Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/08/2015, a pag. 11, con il titolo "L'alternitiva all'accordo con Teheran era la guerra", la cronaca di Paolo Mastrolilli, che riporta le dichiarazioni di Barack Obama.
Le parole di Barack Obama, "L'alternitiva all'accordo con Teheran era la guerra", suonano familiari. Ecco dove le abbiamo già sentite: nel 1938, quando Neville Chamberlain tornò a Londra dopo aver firmato a Monaco quegli accordi che davano il via libera alla Germania nazista per occupare i Sudeti - e, di lì a pochi mesi, l'intera Cecoslovacchia.
La risposta che diamo a Obama è la stessa che fu di Churchill a proposito di chi a Monaco si piegò a Hitler: "Potevano scegliere tra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno anche la guerra".
Ecco l'articolo:
Paolo Mastrolilli
L’accordo nucleare con l’Iran è come l’approccio che Kennedy usò per evitare lo scontro con l’Urss, durante la crisi dei missili a Cuba. L’alternativa, che allora come oggi molti suggerivano a Washington, era la guerra. Invece il dialogo, la diplomazia, consentirono non solo di risolvere quella crisi, ma di concludere poi una serie di accordi con Mosca per il controllo degli armamenti, sostenuti da democratici e repubblicani, che alla fine permisero agli Usa di vincere la guerra fredda senza mai combatterla davvero.
Barack Obama
A fare questo paragone è stato lo stesso presidente Obama, durante la difesa pubblica più appassionata tenuta finora dell’accordo con Teheran. Un’ora di discorso all’American University, rivolto ieri agli americani, ai parlamentari democratici che voteranno sull’intesa e sono incerti, e a Israele che teme di essere abbandonato e fa azione di lobby negli Usa.
Il capo della Casa Bianca ha risposto alle critiche punto per punto, sostenendo che l’accordo è la soluzione migliore per impedire alla Repubblica islamica di costruire l’arma atomica, perché blocca l’arricchimento, elimina le scorte di materiali nucleari prodotti finora, e crea un sistema di controlli che consentirà di capire subito se gli iraniani imbrogliano. Mantenere o rafforzare il regime delle sanzioni era impossibile, perché «ci saremmo ritrovati soli». E soli resterebbero gli Stati Uniti, se ora il Congresso bocciasse l’intesa, perché «tutto il mondo l’ha approvata» e gli alleati non sarebbero più disposti a tornare alle politiche del passato.
Winston Churchill (a sinistra) con Neville Chamberlain
L’argomento centrale del capo della Casa Bianca, però, resta che l’alternativa all’accordo era «un’altra guerra nel Medio Oriente. Non lo dico per provocare, sto solo dichiarando i fatti». Senza l’intesa infatti Teheran continuerebbe la sua corsa verso la bomba, e l’unica maniera per fermarla sarebbe usare la forza: «Forse non domani, non fra tre mesi, ma presto». Lo cosa più preoccupante è che «molte delle stesse persone che avevano sostenuto la guerra con l’Iraq, ora si oppongono all’intesa». Fra di loro c’è anche il premier israeliano Netanyahu: «Capisco la preoccupazione di Israele, ma lui sbaglia». Martedì Netanyahu si è rivolto agli ebrei americani, dicendo che l’accordo farà piovere i missili sullo Stato ebraico, ma per Obama è vero il contrario. E se davvero l’Iran imbrogliasse, gli Usa a quel punto sarebbero in una condizione migliore per fermarlo con la forza.
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