posti dove non potrebbero stare; di più: dove la loro presenza rappresenta il più serio ostacolo a quel principio invocato da molti: due popoli, due Stati, che in poche, forse utopiche parole vorrebbe dire finalmente la pace. Ho fatto questa sommaria premessa per ricordare i termini del tema sviluppato da Assaf Gavron nel suo La collina (Giuntina). Il romanzo nasce dalla curiosità di questo affermato autore israeliano (Arad, dicembre 1968) di «andare a vedere». Così è nata la storia dell'insediamento illegale Maalé Chermesh C (per distinguerlo dagli altri due: A e B); un racconto corale centrato sulle vicende di due fratelli. Gabriel, un giovane uomo goffo che viene dal kibbutz, da un'unione fallita, da un figlio che non vede mai perché sua madre lo ha preso con sé. Ha trovato la pace, o così crede, nella fede e nella preghiera. Suo fratello Roni è Assaf Gavron diverso: leader nato, laico, spregiudicato. Servizio militare nelle unità scelte, travolgente carriera negli Stati Uniti prima del tracollo (Lehman Brothers, 2008) e di un rientro in Israele, accampato in una roulotte nell'insediamento dove vive Gabi. Se Gavron intendeva dimostrare che i coloni non sono delle belve, ci è riuscito appieno con questa storia affascinante, gremita di personaggi degni quasi tutti di memoria, attraversata qua e là da uno humour esilarante - per esempio nel descrivere il caos della burocrazia d'Israele. Però una scelta pregiudica la completezza della storia: non ci sono i palestinesi; i pochi che compaiono restano sullo sfondo, poco più che comparse.
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