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Lettera a Ezio Mauro, direttore di Repubblica 01/09/2015

Gentile Redazione, vi allego copia di una mia email inviata al Direttore de la Repubblica, Ezio Mauro, sul modo in cui il suo quotidiano ha coperto i recenti fatti in M.O. Cordiali saluti
Daniele Coppin

Egregio Direttore, le scrivo in merito al modo in cui la Repubblica ha coperto la notizia degli incidenti di Nabi Saleh, in Cisgiordania, sia sul quotidiano da Lei diretto che sulla pagina web di Repubblica  che, osservando filmati ben più lunghi e altre immagini, considerato il profilo della famiglia Tamimi, che ha organizzato la manifestazione, risulta sicuramente parziale.
Non accuso Repubblica di aver raccontato il falso ma, come spesso accade quando si tratta di Israele, di aver raccontato solo una parte dei fatti. Come mostrano le immagini (https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/videos/865004003575962/?pnref=story ), la presunta manifestazione di Palestinesi, altro non era che una provocazione posta in essere da una famiglia palestinese, i Tamimi appunto, già nota per aver inscenato, negli anni passati (https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/p.864683003608062/864683003608062/?type=1&theater ), altre provocazioni. Come si può vedere nel filmato, un piccolo gruppo di persone, composto dalla suddetta famiglia più qualche attivista occidentale e un piccolo codazzo di fotoreporter e cineoperatori (forse addirittura più numerosi degli stessi partecipanti) è andata a provocare un gruppo di soldati di un posto di blocco i quali, inizialmente, ha rifiutato lo scontro e si sono ritirati.
Ma il lancio di pietre con le fionde è proseguito e alcuni militari israeliani sono intervenuti per bloccarlo. Uno di questi ha bloccato un ragazzino di dodici-tredici anni (chissà perchè i ragazzi palestinesi sono per i media sempre bambini mentre quelli israeliani giovani) non con la cravatta come ha scritto impropriamente Fabio Scuto (anche perchè se così fosse stato il ragazzo non sarebbe neppure riuscito ad urlare come invece ha fatto) ma per le braccia e poi, solo dopo l'intervento dei familiari del ragazzo, lo ha bloccato, ma senza ferirlo o fargli altro male e, alla fine, lasciandolo andare. Niente di che, un militare che sicuramente ha perso un po'la pazienza (ma bisogna considerare in quali condizioni i militari Israeliani, quasi tutti ragazzi poco più che maggiorenni e in servizio di leva, si trovano ad operare e quante provocazionI subiscano quotidianamente senza reagire) eppure, come al solito, le immagini, hanno drammatizzato la cosa.
Il fatto è disdicevole, ma ricondurlo nell'alveo di analoghe notizie di violenze compiute da militari o forze di polizia in altre parti del mondo sarebbe stato più corretto. Quante volte in Italia, in USA, in Francia, in Spagna le forze addette al controllo dell'ordine pubblico agiscono con durezza. Eppure, in quei casi, la responsabilità delle violenze viene fatta ricadere, giustamente, su chi le compie, al limite sul corpo di appartenenza, ma non sull'intero Paese di appartenenza delle stesse.
In questo caso, invece, oltre ad una cronaca lacunosa dei fatti, si è assistito allo sport preferito da certi giornalisti: accusare Israele, che significa accusare il suo governo, il suo popolo, praticamente tutti. Di qui poi l'accusa agli Ebrei da parte dei lettori è arrivata puntuale. Ovviamente le notizie vanno date, ma lo si dovrebbe fare nel modo più completo possibile e tenendo conto di cosa, nel clima attuale di antisemitismo che voi giornalisti vi rifiutate di vedere ma che noi Ebrei viviamo in tutta Europa, possa scatenare.
Egregio Direttore, dopo l'11 settembre il clima di ostilità verso i Musulmani ha indotto i media ad assumere un atteggiamento prudente, evitando a volte, con ardite acrobazie linguistiche, di abbinare la parola Islam alla parola Terrorismo e non perdendo mai occasione per lasciar parlare i Musulmani per sottolineare che l'Islam non è una religione violenta, ecc.
Ebbene, mi chiedo, perchè altrettanta prudenza non viene adoperata quando si tratta di dare notizie su Israele? Perchè , anzi, nel caso di Israele (unica vera democrazia del Medio Oriente dove gli stessi Arabi che costituiscono il 20 % della popolazione, sin dalla sua nascita, hanno votato, sono stati eletti in Parlamento, sono o sono stati Ministri, diplomatici, giudici della Corte Suprema) sembra che si cerchi sempre di utilizzare il termine che attribuisca negatività agli Israeliani. Ecco, per esempio, che le vittime palestinesi vengono uccise dagli Israeliani mentre quelle israeliane muoiono per un attentato
E poi perchè fatti legati in qualche modo alle vicende mediorientali ma che mettono in cattiva luce gli attivisti antiisraeliani vengono puntualmente ignorati dal suo come da altri giornali.
Mi riferisco al tentativo di boicottaggio del cantante ebreo americano Matisyahu al Rototom Sunsplash di Valencia (vero e proprio festival della musica reagge); o al boicottaggio, al Festival del Cinema norvegese, del regista israeliano Roy Zafrani, che presentava un film sui bambini disabili ma accusato di non condannare abbastanza Israele; o alla contestazione del concerto del cantante napoletano (ed ebreo) Raiz a Parma; o alla manifestazione organizzata per il 19 settembre prossimo a Milano da un (ex?) terrorista coinvolto nell'omicidio Tobagi (e condannato per quei fatti) contro la candidatura del deputato PD Emanuele Fiano, accusato di essere sionista; o delle aggressioni, offese minacce che in Francia, Svezia, Inghilterra, ecc. subiscono gli Ebrei con il pretesto, da parte degli antisemiti, di contestare Israele. Come mai questi fenomeni non vengono registrati dal suo giornale e adeguatamente condannati? Forse paura di perdere lettori?

Distinti saluti
Daniele Coppin

Pubblichiamo integralmente la sua lettera a Ezio Mauro, contiene argomenti che i lettori possono riprendere per scrivere a loro volta al direttore di Repubblica: e.mauro@repubblica.it


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