Vienna: il futuro prossimo è una horror story
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
A destra: Benjamin Netanyahu, Winston Churchill
L’accordo che dovrebbe garantire la pace del mondo è stato firmato a Vienna il 14 luglio 2015. Il documento, sottoscritto dalle grandi potenze e dall’Iran, è contenuto in 159 pagine.
Rendo subito tutto l’onore a Ari Shavit che l’ha letto con intelligente attenzione, traendo informazioni che ci permettono di capire che cosa c’è davvero dietro alle chiacchiere, confermandosi la fonte più attendibile sul paese che più di ogni altro al mondo è responsabile della diffusione del terrorismo. L’ha scritto su Haaretz, non su un foglio vicino a Bibi Netanyahu, ma sul giornale che più di ogni altro non perde occasione per criticare quanto dice il Premier, soprattutto la sua decisione, dimostrata da sempre, di volere la capitolazione dell’Iran.
Le risate dei delegati iraniani a Vienna
Shavit legge tutto il documento e trae queste conclusioni, drammaticamente lucide, sull’accordo:
1. L’Iran sospende il vecchio progetto nucleare, si bloccano le attività dei siti riducendo il numero delle centrifughe e l’arricchimento dell’uranio, mentre verrà accettato il monitoraggio di Arak, Natanz,Fordow. Il mondo non sarà più sottoposto alla loro minaccia. In cambio verranno cancellate tutte le sanzioni. Alleluja! Ma questa concessione è solo fumo negli occhi, ecco perché.
2. Nell’accordo c’è scritto che non saranno ammessi controlli su siti nucleari che non vengono citati nel documento, in località che rimangono segrete. L’Iran potrà quindi sviluppare un nuovo programma nucleare senza che alcun controllo possa essere effettuato. Ma a quel punto, rimettere in piedi le sanzioni sarà un’impresa difficile e lunga, quasi impossibile.
3. Con questa concessione, Usa, Unione Europea, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina riconoscono all’Iran il diritto di sviluppare centrifughe di nuova generazione, il cui potere di arricchire l’uranio sarà 5/10 volte più grande di quelle precedenti.
4. Ciò significa che la comunità internazionale non solo consente, ma garantisce all’Iran la creazione di un nuovo programma nucleare, incommensurabilmente più potente e pericoloso. Il tutto con l’approvazione internazionale. Nel 2025 l’Iran sarà in grado di produrre tutte le bombe nucleari che vorrà.
Ari Shavit
Shavit sottolinea il tono del documento, in ogni capitolo, scrive, la dignità di partner dell’Iran è al primo posto, mentre non viene nemmeno menzionata quella degli Usa e della UE, l’Assemblea Consultiva Islamica Iraniana appare nel testo persino più autorevole del Congresso americano. L’Iran è vincente su tutta la linea ed è la Repubblica islamica a dettare i termini della resa all’Occidente.
Si rimane attoniti di fronte a una descrizione di così totale incompetenza da parte dei rappresentanti di paesi che abbiamo sempre definito “grandi potenze”. Viene da chiedersi se si tratta solo di questo oppure esiste una forma di complicità con uno stato, abile fin che si vuole a mimetizzare le proprie intenzioni, ma non fino al punto di trattare come se fossero burattini i partner dell’accordo a senso unico. O forse dei burattini lo sono per davvero, come lo fu Neville Chamberlain nelle mani di Hitler. Qui però di burattini ce ne sono troppi, è mai possibile che tutti, ripeto tutti, non abbiano dedicato al documento una attenzione critica, come ha fatto Ari Shavit, uno storico/giornalista dal pedigree inappuntabile di sinistra e pacifista?
E i nostri esperti commentatori, che hanno applaudito, avranno letto il documento? La domanda va posta, perché se non l’hanno letto, è meglio che cambino mestiere, se invece l’hanno letto e non hanno capito ciò che conteneva, allora l’Occidente merita questo futuro. Terrificante ma vittorioso, se a difenderlo ci sono soltanto dei burattini facilmente manovrabili. Ma c’è un paese che questo futuro non smette ricordarci quale sarà: Israele. Winston Churchill disse che “chi nutre il coccodrillo, nella speranza di essere mangiato per ultimo, è un illuso”, è la posizione di chi ha già dichiarato la propria resa. La storia gli diede ragione. L’Occidente farebbe bene a dare retta a questo piccolo, ma sveglio, paese mediorientale.
Eugenio di Savoia
Un principe di Casa Savoia, Eugenio - Eugen, perché si era trasferito a Vienna (!), trovando troppo provinciale la vita in Piemonte - salvò grazie a intelligenza e coraggio l’Europa dall’islam. Era il 1683, e l’Occidente allora si chiamava Sacro Romano Impero. Forse anche allora c’erano i burattini, ma Eugen non lo era. E vinse. Che sia Bibi il nuovo Eugen?
Nel video che segue, Danielle Pletka, vicepresidente dell'American Enterprise Institute, spiega quali sono le conseguenze dell'accordo con l'Iran, che consentirà in breve tempo agli ayatollah di disporre di ordigni nucleari e di appoggiare con sempre maggior vigore formazioni terroristiche satelliti in tutto il Medio Oriente. Ecco il video:
https://www.youtube.com/watch?v=E0e_pXa6xg8#t=63
Angelo Pezzana con la copertina del suo libro "Quest'anno a Gerusalemme" (Giuntina ed.): storie degli ebrei italiani in Israele