Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/07/2015, a pag. 12, con il titolo "Prove di distensione con Israele, gli Usa liberano la spia Pollard", il commento di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli, Jonathan Pollard
Jonathan Pollard, la spia americana che passava segreti a Israele, verrà liberato a novembre. L’amministrazione Obama nega che sia uno scambio per placare lo Stato ebraico, dopo le polemiche per l’accordo nucleare con l’Iran, ma il sospetto nasce dalla tempistica del provvedimento. Pollard era un analista civile della US Navy, in sostanza un membro dell’intelligence della Marina militare americana. Nel 1985 era stato arrestato e incriminato perché aveva passato a Israele intere valigie piene di documenti segreti degli Stati Uniti. L’anno dopo aveva ammesso la sua colpevolezza e nel 1987 era stato condannato all’ergastolo.
Israele e Usa: una storica alleanza
Fuori il 21 novembre
Il suo caso aveva fatto scalpore perché aveva dimostrato come all’epoca della Guerra fredda, ma ancora oggi a giudicare dalle pratiche rivelate da Edward Snowden, lo spionaggio infuriava anche fra alleati stretti. Lo Stato ebraico era intervenuto in favore di Pollard, per chiedere clemenza, ma l’amministrazione Reagan e tutte quelle che l’avevano seguita erano rimaste ferme. Il problema è che questo genere di attività mette a rischio le vite di migliaia di militari e operatori americani, e anche di civili. Quindi il governo non può transigere e usare due pesi e due misure: il tradimento di Pollard valeva quanto quello di Aldrich Ames, che grosso modo negli stessi anni vendeva segreti a Mosca.
Per anni i legali di Pollard hanno chiesto che gli venisse concessa la «parole», ossia la libertà condizionata, anche in base alla sua confessione, al comportamento esemplare in carcere, e al fatto che non rappresentava più un pericolo, ma per anni gli era stata negata. Israele aveva sollevato la questione in tutti gli incontri bilaterali con gli Stati Uniti, e anche dietro le quinte, senza risultati.
L’ultima udienza
L’ultima udienza per considerare il suo rilascio era stata tenuta l’anno scorso, e i giudici l’avevano bocciato, rispondendo che forse sarebbero tornati a discuterlo fra quindici anni. Negli ultimi dodici mesi, però, è cambiato qualcosa. Le relazioni fra il presidente Obama e Netanyahu sono decisamente peggiorate, soprattutto quando il premier è venuto a parlare in Congresso contro il negoziato nucleare con l’Iran, senza neppure avvertire la Casa Bianca. Ora l’accordo con Teheran è stato siglato, e Israele l’ha bocciato come un errore che renderà il mondo più pericoloso.
Proprio mentre avvenivano queste discussioni, il primo luglio scorso l’avvocato di Pollard è stato informato che se avesse presentato un’altra richiesta per il suo rilascio, il dipartimento alla Giustizia non si sarebbe opposto. L’udienza è avvenuta il 7 luglio a Butner, il carcere della North Carolina dove l’ex spia è detenuta, e la «parole» è stata concessa. Jonathan, che ora ha 60 anni e ha passato metà della sua vita in prigione, verrà liberato il 21 novembre prossimo. In base agli accordi presi, dovrà vivere negli Stati Uniti per i prossimi 5 anni, ma se Obama deciderà di concedergli la grazia, potrebbe trasferirsi subito in Israele.
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