Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/07/2015, a pag. 1-2, con il titolo "Oltre il deal", l'analisi di Danielle Pletka.
Danielle Pletka
E' tutta una questione di interpretazione
Pubblichiamo un intervento apparso su Politico Europe di Danielle Pletka, vicepresidente del think tank American Enterprise Institute.
L’accordo sull’Iran stipulato martedì sarà analizzato in profondità per mesi. I meccanismi di ispezione funzionano davvero? In che modo l’Iran ridurrà le sue riserve di uranio arricchito? E’ saggio dare legittimità al programma missilistico iraniano? Le domande sono migliaia e ogni fronte darà risposte differenti. Ma quali sono le altre conseguenze di quello che Barack Obama continua a definire come un deal “storico”?
1. Il raddoppio delle divisioni settarie dei musulmani. Giusta o sbagliata, la percezione di molti in medio oriente è che la regione sia nel mezzo di una battaglia tra l’impero neo ottomano sunnita e l’impero neo persiano sciita. Sembra una semplificazione, e per molti versi lo è, ma il fatto che l’Iran lavori per rafforzare un alleato alawita in Siria, gli Houthi sciiti in Yemen e Hezbollah in Libano rinforza l’idea che la Repubblica islamica stia cercando di spezzare lo status quo e imporre un’egemonia sciita ovunque le sia possibile. Dovremo aspettarci che i poteri sunniti della regione facciano tutto quello che possono per respingere questo tentativo.
2. Più guai per le minoranze sciite. Benché i paesi sunniti come il Bahrein dicano il contrario, la verità è che gli sciiti sono a lungo stati oggetto di oppressione nel medio oriente. In stati a maggioranza sciita ma dominati da sunniti come il Bahrein, o dove ci sono minoranze sciite consistenti come in Arabia Saudita, Kuwait e Yemen, c’è sempre stato il sospetto che gli sciiti agissero come quinte colonne dell’Iran. E con le potenze sunnite convinte che il deal nucleare dia all’Iran il potere di aumentare la sua intromissione nei loro affari, il sospetto non farà che peggiorare.
3. Aumento consistente della capacità militare dei proxy dell’Iran. Si prenda Hezbollah come modello. Da quando l’Iran ha fondato il gruppo terroristico basato in Libano, le sue capacità sono cresciute esponenzialmente. Benché una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu vieti il trasferimento di armi, l’Iran ha aumentato in maniera aggressiva il potere letale di Hezbollah e ha trasformato il gruppo da una marmaglia di combattenti per la “resistenza” in una delle più efficienti organizzazioni paramilitari del medio oriente. Solo gli impedimenti finanziari hanno limitato il supporto dell’Iran in favore di Hezbollah e di altre milizie come Hamas. Ora che il flusso del denaro si sta liberando, questi gruppi riceveranno appieno i benefici del potere militare iraniano.
John Kerry prende le ordinazioni atomiche dell'Iran.
Arabia Saudita: "Per me lo stesso"
Stato islamico: "Anche per me"
4. L’inizio della fine del Tnp. Come ogni altro elenco di regole, il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) è valido soltanto finché lo vogliono i suoi membri. Un tempo, un paese che si nascondeva dietro al Tnp per violare gli accordi di salvaguardia e lavorare ad armi nucleari affrontava la certezza della punizione internazionale. Questo è quello che è successo alla Corea del nord. Con questo deal, sta succedendo l’esatto opposto nei confronti dell’Iran. L’Iran adesso viene perdonato, riabilitato e autorizzato a mantenere le sue infrastrutture nucleari dopo aver usato il Trattato per portare avanti il suo programma di armi nucleari. Possiamo immaginare che altri paesi, soprattutto quelli più preoccupati per la crescita della potenza iraniana nel medio oriente, imiteranno l’Iran e useranno il Tnp come copertura per portare avanti i loro programmi di armi nucleari.
5. Più violenza in Siria. Gli Stati Uniti e altri paesi si sono rifiutati di portare la questione del futuro della Siria al tavolo negoziale con l’Iran. Come risultato, il flusso di combattenti, armi e denari che finanziano il conflitto tragico in Siria non potrà che peggiorare. Il presidente siriano Bashar el Assad, il cui potere è a rischio, ha reagito con gioia alla notizia del deal, e per buone ragioni. Il suo alleato avrà adesso le risorse per aiutarlo a riguadagnare il vantaggio strategico.
6. Spingere l’Iraq ancora di più nell’orbita dell’Iran, e più violenza. Dopo che Obama ha ritirato tutte le truppe dall’Iraq nel 2011 e messo fine alla cooperazione in materia di sicurezza con il governo di Baghdad, il paese è scivolato di nuovo nella violenza settaria che ha caratterizzato gli anni del dopo Saddam. Benché in buona parte per colpa di un cattivo governo, l’assenza di ogni contrappeso all’influenza iraniana ha accelerato il ritorno dell’Iraq alla violenza. Ora che l’Iran e gli Stati Uniti sembrano allineati ci sono ancora meno ragioni per i sunniti del paese per credere che il governo di Baghdad abbia altre intenzioni che quella di sottometterli al controllo di Teheran. Di conseguenza, lo Stato islamico e i suoi sostenitori tribali colpiranno ancora più forte per tornare al potere.
7. Rafforzamento della divisione tra repubblicani e democratici sulla politica estera. (In America) c’è sempre stato un certo consenso bipartisan per alcune delle sfide più importanti del nostro tempo. Ma esattamente come l’Affordable Care Act ha aumentato il divario sulla politica interna, il deal iraniano aprirà una divisione duratura in politica estera. Obama e il suo team hanno già reso chiaro che vogliono che i democratici si schierino con il presidente, non perché sono d’accordo con il deal, ma perché la lealtà di partito dovrebbe superare i princìpi. Hillary Clinton ha fatto il suo endorsement in favore del deal, mentre tutti i candidati repubblicani lo hanno condannato.
8. Indebolimento ulteriore del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Quante risoluzioni del Consiglio di sicurezza che facevano richieste all’Iran sono state approvate? Quante sono state rispettate? Alla Repubblica islamica è mai importato qualcosa? Non solo le risoluzioni erano carta straccia per Teheran, il deal si è arreso al disprezzo dell’Iran per le richieste della comunità internazionale. Molti gioiranno per l’ulteriore evirazione del Consiglio. Ma forse apprezzeranno meno l’indifferenza per la legalità che l’umiliazione del Consiglio comporta.
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