Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 25/08/2015, a pag. 15, con il titolo "Hezbollah, il sogno nel cassetto è la guerra a Israele", il commento di Carlo Antonio Biscotto.
Ecco un articolo del Fatto Quotidiano, lo stesso giornale che poche settimane or sono ha pubblicato in prima pagina una vignetta antisemita di Vauro, su Hezbollah. Secondo Carlo Antonio Biscotto, "oggi Hezbollah non ha più le caratteristiche di un movimento terrorista", ma si tratta di una semplice organizzazione di "miliziani". Ecco chi sono i membri di Hezbollah, lasciamo che chiunque giudichi come è meglio definirli. Noi proponiamo "terroristi islamo-nazisti":
Ed ecco il loro simbolo, che la dice lunga su obiettivi e strumenti dell'organizzazione:
Ma a Biscotto questo non sembra sufficiente, dal momento che sostiene che "il sogno nel cassetto di Hezbollah rimane legato alle ragioni della sua fondazione: la rivincita contro Israele". Una falsità evidente, visto che obiettivo del movimento libanese sciita sul libro paga dell'Iran è la distruzione di Israele e lo sterminio degli ebrei.
Ecco l'articolo:
Qualche giorno fa, tentando di fare il punto sulla complessa situazione della guerra in Siria, Robert Fisk scriveva sull' Independent che anche Hezbollah figura tra i protagonisti della partita a scacchi; su mandato dell'Iran, l'organizzazione sostiene e finanzia Assad in funzione anti-Isis. La storia del Partito di Dio, fondato in Libano nel 1982 come milizia durante il conflitto in Libano meridionale,è infatti intimamente legata all'Iran.
PER CAPIRE meglio la storia di Hezbollah bisogna fare visita ad un minuscolo cimitero al confine con la Siria dove sulle lapidi disadorne figurano le foto e i nomi di moltissimi giovani uomini caduti sotto le bombe "degli odiati aerei sionisti". Qui, nella valle della Bekaa, è scritta con il sangue la storia di Hezbollah e qui, 30 anni dopo, le famiglie si riuniscono per piangere la morte dei loro cari caduti nell'ultimo anno, in qualche regione della Siria. Ne è passato di tempo dal 1982; oggi Hezbollah non ha più le caratteristiche di un movimento terrorista, ma come forza combattente appoggia il vacillante regime di Assad il cui esercito sembra ormai allo sbando.
Il braccio armato del Partito di Dio è con ogni probabilità il contingente meglio armato e addestrato e, insieme ai curdi, l'unico vero ostacolo al dilagare dei miliziani dell'Isis in tutta la Siria. Ma il prezzo pagato da Hezbollah in termini di vite umane è stato altissimo. Negli ultimi tre anni si calcola che siano caduti in Siria circa 1500 miliziani, pari ad un decimo circa del totale della forza combattente.
Un tempo sarebbe stato impensabile per Hezbollah assediare città arabe con il supporto aereo dell'aviazione siriana, ma oggi i miliziani non solo impiegano blindati e missili telecomandati, ma anche modernissimi droni. "Non sono più guerriglieri, ma un vero e proprio esercito", commenta Jeffrey White del Washington Institute per il Medio Oriente.
Chi regge i fili di Hamas e Hezbollah?
MALGRADO L'IMPEGNO in Siria, il sogno nel cassetto di Hezbollah rimane legato alle ragioni della sua fondazione: la rivincita contro Israele. Tutti i combattenti ribadiscono che Israele è in cima alla lista delle loro priorità politiche e militari. Ancora oggi combattenti veterani presidiano la fitta ragnatela di bunker e tunnel sotterranei al confine con Israele, nel sud del Libano. "Quei combattenti che non vedono quasi mai la luce del sole, vivono ogni giorno della loro vita come se il giorno dopo dovesse riprendere il conflitto con Israele", dice uno dei comandanti. Ma al momento è la Siria al centro delle operazioni militari.
Dalla zona sud di Beirut ogni giorno partono per la Siria furgoni pieni di nuovi combattenti, spesso giovanissimi. "Il numero dei soldati che reclutiamo e addestriamo è senza precedenti", spiega un ufficiale della milizia. Dalla valle della Bekaa transitano in continuazione convogli di Hezbollah, ambulanze, cingolati, blindati, cucine da campo. Non è la prima volta che Hezbollah combatte fuori dei confini libanesi, ma questa volta la decisione ha sollevato grosse polemiche. I critici non vedono di buon occhio la dipendenza dall'Iran e temono, che dopo l'accordo nucleare, l'Iran non sia più un alleato di cui fidarsi in vista della resa dei conti con Israele.
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