Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/07/2015, a pag. 12, con il titolo "Una kamikaze dell'Isis fa strage di curdi in Turchia", la cronaca e commento di Marta Ottaviani.
Marta Ottaviani
Un villaggio curdo nella Turchia orientale
Erano giovani e avevano un sogno: portare un po’ di sollievo alle donne e ai bambini di Kobane, la cittadina appena oltre il confine siriano straziata dalla resistenza allo Stato islamico. Ma il destino sa essere macabro e ingiusto e a uccidere 30 di loro è stata una coetanea con una diversa visione del mondo.
È successo tutto in modo veloce e crudele ieri a Suruç, la cittadina vicino al confine turco, tristemente famosa per essere diventata prima l’ultima speranza dei curdi siriani in fuga dallo Stato islamico e ora il teatro dell’orrore.
Un attacco premeditato
Mancava poco a mezzogiorno quando decine di persone si trovavano sulla strada e nel giardino antistante il centro culturale «Amara», che ne ospitava in tutto circa 300. Si trattava di giovani curdi appartenenti alla Sgdf, l’Associazione dei giovani socialisti.
Stanno organizzando squadre e mezzi per portare generi di prima necessità a Kobane, che dista meno di 15 minuti di automobile e che è diventata la città simbolo della guerra curda contro Isis. Molti di loro stanno spiegando alla popolazione e ai giornalisti la motivazione del loro viaggio. In pochi secondi, si scatena l’inferno. Sul terreno rimangono 30 morti. A ucciderli è stata una ragazza di 18 anni, uan kamikaze che si è fatta esplodere in mezzo alla folla e che, secondo alcuni quotidiani turchi, non sarebbe nemmeno un membro effettivo di Isis, ma una sua simpatizzante in terra turca. I feriti sono oltre 100. Un altro attacco quasi simultaneo - fortunatamente senza vittime - è avvenuto a Kobane. Per le forze dell’ordine sarebbe un’azione coordinata.
Combattenti curde
Accuse e tensioni
Per il governo di Ankara e l’Akp, il Partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo del Presidente Erdogan, si tratta di un attentato «contro la Turchia», il prezzo che la Mezzaluna ha dovuto pagare per la lotta al terrorismo. Ma i giovani socialisti e soprattutto il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, la pensano in maniera diversa: «Ormai - ha scritto l’organizzazione separatista in un comunicato -, non distinguiamo più fra servizi turchi e Isis. Questo è un attacco dell’Akp contro i curdi». Ieri sera in tutto il Paese, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare, urlando slogan contro lo Stato Islamico e il governo, ai loro occhi ugualmente assassini.
L’ambiguità di Ankara
Il governo turco e Erdogan sono nell’occhio del ciclone. La Turchia da mesi è accusata di tenere un atteggiamento ambiguo nei confronti dell’Isis e poco allineato agli alleati occidentali sulla questione Siria, gestita in modo autonomo, spiccatamente in chiave anti Assad e quindi più vicino proprio allo Stato Islamico. Da mesi Suruç veniva indicato dai servizi segreti della Mezzaluna come luogo pericoloso e fuori controllo, ad alto rischio attentati per la sua vicinanza al confine. Il mese scorso, poi, prima delle elezioni, il quotidiano «Cumhuriyet» ha pubblicato due video in cui si vedeva l’intelligence turca passare armi alle truppe di Al Baghdadi.
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