Riprendiamo da LIBERO di oggi, 28/08/2015, a pag. 12, con il titolo "I palestinesi sono alla fame e Abu Mazen si fa la reggia", il commento di Luigi Guelpa.
Luigi Guelpa
La reggia di Abu Mazen a Ramallah, costruita anche con i nostri soldi
La costruzione di una lussuosa dépendance da 13 milioni di dollari, per accogliere a Ramallah gli ospiti stranieri, sta mettendo in crisi l'amministrazione del presidente palestinese Abu Mazen. Le critiche piovono un po' dappertutto: dall'occidente, che attraverso i fondi rimpolpa le casse della Cisgiordania, ma anche dagli stessi palestinesi, che considerano, alla luce delle reali criticità, un inutile sperpero di denaro l'edificazione del Presidential Guest Palace.
Abu Mazen si difende, raccontando che i finanziamenti arrivano dalla Pecdar, il Consiglio economico per lo sviluppo e la ricerca, una società a cui fa capo la maggior parte dei progetti di rilancio in Cisgiordania. In realtà i forzieri della Pecdar sono ricolmi di valuta straniera. Negli ultimi dieci anni la sola Unione Europea ha destinato almeno 7 miliardi di dollari per il sostegno dell'autorità nazionale palestinese (Anp). Dal 2000 a oggi Arabia Saudita e Qatar hanno contribuito a varie iniziative di non ben precisato sviluppo con 15 miliardi di dollari, ai quali ne vanno aggiunti altri 3 dell'Iran, che però partecipa anche con la fornitura di armi e missili M-302, di fabbricazione siriana e con la capacità di arrivare fino a Tel Aviv.
Abu Mazen
A detta di Mazen il denaro non sarebbe sufficiente, al punto da indurlo a recarsi personalmente a Teheran da Hassan Rouhani per batter cassa. Un summit che Anp ha edulcorato, rispetto ai reali intenti, riferendo che servirà per «favorire la riunificazione delle fazioni palestinesi e rafforzare le relazioni bilaterali tra l'Anp e Iran».
E' venuta meno invece la sponsorizzazione dell'Egitto, garantita nell'anno della presidenza Morsi su impulso dei Fratelli musulmani, ma rimane intatta quella erogata dal Pegase, meccanismo internazionale per sostenere l'Autorità Palestinese nel raggiungimento della propria autonomia economica. Dal 2013 ad oggi Pegase, del quale fa parte (ironia della sorte) anche Israele, ha elargito 80 milioni di dollari. Un vero e proprio oceano di denaro che verrebbe utilizzato anche per «stipendiare» le famiglie dei terroristi rinchiusi nelle carceri israeliane, sulla falsa riga della «mesata» della camorra, e finanziare i viaggi nel mondo del presidente Mazen e di tutto il suo staff, parenti inclusi.
La dependance da mille e una notte è solo la ricca ciliegina di una torta le cui fette sono votate allo sperpero. Secondo quanto pubblicato dalla stampa di Ramallah occorreranno 2 anni per portare a compimento il progetto. Il complesso, che occuperà uno spazio complessivo di 27mila metri quadri, disporrà anche di una struttura per l'amministrazione presidenziale e le guardie e persino due piattaforme di atterraggio per gli elicotteri. Abu Mazen è recidivo e si espone a critiche feroci almeno quanto quelle della primavera del 2014, quando destinò la somma di 6mila dollari (spiccioli...) di fondi destinati allo sviluppo culturale del Paese al «Dalai Group». Peccato che il leader di questa band musicale sia tale Abu Hazzah, 54 anni, che nel 1978, assieme ad altri 10 fedayyin, sequestrò un autobus che viaggiava su una strada litoranea nei pressi di Tel Aviv, uccidendo 38 persone, fra cui 13 bambini, e ferendone 71. Fu una delle più efferate stragi che hanno insanguinato Israele.
Per chi non lo sapesse il presidente palestinese è anche un grande appassionato di calcio e avrebbe confidato ai suoi collaboratori di voler ingaggiare, con uno stipendio da 2 milioni di dollari, Diego Maradona e affidargli la nazionale di calcio in vista delle qualificazioni ai mondiali di Mosca dei 2018. Al momento l'Anp sta utilizzando i fondi assegnati dalla Fifa per lo sviluppo del calcio tra i bambini della Striscia di Gaza per foraggiare la trasferta della squadra in tournée in Germania sulla rotta Hannover-Magonza. Un viaggio tutt'altro che low cost. Gli atteggiamenti di Mazen iniziano però a creare fratture anche all'interno dell'Anp. Nei giorni scorsi ha destato scalpore la rimozione di Yasser Abed Rabbo dal ruolo di segretario generale dell'Olp. Rabbo ricopriva tra le altre cose un ruolo di primo piano all'intemo della Palestinian Peace Intiative (Ppc), una ong che da Ginevra opera a favore della fine del conflitto arabo-israeliano con importanti finanziamenti. Secondo alcune fonti accreditate Rabbo avrebbe scoperto dei prelievi di denaro non giustificati da parte di «alte sfere» del partito di Al Fatah."
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