Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/08/2015, a pag. 30, con il titolo "L'Europa con Israele è critica ma all'Iran perdona tutto", l'intervento di Yair Lapid, leader del partito israeliano di centro Yesh Atid (C'è futuro).
L’accordo sul nucleare con l’Iran pone due problemi. Il primo è che le condizioni stabilite sono pessime. Il sistema di ispezioni è carente, gli iraniani potranno continuare a sviluppare il programma militare e il messaggio recapitato al Medio Oriente è che l’Occidente è debole e fiacco, e che chiunque sia abbastanza scaltro da ingannarlo e raggirarlo alla fine viene premiato, anziché punito. La tesi secondo cui con tale accordo gli iraniani non acquisiranno mai l’arma nucleare richiama alla memoria di noi israeliani le parole di Primo Levi, grande scrittore sopravvissuto ad Auschwitz, in Se questo è un uomo: «Sapete come si dice “mai” nel gergo del campo? “Morgen Früh”, domani mattina».

Yair Lapid
Il secondo problema è che questo accordo sta diventando l’unico criterio di giudizio dell’Iran nell’arena internazionale. Tra i Paesi firmatari si è scatenata una furiosa corsa ai mercati iraniani. La comunità internazionale ha stabilito che se l’intesa è accettabile, evidentemente lo è anche l’Iran. La prova? L’imprimatur ricevuto dalle principali potenze mondiali. Non c’è nulla di più lontano dalla verità. Lasciamo per un momento da parte il programma nucleare iraniano e prendiamo in esame il comportamento dell’Iran.
Da tre decenni è l’esportatore numero uno di terrorismo nel mondo. Oggi gli iraniani non tentano neppure più di nascondere il proprio coinvolgimento nella brutale guerra civile siriana, con i suoi oltre 300 mila (per la maggior parte civili) e 3,5 milioni di persone strappate dalle loro case. In Libano c’è Hezbollah, un’organizzazione terroristica sciita finanziata e armata dall’Iran. Nella Striscia di Gaza sono invece Hamas e la Jihad islamica i gruppi terroristici a ricevere armi e finanziamenti dall’Iran. In ballo non c’è solo l’esportazione del terrorismo, ma anche l’insieme di valori di cui quel terrorismo si alimenta. Nell’Iran del 2015 gli omosessuali finiscono appesi ai pali dell’elettricità, le donne accusate di adulterio vengono giustiziate, la tortura è di routine, i cristiani sono perseguitati e l’odio nei confronti degli ebrei fa parte della politica ufficiale.

Omosessuali in Iran
L’Iran, dove la negazione dell’Olocausto si iscrive nella strategia di governo, è anche l’unico Paese delle Nazioni Unite che abbia pubblicamente più volte dichiarato l’obiettivo di distruggere un altro Stato membro (Israele) — non danneggiarlo o coinvolgerlo in un conflitto, ma distruggerlo. In circostanze normali, i Paesi occidentali più avanzati, come la Germania e l’Italia, non esiterebbero a boicottare l’Iran, indipendentemente dal programma nucleare. Anche se i governi e le grandi aziende volessero fare affari con quel Paese, le organizzazioni femminili e gli attivisti per i diritti umani farebbero sentire la propria voce e scenderebbero in piazza. Chiunque si definisca una persona con principi morali, si farebbe carico di dire ai propri governanti: «Prima di fare affari con l’Iran, pretendete che rinunci al terrorismo e alla violenza in patria e nel mondo».

L'Iran verso la Bomba
Per qualche strana ragione, nulla di tutto ciò sta succedendo. Al contrario, l’Europa fa la predica a Israele, un Paese minacciato come nessun altro al mondo, che continua a essere democratico nonostante tali minacce, che rispetta il diritto internazionale e difende i diritti delle minoranze, delle donne e della comunità Lgbt. Anche i più feroci critici di Israele riconoscono che quest’ultimo non minaccia la stabilità mondiale, né esporta il terrorismo. La morte di ogni persona innocente — israeliana o palestinese che sia — è un fatto che mi addolora, ma il numero di vittime del conflitto israelo-palestinese impallidisce di fronte agli scenari di crisi di cui l’Iran è responsabile. Eppure, noi israeliani siamo minacciati di boicottaggio, mentre le misure volte a isolare l’Iran vengono revocate con il plauso della comunità internazionale. Il mondo è uscito di senno?
(Traduzione di Enrico Del Sero)
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