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Informazione Corretta Rassegna Stampa
20.07.2015 Obama: l’era del caos nucleare
Commento di Caroline B. Glick

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 luglio 2015
Pagina: 1
Autore: Caroline B. Glick
Titolo: «Obama: l’era del caos nucleare»

Obama: l’era del caos nucleare
Commento di Caroline B. Glick

(Traduzione di Deborah Fait)

Ecco i link al blog di Caroline B. Glick e all'articolo, pubblicato in inglese sul Jerusalem Post:
http://www.carolineglick.com
http://www.jpost.com/Opinion/Column-One-Obamas-age-of-nuclear-chaos-409272

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Caroline B. Glick

La scorsa settimana siamo entrati in una nuova era nucleare. Nella precedente, l'Occidente guidato dagli Usa aveva delle regole per prevenire la proliferazione di armi nucleari: le sanzioni, la deterrenza e la forza militare e negli ultimi anni abbiamo avuto una corretta distribuzione di tutti e tre. In seguito alla guerra del 1991, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha imposto un duro regime di sanzioni contro l'Iraq. Uno degli scopi era quello di evitare che l'Iraq sviluppasse armi nucleari. Dopo l'invasione, da parte degli USA e dei suoi alleati, nel 2003, abbiamo capito che le sanzioni avevano avuto successo. Saddam abbandonò gran parte del suo programma nucleare proprio a causa della loro applicazione.

L'invasione dell'Iraq da parte degli USA terrorizzò diversi regimi canaglia nella regione e nei due/tre anni che seguirono la forza deterrente americana salì a livelli senza precedenti. In quel periodo nessuno fu scoraggiato dagli americani più del dittatore libico Muammar Gheddafi che, nel 2004, divulgò tutti i dettagli del suo programma nucleare segreto e consegnò tutto il materiale nucleare agli USA. Nonostante le forze militari, l'impianto nucleare che il dittatore siriano Bashar Assad costruì in Deir a-Zour con denaro iraniano e tecnici nordcoreani non fu distrutto dalle sanzioni né dalla deterrenza.

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Secondo le analisi dei media stranieri, nel settembre 2007, Israele concluse che quei metodi per impedire la proliferazione nucleare non avrebbero avuto successo in Siria, quindi il primo ministro dell’epoca, Ehud Olmert, ordinò all’IDF di distruggere il sito. Tre anni dopo l’incursione israeliana, lo scoppio della guerra civile siriana impedì ad Assad ed i suoi capi iraniani il ricorso all’arma nucleare. Il vecchio regime di non proliferazione nucleare aveva dei difetti che permisero al Pakistan e alla Corea del Nord di sfruttare le debolezze delle sanzioni seguite alla Guerra Fredda per sviluppare e proliferare armi e tecnologie nucleari e, a causa della debolezza americana, non hanno mai pagato il prezzo delle loro azioni. A causa di queste imperfezioni e alla debolezza americana, il danno causato al sistema di non proliferazione del Pakistan e della Corea del Nord è solo una piccola patata bollente se confrontato alla distruzione cui porterà l’accordo dello scorso martedì con l'Iran.

Quanto è avvenuto dimostra che gli Stati Uniti non faranno pagare alcun prezzo a quegli stati che sviluppano illegalmente armi nucleari. Gli USA e i suoi alleati hanno appena concluso un compromesso che li obbligherà a facilitare tutti gli sforzi nucleari dell'Iran. Gli Stati Uniti e i loro alleati non solo non toglieranno le sanzioni imposte all'Iran negli ultimi dieci anni dando inizio ad un flusso di circa 150 miliardi di dollari nelle casse degli ayatollah, ma aiuteranno anche l’Iran a sviluppare le sue centrifughe più avanzate. Si sono anche impegnati a proteggere gli impianti nucleari iraniani da attacchi e sabotaggi. Secondo l'accordo, fra cinque anni, l'Iran avrà accesso illimitato al mercato internazionale delle armi convenzionali. Fra otto anni, sarà in grado di acquistare e sviluppare qualunque sistema missilistico e fra 10 anni, la maggior parte delle limitazioni sul nucleare saranno rimosse. Allora l'accordo permetterà all’Iran di sviluppare le centrifughe più avanzate, per cui sarà in grado di costruire immediatamente armi nucleari. In altre parole, se l'Iran rispetterà l'accordo e non verrà punito per averlo disatteso, fra 10 anni, il più grande stato sponsor del terrorismo mondiale sarà ricco, in possesso di un armamento militare moderno, di un arsenale di missili balistici in grado di trasportare testate nucleari in ogni angolo della terra.

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Di fronte a questa nuova realtà, gli Stati della regione, tra cui Giordania, Egitto, Arabia Saudita, Turchia e forse gli Emirati, probabilmente inizieranno a sviluppare anch’essi arsenali nucleari e l’ISIS quasi sicuramente utilizzerà ciò che rimane dei programmi iracheni e siriani per costruire il proprio. In questo momento non vi sono grandi probabilità che il Congresso riesca a far fallire l’accordo di Barack Obama che, con i suoi sostenitori, ha in programma di spendere ingenti somme per impedire che abbia successo lo sforzo dei repubblicani di convincere 13 senatori democratici e 43 membri democratici del Congresso a votare contro l'accordo e raggiungere così la necessaria maggioranza dei due terzi per riuscire ad annullare la partecipazione americana nell'accordo. Nonostante le scarse possibilità, gli oppositori, incluso Israele, devono fare tutto il possibile per convincere anche i democratici a votare contro nel mese di settembre. Se il Congresso boccerà l’accordo, il caos nucleare scatenato da Obama potrà essere più facilmente ridimensionato da chi gli succederà alla Casa Bianca. Se il Congresso rifiuterà l'accordo, le sanzioni degli Stati Uniti contro l'Iran resteranno in vigore. Sebbene la maggior parte del denaro, che dovrebbe fluire in Iran in seguito alla transazione, sia ora congelato a causa delle sanzioni multilaterali, sarà infine trasferito all’Iran a prescindere dalle decisioni del Congresso, mantenere le sanzioni americane renderà, a chi succederà a Obama, più semplice l’iter politico e burocratico per arrivare all’annullamento dell’accordo. Esattamente come il denaro sarà consegnato all’Iran a prescindere dal voto di Congresso, così il percorso dell’Iran verso la bomba sarà portato a termine indipendentemente da quello che deciderà il Congresso.

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Barack Obama

In questo scenario, se il Congresso rifiuterà l'accordo, l'Iran abbandonerà il tavolo e intensificherà i propri sforzi per arrivare prima possibile sulla soglia del nucleare. Nonostante l’accordo abbia abolito ogni possibile coalizione internazionale contro il programma illegale dell'Iran, pare che questo non importi a nessuno. Obama sarà profondamente amareggiato se il Congresso rifiuterà il suo "risultato storico". C’è da credere che farà il minimo sforzo possibile per far rispettare il regime di sanzioni degli USA contro i suoi compagni iraniani e sicuramente non intraprenderà nessuna azione militare contro il programma nucleare dell’Iran. Come conseguenza, a prescindere dalla decisione del Congresso, l'Iran sa che ha mano libera per sviluppare armi nucleari, almeno fino al prossimo presidente USA che verrà eletto il 20 gennaio 2017. L'altro possibile esito di un rifiuto del Congresso alla transazione è che l'Iran rimarrà nell’accordo e gli USA saranno gli intrusi. L'ambasciatore USA presso l’ONU, Samantha Power, nel tentativo di legare le mani al successore del suo capo e rendere il Congresso più debole, proprio il giorno prima della conclusione dell’accordo, ha fatto circolare al Consiglio di Sicurezza una bozza di risoluzione vincolante che vieta ai paesi membri di adottare misure atte a danneggiarlo. Se la risoluzione passerà - ed è impossibile pensare che non accada - l'Iran rimarrà nell’accordo, potrà sviluppare la bomba con il sostegno internazionale e gli Stati Uniti saranno costretti a violare una risoluzione vincolante del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Con queste previsioni, l’accordo di martedì trasformerà l'Iran in una potenza nucleare, per cui si deve presumere che anche i suoi vicini ora penseranno alle loro opzioni nucleari. Inoltre, nonostante la scappatoia di Obama al Congresso, è evidente che, indipendentemente dalle sue decisioni, l'accordo ha già distrutto il vecchio sistema di non proliferazione che per 70 anni ha impedito il caos e la guerra nucleare. Dopo tutto, ora che gli Stati Uniti hanno capitolato di fronte all'Iran, conosciuto come il nemico e il più grande stato sponsor del terrorismo, chi mai prenderà sul serio i futuri inviti americani a sanzionare chi vorrà sviluppare armi nucleari? Chi sarà scoraggiato dalle minacce americane dal momento che gli Stati Uniti hanno accettato di proteggere gli impianti nucleari dell'Iran e sviluppare centrifughe avanzate per gli stessi ayatollah che quotidianamente gridano "Morte all'America"? Per Israele, la distruzione del regime di non proliferazione dell'Occidente significa che, da qui in avanti, vivremo in una regione brulicante di attività nucleari.

Fino a martedì scorso, Israele, aveva chiesto all’Occidente di scoraggiare la maggior parte dei suoi vicini a sviluppare armi nucleari, ma, di fronte all’assenza occidentale, aveva affrontato da sola la situazione inviando le proprie forze aeree a bombardare i siti. Israele non può più ora contare sull’Occidente per sanzioni o dissuasione, e d'altra parte, è limitata o impossibilitata a compiere azioni militari contro molti dei paesi che stanno sviluppando arsenali nucleari. Come potrebbe Israele agire contro un reattore nucleare egiziano o giordano? Sta collaborando con entrambi gli stati per sconfiggere le forze jihadiste che minacciano tutti. E questa cooperazione si estende ad altre minacce comuni. Alla luce di questi legami stretti e costruttivi, è difficile vedere come Israele potrebbe pensare a un attacco. I regimi di Amman e del Cairo sono sotto una minaccia senza precedenti. In teoria potrebbero essere rovesciati in qualsiasi momento dalle forze jihadiste, dai Fratelli Musulmani o dall’ ISIS. È già successo una volta in Egitto. Le stesse considerazioni valgono per l'Arabia Saudita.

Per quanto riguarda la Turchia, la sua adesione alla NATO significa che se Israele dovesse attaccare siti nucleari turchi, correrebbe il rischio di iniziare una guerra non solo con la Turchia, ma con la NATO. A causa delle opzioni militari limitate di Israele, potremmo presto ritrovarci a vivere con una minaccia nucleare costante. Sotto queste nuove circostanze, Israele deve investire ogni possibile sforzo per lo sviluppo e il dispiegamento di un’attiva difesa nucleare. Un aspetto chiave è il sistema di difesa missilistica che Israele sta già sviluppando. Purtroppo però le bombe nucleari possono essere lanciate in mille modi: dovrà difendersi dai vecchi modelli di bombe lanciate dagli aerei, l’uso dell’artiglieria e anche i vari mezzi militari suicidi.

Israele deve quindi sviluppare ogni strategia per difendersi contro tutti questi tipi di attacchi. Allo stesso tempo, dovremo operare in paesi ostili come il Libano, la Siria e altri, per impedire che venga consegnato materiale nucleare per via aerea, marittima o terrestre. A questo punto è bene ricordare che Israele ha la capacità di attaccare i siti nucleari iraniani ma, se lo facesse, dovrebbe attuarlo il più rapidamente ed efficacemente possibile. Ma anche un attacco israeliano riuscito non potrebbe riportare indietro l'orologio. Israele non può sostituire gli Stati Uniti come superpotenza regionale, dettando la politica ai propri vicini. Ma un attacco riuscito aggiunto a una strategia sostenuta da un forte piano di difesa nucleare, può costituire la base di un successo.

Israele non dovrebbe poi essere eccessivamente preoccupata per la reazione di Obama. Proprio come la capitolazione nucleare di Obama verso l'Iran ha distrutto la sua influenza tra i nostri vicini arabi, così la sua capacità di costringere Israele a sedersi in panchina mentre rifornisce l'Iran di un arsenale nucleare, è gravemente compromessa. Come punirebbe Israele per averlo sfidato? Con la firma di un accordo nucleare che distrugge 70 anni di strategia di non proliferazione, che permette al regime iraniano di arricchirsi sulle sanzioni, di diventare un’egemonia regionale aumentando il sostegno al terrorismo e sviluppando armi nucleari?

Tra qualche anno, forse gli storici faranno notare l'ironia di un Obama, che mentre da un lato proclama ad alta voce il proprio obiettivo di rendere il mondo libero dalle armi nucleari, dall’altra ha invece inaugurato un'era di proliferazione nucleare di massa e il caos conseguente. Israele può permettersi il lusso di fregarsene. Un giorno le furie nucleari che Obama ha scatenato potrebbero trovare la strada per New York City ma il loro cammino verso l'America passa attraverso Israele. Dobbiamo essere pronti a distruggerle prima che arrivino ai nostri confini.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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