Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/07/2015, a pag. 10, con il titolo "Scontri alla Spianata delle Moschee, Gerusalemme teme un'altra Intifada", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
La violenza degli arabi palestinesi sul Monte del Tempio
Battaglia fra manifestanti palestinesi e polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee. Gli scontri iniziano poco dopo l’alba, quando un gruppo di palestinesi - alcuni dei quali con il volto coperto - entra nella moschea di Al Aqsa, erige delle rudimentali barricate e la trasforma in una base da dove lanciare pietre e petardi contro i militari.
L’intento dei palestinesi è impedire che sulla Spianata delle Moschee entrino fedeli ebrei in occasione del digiuno del Nove di Av, il giorno in cui si ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte delle legioni di Tito nell’anno 70. Gli ebrei ortodossi in genere salgono a piccoli gruppi ma per il giorno di lutto religioso sono attesi in gran numero sul Monte del Tempio - chiamato dai musulmani Haram el-Sharif - e i manifestanti hanno accumulato, nella notte fra sabato e domenica, ingenti quantitativi di munizioni.
Soldati israeliani si difendono dall'attacco di terroristi palestinesi presso la Moschea di Al Aqsa
Appena la sassaiola inizia la polizia interviene in forze, sostenuta da unità della Guardia di Frontiera. Vi sono momenti di battaglia frontale: una pioggia di sassi e petardi contro i lacrimogeni degli agenti. L’intento dei militari è rimuovere le barricate poste all’entrata della moschea, per chiuderne i grandi portoni verdi e impedire ai manifestanti di lanciare oggetti. I palestinesi vogliono invece attirare gli agenti dentro la moschea, per poi accusarli di sacrilegio, trattandosi di uno dei luoghi più sacri dell’Islam. La battaglia si conclude con sei palestinesi arrestati e una dozzina di agenti feriti ma il Waqf, l’ente islamico che gestisce la Spianata, accusa Israele di aver «aggredito e ferito almeno 19 nostre guardie» oltre a «tappeti bruciati e mura danneggiate nella moschea di Al Aqsa». in violazione delle intese con la Giordania sullo status del luogo.
La Giordania protesta
Immediata la protesta di Amman che parla di «provocazione israeliana». Dura la reazione di Abu Mazen, il presidente dell’Autorità palestinese, che lancia un appello a «tutti i musulmani» affinché «difendano la Spianata dagli ebrei che vi vogliono pregare». «Temiamo che Israele voglia restringere il diritto dei palestinesi a pregare sulla Spianata» spiega Mohamed Elian, portavoce di Abu Mazen, e in un’e-mail il ministero degli Esteri palestinese aggiunge: «Hanno aggredito la moschea sacra, l’Onu adotti provvedimenti».
Per Israele invece si è trattato di «atti di violenza e terrorismo intollerabili» come osserva il capo dello Stato, Reuven Rivlin, precisando che «il fatto di compierli in un giorno come il Nove di Av deve essere condannato in maniera inequivocabile».
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