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La Stampa Rassegna Stampa
11.08.2015 Turchia: reprime e uccide i curdi e favorisce lo Stato islamico. Ma non doveva entrare in Europa ?
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 11 agosto 2015
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «La 'doppia guerra' di Ankara che favorisce lo Stato islamico»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/08/2015, a pag.13, con il titolo " La 'doppia guerra' di Ankara che favorisce lo Stato islamico" il commento di Maurizio Molinari.

Erdogan procede nella islamizzazione della Turchia, una lettura utile che suggeriamo è quella degli 'esperti' che davano gomitate per l'ingresso della Turchia in Europa.

Ecco l'articolo:

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Maurzio Molinari                             Recep Tayyp Erdogan

Quattrocento guerriglieri curdi uccisi e oltre 450 feriti: in due settimane di raid aerei la Turchia ha inflitto al Pkk un bilancio di perdite pesante, anche grazie all'eliminazione di almeno cinque leader militari, inclusa la comandante delle unità femminili. L'accordo Il patto siglato dal presidente Recep Tayyp Erdogan con l'americano Barack Obama, nella telefonata di fine luglio, si sta rivelando assai vantaggioso per Ankara: in cambio di un uso ancora parziale della base aerea di Incirlick ad appena 16 jet dell'Us Air Force - sono arrivati 48 ore fa - per operazioni contro lo Stato islamico (Isis), l'aviazione turca martella senza interruzione dal 24 luglio le posizioni delle unità del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) in Siria ed Iraq. Sono i portavoce militari di Ankara a descrivere all'agenzia Anadolu quanto ottenuto negli ultimi 14 giorni grazie alla «doppia guerra», come la definisce l'analista Soner Cagaptay del «Washington Institute». Nella regione di Bokriskan, in Iraq, il comandante curdo Sehit Dilan è stato ucciso assieme a quattro altri ufficiali, polverizzando il quartier generale del Pkk, e sulle montagne di Qandil - nel Kurdistan autonomo - è caduta «Gulten», nome di battaglia della comandante donna, assieme ad almeno altre 20 peshmerga, bersagliate nel campo di Zerge-le. Altre 30 donne-guerrigliere sono state uccise a Enze, sempre in Iraq, dove il Pkk aveva un importante posto di comando. Quasi sempre sono stati i jet a colpire ma in alcune occasioni Ankara ha impiegato l'artiglieria a lunga gittata. L'offensiva Nel Nord della Siria aerei, tank e artiglieria hanno bersagliato il Pkk in più postazioni disegnando un'offensiva tale da spingere Cemil Bayik, co-fondatore e comandante del Pkk, ad accusare Erdogan di «massacri che avvantaggiano lo Stato Islamico». «La Turchia afferma di combattere Isis ma in realtà concentra gli attacchi contro di noi giocando in molte situazioni proprio a favore di Isis, ovvero i nostri nemici» spiega Bayik in un'intervista alla «Bbc» nella quale sostiene che «Erdogan vuole eliminarci perché il suo intento è assicurare il dominio dei turchi sulla Turchia». Figen Yüksekda8, leader del partito pro-curdo ad Ankara, aggiunge: «Erdogan preferisce avere come vicino lo Stato Islamico anziché i curdi siriani o iracheni perché ha un'affinità ideologica con il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi nel pan-islamismo». Cambia il nemico Il risultato è che i peshmerga siriani delle milizie Ypg come quelli del Pkk in Iraq si ritrovano sul terreno a cambiare avversario: proteggersi dai turchi è diventato più urgente di attaccare Isis. E uno sviluppo tattico che crea imbarazzo a Washington e Bruxelles in coincidenza con l'inizio del secondo anno di operazioni della coalizione anti-Isis. Dal 7 agosto 2014, quando il discorso di Obama annunciò l'inizio dei raid aerei in Iraq poi estesi alla Siria, la coalizione ha compiuto quasi 6000 raid, spendendo circa 3,5 miliardi di dollari, con risultati parziali: l'avanzata di Isis in Iraq e Siria è stata solo rallentata, infliggendo perdite che il Califfato ha potuto sostituire, senza riuscire a impedire l'estensione delle operazioni jihadiste a Libia, Egitto, Tunisia, Libano, Arabia Saudita, Kuwait, Yemen, Afghanistan e Pakistan. Per questo Ray Odierno, capo di Stato Maggiore dell'Esercito Usa, prevede che la guerra contro Isis «durerà 10-20 anni» descrivendo uno scenario destinato a rassicurare Erdogan sulla prospettiva della sue «doppia guerra» per sradicare i curdi dalle frontiere.

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