Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/08/2015, a pag. 5, con il titolo "Il terrorismo sparge i germi della terza guerra mondiale", la cronaca di Ugo Magri; dalla REPUBBLICA, a pag. 9, con il titolo "Un'ipotesi reale: l'attacco a Israele sarà l'innesco", l'intervista di Giovanna Casadio a Massimo Cacciari.
A destra: completare il quiz, per alcuni politici è molto difficile
Il sottotitolo scelto dalla Stampa per presentare l'articolo di Ugo Magri non coglie la questione centrale. Anziché scrivere che il terrorismo è prassi dell'islamismo e che il terrorismo che oggi il mondo deve combattere non è generico, indifferenziato "terrorismo", come se fosse privo di agenti, di mandanti e di ideologie, ma è "terrorismo islamico", la Stampa preferisce uno scialbo "Mattarella: l'Isis attacca il mondo, le religioni monoteiste devono fare fronte comune". L'affermazione è del Presidente Mattarella, non di Magri, quindi grave nell'indicare le "tre reilgioni monoteiste" indifferentemente come religioni di pace. L'islam ? Ma quando mai !!
Ecco gli articoli:
Sergio Mattarella
LA STAMPA - Ugo Magri: "Il terrorismo sparge i germi della terza guerra mondiale"
Ugo Magri
Per non fare il gioco del terrorismo occorre più fiducia tra le diverse fedi, serve una maggiore apertura reciproca. Questo sostiene Mattarella in un messaggio trasmesso ieri al Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli. Le religioni monoteiste devono far fronte comune contro la sfida dell’Isis che, avverte il Capo dello Stato, ha un chiaro obiettivo: «Introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa», dunque alle porte di casa nostra, «i germi di una terza guerra mondiale».
La minaccia è reale e molto concreta. Per fortuna, siamo ancora nella condizione di scongiurarla. Contrastando ovunque i piani dell’estremismo radicale e violento. Ma soprattutto puntando «sulla capacità di dialogo, di comprensione reciproca, di collaborazione» a livello religioso. Perché «il terrorismo, alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio, punta proprio a esasperare le tensioni che si sviluppano all’interno delle nostre società, «divenute plurali e multietniche». Cerca di insinuarsi nelle contraddizioni di una convivenza spesso difficile tra comunità molto diverse. «Il rischio di chiusure settarie, o di tentazioni fondamentaliste, è sempre in agguato», mette in guardia il Presidente, «basta guardare attorno a noi il riemergere di populismi e nazionalismi». Nel messaggio Mattarella si mostra preoccupato, ma non rassegnato al peggio e anzi assai fiducioso: «Sta a noi prosciugare l’odio, far crescere la fiducia e la cooperazione, mostrare i vantaggi della pace». L’Europa deve saper dare un esempio responsabile di cultura e di convivenza, perché è solo così che «si esporta la democrazia»: concetto, quest’ultimo, ribadito dal Presidente in tutte le sue visite all’estero, fino a farne ormai un «refrain» della nostra politica internazionale.
Ideologia dell'odio: il pifferaio magico dell'islam
Immigrazione, basta liti
C’è un passaggio dove Mattarella sembra prendere le distanze dalle tensioni esasperate di questi giorni sull’immigrazione. In un certo senso, rimette le cose a posto quando dice nel suo messaggio: «L’umanità che mostreremo nell’accogliere i profughi disperati, l’intelligenza con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza con cui combatteremo i trafficanti di esseri umani saranno il modo con cui mostreremo al mondo la qualità della vita democratica». Dunque occorre mostrare infinita umanità, però anche intelligenza e fermezza. L’accoglienza è un valore irrinunciabile, come sostiene energicamente la Chiesa (con la Cei e il suo segretario in prima linea). Al tempo stesso tocca alla politica cercare le soluzioni concrete e metterle in pratica, senza ignorare la portata dei fenomeni migratori, la loro complessità. Non ci sono soluzioni semplici, sembra dire Mattarella, e ciascuno deve fare la propria parte.
Contro gli opportunisti
Rivolto al Meeting, Mattarella chiede «testimoni credibili, che conducano la loro azione con coerenza e moralità» e siano di antidoto alla corruzione, piaga da cui l’Italia non può dirsi immune.
LA REPUBBLICA - Giovanna Casadio: "Un'ipotesi reale: l'attacco a Israele sarà l'innesco"
Massimo Cacciari
«Dire che una terza guerra mondiale possa derivare dal terrorismo è una affermazione ridicola». Massimo Cacciari, il filosofo ex sindaco di Venezia, affronta la questione da un’altra angolatura. Aggiunge che la chiusura davanti ai flussi di migranti invocata da Salvini, è prima di tutto «irrealistica».
Cacciari, lei non condivide l’allarme del presidente Mattarella? «Lo condivido nel senso che penso che stiamo vivendo su un vulcano. Ma sono le grandi potenze, ancorché integrate e interdipendenti – l’economia Usa e quella cinese ad esempio, la Russia che rivendica un suo ruolo imperiale e entra in conflitto con l’America – che possono scatenare conflitti di interessi. Crescono i pericoli e gli squilibri e nessuno può escludere che si arrivi a un punto in cui qualcuno può pensare che l’unica soluzione sia bellica».
E il terrorismo che viene dal mondo musulmano? «È il 10% del problema. Va detto che per l’Isis non è più possibile parlare di terrorismo, perché lì si tratta di uno Stato che conduce la guerra anche con armi terroristiche. Direi che prima di parlare di terrorismo, occorre che questo vada definito».
La democrazia occidentale racconta di società aperte. Ma la reazione di Salvini e dei populisti è chiedere di chiudersi. «Sono utopie reazionarie. A Salvini prima ancora delle questioni morali è da contestare l’irrealismo totale della sua posizione. Una utopia regressiva. Nel mondo attuale è totalmente impossibile chiudersi, i flussi dei migranti sono inevitabili. Sono da governare certo. I discorsi di Salvini e della Le Pen si contraddicono solo con una strategia europea».
Nel giorno della decapitazione del capo archeologo di Palmira, la paura di un terrorismo islamico alle porte è ancora più forte? «Siamo davanti a questioni di natura diversa. Il problema delle migrazioni è epocale e va affrontato con una politica di integrazione e accoglienza. Il terrorismo non c’entra nulla. C’è poi un movimento amplissimo di rivendicazione di maggiore autonomia forza e potenza da parte della totalità del mondo musulmano conseguenza di madornali errori commessi dall’Occidente. Ma ora sarebbe persino riduttivo limitarci a denunciare i nostri errori. Il mondo musulmano sta cercando di recuperare la colossale catastrofe subita tra Ottocento e Novecento. Un movimento di risarcimento. Revanscista, diremmo. Era nella natura delle cose che accadesse e sta avvenendo in modi diversi, perché i Fratelli musulmani non sono l’Isis».
Una guerra mondiale potrebbe derivare da questo? «No. Potrebbe derivare solo da un attacco di alcune di queste potenze o di alcuni di questi movimenti a Israele e questo potrebbe scatenare un conflitto di proporzioni mondiali. Impossibile? Non è impossibile».
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