Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/07/2015, a pag. 7, con il titolo "Sponda di Renzi a Netanyahu: prima di tutto la sicurezza", la cronaca e commento di Maurizio Molinari, il pezzo più esauriente tra quelli che i quotidiani italiani pubblicano oggi.
Ecco l'articolo:
Maurizio Molinari
Benjamin Netanyahu con Matteo Renzi
«Buonasera Matteo», «Shalom Bibi». Sin dalle prime battute l’incontro fra Matteo Renzi e Benjamin Netanyahu ha il tono di un confronto fra «amici e alleati», come entrambi dicono. Ed è un’atmosfera che risalta in Israele perché Renzi è anche il primo leader europeo ad arrivare dopo l’intesa siglata a Vienna sul programma nucleare iraniano, che Netanyahu considera «una minaccia alla nostra esistenza». Renzi affronta subito il tema-Iran, precisa che «sosteniamo gli Stati Uniti nel compromesso raggiunto con Teheran» ma aggiunge, senza neanche riprendere fiato, che «nessun compromesso è possibile sulla sicurezza d’Israele».
È un approccio che somma l’appoggio alle intese di Vienna con il rinnovato impegno per «la vostra sicurezza perché è la sicurezza di tutti noi», come dice Renzi. Il tentativo di individuare un sentiero possibile fra l’accordo con Teheran e il sostegno a Israele distingue Renzi dalle altre voci europee finora ascoltate a Gerusalemme. Anche perché il premier, reduce dalla visita allo Yad VaShem - il memoriale della Shoà - parla di «antisemitismo strumento del terrorismo» mostrando di comprendere ciò che gli israeliani temono di più: la sovrapposizione fra le minacce armate dei nemici geograficamente vicini e l’intolleranza antiebraica che ancora alberga in più Paesi musulmani e anche in Occidente.
Netanyahu mostra apprezzamento per l’approccio dell’Italia: denuncia le «numerose armi atomiche che l’Iran avrà fra 10 anni e gli ingenti fondi di cui disporrà per sostenere da subito il terrorismo», ma senza imputare il «cattivo accordo di Vienna» all’ospite, come invece fatto negli ultimi giorni con gli inviati di altri Paesi occidentali.
Le minacce comuni
E quando affronta il tema della lotta al terrorismo, il premier israeliano cita «Isis in Libia» fra i nemici da combattere - affiancandoli ai jihadisti sciiti e sunniti del Medio Oriente - dimostrando attenzione per i pericoli che incombono sulla sicurezza dell’Italia e nel Mediterraneo. «Israele ed Europa sono minacciati dalle stesse forze» aggiunge Netanyahu, lasciando intendere la volontà di cooperare per difendersi assieme. D’altra parte per Matteo Renzi l’approccio al Medio Oriente è «nella scelta, senza possibile discussione, fra i barbari che perseguono la morte e la frontiera sull’innovazione costituita da Israele».
È una cornice di convergenze politiche - a dispetto del dissenso sull’Iran - condita da un’intesa personale descritta da toni e gesti che i due leader si scambiano. Renzi la sottolinea plaudendo alla «chutzpà» - la volontà di osare - israeliana vista all’opera nel laboratorio dell’ateneo di Tel Aviv e Netanyahu risponde soffermandosi sulle «radici del sionismo nel pensiero dei Padri Fondatori dell’Italia», ovvero sull’influenza che le idee del Risorgimento ebbero su Teodoro Herzl. A porte chiuse si parla anche di possibile sblocco della trattativa con l’Autorità nazionale palestinese, anche perché oggi Renzi, dopo il discorso davanti alla Knesset, andrà a Betlemme per incontrare il presidente Abu Mazen.
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