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La fuga di Benjamin Lerner
Tragico. Perché è un continuo susseguirsi di fallimenti, e di fatto lascia in bocca il sapore amaro della sconfitta dell’ideale della comune socialista, un’utopia che sembra l’unica ancora di salvezza, che pare la sola speranza per un mondo per tutti migliore. Ed esilarante. Perché è gravido, impregnato, imbevuto di quell’ironia, a tratti feroce, tipica della grande letteratura ebraica. È il tempo buio della prima guerra mondiale, siamo a Varsavia. Benjamin Lerner, giovane soldato ebreo dell’esercito russo, decide di disertare. E inizia la sua vicenda, precipitosa, picaresca, palpitante, coinvolgente, un quadro totale, colorato e dettagliatissimo dell’umanità e delle sue miserie, in giro per l’Europa e attraverso la Storia. Bollati Boringhieri, nella piacevolissima traduzione di Marina Morpurgo, che mantiene una cifra stilistica di grande eleganza, pubblica La fuga di Benjamin Lerner di Israel J. Singer: un romanzo potente e popolare, impressionante, una saga sul destino e sulle possibilità di ognuno di essere artefice della sua vita. Gabriele Ottaviani - Convenzionali.wordpress |
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