Come l’Unesco usa il relativismo morale per promuovere i pregiudizi contro Israele
Analisi di Manfred Gerstenfeld, Jamie Berk
(Traduzione di Angelo Pezzana)
L’uso del “relativismo morale” - la rivendicazione che “ la verità o il giustificare giudizi morali non è assoluta, ma relativa agli standard di singoli o gruppi di persone” - viene spesso usato contro Israele con risultati dannosi.
Le Nazioni Unite ne sono i maggiori responsabili, e questo sistema viene applicato frequentemente sotto i suoi auspici.
In un articolo precedente http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=360&id=59093 abbiamo analizzato come l’uso regolare del relativismo morale sia tipico del United Nations Human Rights Council (UNHRC). Questo metodo ingiurioso, basato sui “ differenti criteri dei valori per diverse situazioni”, viene applicato contro Israele anche da un’altra Agenzia Onu, la United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO).
Fondata nel 1945, la sua finalità è “ rispondere con ferma convinzione alle nazioni, coinvolte in due guerre mondiali in meno di una sola generazione, che gli accordi politici ed economici non sono sufficienti per costruire una pace durevole. La pace si deve fondare sul concetto morale di umanità e solidarietà intellettuale”.
Israele, dal 1999, ne è membro attivo e partecipe. Sono nove i siti israeliani scelti dal World Heritage e diciotto sono in attesa di approvazione.
Eppure l’UNESCO continua ad attaccare Israele. Con accuse che non riguardano solo le false minacce alla cultura che verrebbero da Israele, ma viene anche messa in discussione la storia stessa di Israele sul proprio territorio.
Nel 2012, UNESCO ha sponsorizzato la cattedra di Astronomia, Astroficica e Scienze spaziali presso l’Università islamica di Gaza, una istituzione dove lavorano numerosi ingegneri di Hamas, specializzati nella produzione di esplosivi e bombe da usare contro i civili israeliani.
Secondo una dichiarazione ufficiale del Ministero degli Esteri israeliano, questa sponsorizzazione delle attività accademiche che venivano svolte in un ambiente legato al terrorismo era stata decisa senza mai avere svolto alcuna indagine.
Non è avvenuto così al Technion di Haifa e al Interdisciplinary Center di Herzliyah (IDC), dove l’UNESCO ha usato la lente di ingrandimento per indagare i luoghi dove le cattedre venivano inaugurate.
Altro esempio di relativismo morale dell’UNESCO è il suo severo codice di comportamento su come Israele si comporta riguardo ai luoghi sacri, arrivando persino a negare il diritto di Israele sui medesimi. Uno standard mai applicato dall’UNESCO nel mondo arabo.
Nel 2014, UNESCO, in Associazione con il Simon Wiesentha Center, ha inaugurato una mostra a Parigi nella propria sede, dal titolo “Popolo, Libro,Terra- 3500 anni di relazioni tra il Popolo ebraico e la Terra Santa”. Il curatore del testo era Robert Wistrich, mancato quest’anno, tra i più importanti studiosi di anti-semitismo.
L’inaugurazione della mostra, che doveva avvenire nel gennaio 2014, venne posticipata dall’UNESCO dopo la protesta del blocco dei 22 stati arabi membri delle Nazioni Unite. La scusa inventata, assurda e ridicola, era la “preoccupazione che la mostra avrebbe influito negativamente sul processo di pace e sui colloqui in corso nel Medio Oriente”.
Per evitare un confronto diretto sulle proprie posizioni ostili a Israele, l’annuncio ufficiale dell’UNESCO del rinvio della mostra conteneva alcune proposte di studio sulla Shoah e sulla lingua Yiddish. Non conteneva nessuna indicazione di iniziative che coinvolgessero Israele. La mostra venne finalmente inaugurata nel giugno 2014, grazie alle proteste dei governi Usa, Israele,Francia e Canada.
Nel maggio 2015, le prospettive di pace rimasero apparentemente quali erano quando i membri palestinesi del’UNESCO ospitarono un incontro per redigere una “Legge palestinese per la salvaguardia della eredità culturale “.
Nel luglio 2015, l’UNESCO si dotò di standard severi quando dovette condannare Israele, accusato di danneggiare il Monte del Tempio con “scavi illegali”.
Chiamò lo spazio antistante il Muro Occidentale “Piazza Buraq”.
La verità è che il Waqf, l’autorità islamica custode del Monte del Tempio, sta da decenni causando danni a questo sito con scavi archeologici inadeguati e dannosi, preoccupati soltanto di cancellare ogni traccia evidente del passato ebraico. L’UNESCO non ha emesso nessuna condanna per la distruzione di questi reperti.
Lo stesso documento UNESCO ha protestato per la costruzione della metropolitana leggera, con l’accusa che distruggeva la “ visione integrale della Città Vecchia”, una cosa senza senso, in quanto non passava neppure dalla Città Vecchia.
La distruzione della antica città di Nimrod nel marzo 2015 da parte dello Stato Islamico è stato degli atti più evidenti in questi ultimi anni contro i siti archeologi.
UNESCO l’ha condannato in un rapporto redatto dalla Direttrice Generale Irina Bokova, che ha dichiarato “ Mi appello anche a tutte le istituzioni culturali, musei, giornalisti, professori e scienziati perché condividano e spieghino l’importanza dell’eredità della civiltà della Mesopotamia.. E’ in gioco la sopravvivenza della cultura e della società irachena “.
Il caso Nimrod indica chiaramente come per l’UNESCO, reperti archeologici dei popoli antichi e di religioni solo se appartengono all’islam sono importanti e devono essere protetti. Nel suo documento sui luoghi santi di Gerusalemme,invece, UNESCO non dà valore e importanza a ebraismo e cristianesimo nella Città Vecchia, definendo le attività che svolgono una minaccia per l’islam.
UNESCO, differentemente dall’Assemblea Generale e dal UNHRC, opera in quanto organizzazione indipendente. Come tale, le sue iniziative non possono essere dettate dal voto della maggioranza araba. Eppure, UNESCO ha sempre dato retta alla volontà del mondo arabo, operando in contraddizione dei propri principi fondativi di solidarietà e collaborazione morale e intellettuale fra le nazioni.
Non dà protezione alle eredità culturali non musulmane all’interno di Israele, malgrado sia l’unica democrazia in Medio Oriente e strenuo partner UNESCO.
Usa invece Israele come una pedina per placare il mondo arabo. UNESCO non solo applica il doppio standard a Israele, ma preferisce dare la precedenza ai terroristi, negando al popolo ebraico i suoi diritti nella loro patria.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.
Jamie Berk è ricercatore in scienze politiche all'Università ebraica di Gerusalemme.